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Il vescovo di Manfredonia: «Uscire dalla Nato per fare la pace». A Brindisi l'incontro “Ripudia la guerra, Prepara la pace”

Il vescovo di Manfredonia: «Uscire dalla Nato per fare la pace». A Brindisi l'incontro “Ripudia la guerra, Prepara la pace”

BRINDISI-ADISTA. Bisogna avere l'orecchio incollato alla terra, per sentirne ogni battito ogni ansia. Così Fortunato Sconosciuto, citando il filosofo Maritain, ha aperto l’incontro “Ripudia la guerra, Prepara la pace”, organizzato dall'Associazione Archivio per l'Alternativa “Michele Di Schiena” e dal Movimento “Manifesto 4 Ottobre”, che si è volto a Brindisi il 25 giugno, ricordando anche il pacifismo radicale del giudice Michele Di Schiena, il quale si dichiarava “colpevole” di essere pregiudizialmente contro ogni guerra.

Un incontro che ha visto una grande partecipazione e soprattutto un'altissima tensione ideale, politica, civile ed evangelica. Nell’introduzione Sconosciuto, per conto dell’Archivio Di Schiena, ha voluto ricordare i due motivi dell'incontro. Il primo: la censura della inedita e, apparentemente incontrastata, nuova centralità della guerra che utilizza eventuali, future, ma poco prevedibili aggressioni, per decidere programmi di riarmo tali da predisporre una economia di guerra e preparare a una società sempre in guerra. Mentre, nello stesso tempo, sperimenta nuovi strumenti collettivi di tortura come a Gaza. E poi il secondo: il ricordo di Michele Di Schiena, a cinque anni dalla morte, avvenuta il 28 giugno 2020 (v. Adista Notizie n. 27/20), senza nulla concedere a forma alcuna di celebrazione, ma riproponendo il significato e la novità del suo pacifismo radicale e l’aver smascherato, in tantissimi suoi scritti ed interventi, le contraddizioni del nuovo ordine mondiale del dopo guerra fredda, snidando la menzogna delle guerre che si combattevano e di quelle possibili che si stavano preparando (la lettura di questi testi, che presentano una impressionante attualità è possibile grazie ad un minuzioso lavoro di raccolta consultabile per tutti su: www.archiviodischiena.it)

La professoressa Laura Marchetti, dell’Università di Reggio Calabria, in un mirabile intervento che ha commosso la platea, ha tirato fuori un mappamondo, quello di Kant, che rappresenta la totalità dell'esperienza umana che è conoscenza e ragione. Kant, il filosofo della pace perpetua, ci ricorda che apparteniamo tutti – esseri umani natura piante animali – alla stessa comunità di destino, sottolineando l’imperativo di “non uccidere mai”. La guerra è irrazionale non solo perché toglie risorse al welfare. Anche se non le togliesse, sarebbe fuori da qualsiasi logica umana: la terra è una sfera, i confini tra gli stati sono formalità storiche sempre cangianti.

La teoria «Si vis pacem, para bellum» invocata in queste ore dalla premier Giorgia Meloni - ha proseguito Marchetti - ha solo un “piccolissimo” difetto: è stata seguita negli ultimi duemila anni e mai è riuscita a evitare un conflitto armato. Al contrario, armarsi ha piuttosto favorito sempre il ricorso all’uso della forza. Ed infine come indicazioni per combattere la pervasività della violenza ha indicato la lotta al patriarcato che è un sistema ideologico di sopraffazione e di invidia che i più anziani detengono contro i giovani, gli unici chiamati a combattere e a morire in guerra. Richiamando l’impegno di tutte le donne per la vita e contro la guerra, nonostante faccia specie vedere alcune di esse in divise militari e in posti di comando pronte a sparare ad uccidere.

«Sono stato prudente abbastanza?», si è chiesto in modo ironico il vescovo di Manfredonia Franco Moscone, dopo aver detto che dovremmo uscire dalla Nato. Facendoci intuire che la prudenza non sempre è una virtù. All’avvio del suo intervento ha sottolineato, dal punto di vista educativo, come è la scuola del “merito” a spingere sin dell’infanzia a trattare l’altro che sta accanto come nemico con cui competere o gareggiare. E questo favorisce modelli culturali che fanno prevalere, nei comportamenti, la forza e la violenza sulla cooperazione e sulla fratellanza. Con una analisi storica puntuale del conflitto tra Ucraina e Russia ha sostenuto, inoltre, che esso è il conflitto delle occasioni perdute da parte dei Paesi europei: se in occasione dello scioglimento del patto di Varsavia, l'alleanza militare tra l'Unione Sovietica e i suoi Paesi satelliti dell'Europa orientale, il primo luglio 1991 a Praga, fosse stata sciolta anche la Nato perché senza più alcun senso politico e militare, non ci sarebbero stati tre anni drammatici di guerra tra Ucraina e Russia. Ed ha concluso con forza ricordando come l’Europa che firma un accordo per portare le spese militari della Nato al 5% del Pil entro il 2035 «non è la mia Europa»: «Bisogna avere il coraggio di sganciarci dal guinzaglio della Nato e uscire da essa».

* Archivio per l'Alternativa Michele Di Schiena

 

Foto di Giancarlo Canuto

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