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Tacciano le armi

Tacciano le armi

ROMA-ADISTA. "Tacciano le armi". Quante volte ho sentito questa frase!

C’era un grande speranza. C’era una grande attesa. Il successore di Cristo stava parlando, mentre il mondo era in fiamme.

Come persone che vogliono coltivare la fede a chi dovevamo rivolgerci? Se non a lui, che, se siede in cattedra, è infallibile. Se non a lui che non è il solito capo di Stato, lui che conosce il versetto del Vangelo: Non siate come i potenti della Terra, chi cerca il potere deve servire i fratelli!

Era un servizio minimo che gli si chiedeva, quello di illuminarci nel mezzo di una guerra globale. Era un servizio fraterno verso chi era angosciato. Un servizio minimo da chi viene chiamato santo padre: portare un po’ di luce spirituale in Terra.

“Tacciano le armi!”

Sembra il vicino che si lamenta perché nell’appartamento accanto si fa troppo chiasso.

Perché un verbo all’impersonale? Forse perché le armi sono così potenti che sparano da sole? Perché l’impersonale? Forse perché non c’è nessuno da additare come responsabile?

Perché l’impersonale? Perché non si vuole dichiararsi contrario a che conduce l’operazione? Perché l’impersonale? Perché non si vogliono guastare i rapporti internazionali?

Poi dopo, come si manterrebbe il privilegio di sedere all’ONU? Poi dopo, come si verrebbe accolti con tutti gli onori dai capi di Stato? Poi dopo, come si manterrebbe il ruolo ricevuto da tutti gli Stati di incaricati della assistenza mondiale? Poi dopo, come ci si salverebbe dalle manovre finanziarie pilotate che potrebbero mettere in ginocchio la economia vaticana?

Ma l’etica esiste? E il papa non ne è il promotore, o almeno il custode? E allora che bisogna dire di una guerra dal punto di vista etico? Solo di fare meno rumore, quasi per essere lasciati in pace?

Certo, Bergoglio era andato più in là: “La guerra è sempre una sconfitta”. “La guerra è una pazzia!” “La guerra……

Ma sono forse giudizi etici questi? O sono le lamentele del nonno del papa quando stava in trincea nel ‘15-18?

Lui, come papa, che potrebbe dire? Che il criterio della “guerra giusta” è stato un grande imbroglio, perché mai è stato applicato (avrebbe fatto obiettare chi stava dalla parte sbagliata). Lo diceva anche don Milani cinquanta anni fa: una guerra giusta non c’è mai stata nella storia umana. Quel criterio di sant’Agostino è servito da paravento a tutte le guerre possibili.

Che dire allora? Che i teologi morali oggi non sono d’accordo su come giudicare una guerra? Che alcuni di essi e i cappellani militari hanno alzato una barricata sul concetto di guerra di difesa; e che quindi, con la scusa di difendere i bambini si mantengono come normali le bombe nucleari?

Ma se anche fosse così, lui come papa che ci sta a fare? Se papa vuole dire timoniere della Chiesa, dia un colpo di barra, almeno sposti il timone dicendo “Io voglio andare in questa direzione!”

Quale direzione? Come già indicato dal Concilio, la risposta etica alla guerra moderna, deve essere il rifiuto!

Ma forse questo è troppo, per una tradizione vaticana fatta di diplomazia e di trattative nascoste. Ma allora vale quello che il cardinale Tisserant, aveva scritto a Pio XII durante la seconda guerra mondiale: La nostra religione non è quella della obbedienza assoluta (=Islam), è quella della interiorità dove, nel più profondo c’è la coscienza.

Allora, visto che il papa non può prendere una decisione etica, il papa inviti tutti quelli che premono il pulsante a chiedersi se in coscienza stanno facendo bene o devono abbandonare gli strumenti di morte. Allora chieda che per fede si interroghino davanti a Dio e che di questo esame di coscienza lui, il papa, si fa testimone davanti a Dio: “Io, che non ho potuto iniziare un cammino di rinnovamento con una mia decisione papale di vertice, però almeno mi pongo come intermediario tra Dio e voi. Oggi Dio chiede a tutti i militari e a tutti i politici di interrogarsi in coscienza e di trarre le conseguenze della propria decisione, perché come papa vi dico che il Signore vi vede e valuterà ciò che avete deciso. Che questo avvenga affinché al massimo problema di oggi la chiesa risponda dal basso dando voce a tutti, in un vero cammino sinodale, che porti illuminazione al mondo sulla sua sopravvivenza materiale e spirituale.”

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