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Chiese d'Africa, America Latina e Asia: appello congiunto sulla giustizia climatica in vista della COP30

Chiese d'Africa, America Latina e Asia: appello congiunto sulla giustizia climatica in vista della COP30

“Un Appello per la Giustizia Climatica e la Casa Comune: Conversione Ecologica, Trasformazione e Resistenza alle False Soluzioni” è stato stilato - come «frutto del discernimento collettivo delle Chiese di Africa, America Latina e Caraibi, e Asia» - dal Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam), dalla Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc) e dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), coordinati dalla Pontificia Commissione per l’America Latina (Pcal). Il documento, «in preparazione della Cop30» (10-21 novembre prossimi), è datato 12 giugno 20 25 ed è stato presentato presso la Sala Stampa vaticana il 1°luglio durante un incontro cui hanno preso parte, con la moderazione della vicedirettrice della Sala stampa, Cristiane Murray, la segretaria della Pcal, Emilce Cuda, e i cardinali Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre (Brasile), presidente del Celam e della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb); Filipe Neri Ferrão, arcivescovo di Goa e Damão, in India, presidente della Fabc; Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, e presidente del Secam.

Il documento sottolinea che la crisi climatica «non è solo un problema tecnico», ma «una realtà urgente, una questione esistenziale di giustizia, dignità e cura della casa comune».

Fanno parte del testo dell’Appello, lungo poco più di 30 pagine, sia il “Messaggio delle Conferenze e dei Consigli Episcopali Cattolici di Africa, America Latina e Caraibi, e Asia in Occasione della COP30”, sia la “Sintesi” dello stesso. Riproduciamo di seguito questa sintesi. La versione integrale dell’Appello è reperibile in spagnolo a questo link

«Questo appello congiunto è firmato dai vescovi delle conferenze e dei consigli episcopali di Africa, America Latina e Caraibi, e Asia. È rivolto ai leader governativi e ai loro rappresentanti, che essi esortano a lavorare per un'ambiziosa attuazione dell'Accordo di Parigi a favore delle persone e del pianeta. L'appello si rivolge anche alla Chiesa e al pubblico in generale affinché vivano la "conversione ecologica" (Papa Francesco) e affrontino "le ferite causate dall'odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura della differenza e da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra e margina i più poveri" (Papa Leone XIV).

La Chiesa cattolica presente in Africa, America Latina e Caraibi, e Asia, ispirata sia dall'eredità di Papa Francesco nella sua enciclica Laudato Si' (2015) e nella sua esortazione apostolica Laudate Deum (2023), sia dall'appello di Papa Leone XIV a vivere un'ecologia integrale con giustizia, pace e coraggio profetico, presenta questo documento come espressione del suo impegno incrollabile per la dignità umana, la pace, l'opzione preferenziale per gli impoveriti, la giustizia climatica e socio-ecologica e la cura della Casa Comune.

In riconoscimento del consenso scientifico – come quello del Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) – sulla necessità di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C per evitare conseguenze catastrofiche, eleviamo una voce profetica che chiama alla pace da una conversione ecologica che trasformi l'attuale modello di sviluppo, basato sugli estrattivismo, sulla tecnocrazia e sulla mercificazione della natura.

Alla COP30, chiediamo agli Stati un'azione trasformativa fondata sulla dignità umana, il bene comune, la solidarietà e la giustizia sociale, dando priorità ai più vulnerabili, tra questi, la sorella madre terra.

I.- Principi fondamentali

Con il riscaldamento globale che ha raggiunto 1,55°C nel 2024 e la desertificazione che già colpisce 500 milioni di persone nel Sud del mondo, un'azione immediata è essenziale per evitare impatti irreversibili sui sistemi climatici e naturali. Le nostre decisioni attuali impattano le generazioni future; sosteniamo una giustizia intergenerazionale che assicuri un pianeta abitabile e prospero per tutte le forme di vita.

La crisi climatica è anche una crisi di valori che genera violenze; le soluzioni devono unire giustizia, ecologia, diritti della natura e dignità umana – aspetti fondamentali dell'ecologia integrale e della costruzione della pace, superando la visione antropocentrica. Questo implica conversione ecologica, trasformazione e resistenza alle false soluzioni.

L'ecologia integrale propone un cambiamento strutturale nelle economie e nei modelli di sviluppo, superando paradigmi tecnocratici ed estrattivisti che perpetuano lo sfruttamento dei popoli e il degrado ambientale. Il cambiamento climatico, generato principalmente dal Nord del mondo, colpisce tutti, ma in modo sproporzionato i paesi del Sud del mondo; le politiche climatiche devono basarsi sull'equità e su responsabilità comuni ma differenziate, e capacità rispettive.

Le donne e le bambine sono colpite in modo sproporzionato dal cambiamento climatico, soprattutto nel Sud del mondo, poiché affrontano problemi che vanno dall'insicurezza alimentare alla violenza, e rischiano la vita come difensore dell'ambiente.

Le soluzioni devono integrare le cosmovisioni e le pratiche dei popoli e delle comunità locali, garantendo l'accesso ai loro diritti violati; non possono limitarsi a meri aggiustamenti tecnici e finanziari.

II.- Impegni e responsabilità

Dalla nostra missione, ci impegniamo e riaffermiamo che:

Rifiutiamo le "false soluzioni" della finanziarizzazione e mercificazione della natura, opponendoci ai meccanismi di compensazione del carbonio e alla finanziarizzazione dei beni comuni, che trasferiscono indebitamente l'onere di ridurre le emissioni da chi le causa a chi le subisce e antepongono il profitto alla vita; e che perpetuano lo sfruttamento della terra, dei suoi esseri viventi e dei suoi popoli, invece di affrontare le cause della crisi.

Difendiamo la giustizia climatica, assicurando che le decisioni della COP30 e altre priorizzino le persone impoverite rispetto alle logiche aziendali che approfondiscono le disuguaglianze.

Chiediamo la progressiva eliminazione dei combustibili fossili e rifiutiamo ogni nuova esplorazione, sfruttamento e infrastruttura, su una traiettoria allineata all'obiettivo di 1,5 °C, garantendo una transizione energetica giusta, inclusiva e sostenibile.

Condanniamo il "capitalismo verde", l'attività mineraria, la "monocoltura energetica", che sacrificano comunità ed ecosistemi; ed esigiamo una trasformazione economica radicale che favorisca le condizioni affinché la vita sulla Terra prosperi.

Rafforziamo la resistenza e la resilienza delle comunità, promuovendo l'accesso universale alle risorse per la riparazione di perdite e danni, mitigazione e adattamento, a partire da strategie locali di mezzi di sussistenza e sicurezza alimentare, sovranità idrica, gestione delle emergenze e pianificazione territoriale.

Difendiamo la sovranità dei popoli indigeni e delle comunità tradizionali sui loro territori, chiave per la protezione degli ecosistemi acquatici e terrestri.

Promuoviamo un nuovo paradigma di sviluppo basato sulla solidarietà, la giustizia sociale, la cooperazione e il rispetto per i limiti planetari e per le culture dei popoli, promuovendo l'agroecologia, le nuove economie e lo sviluppo umano integrale.

Implementiamo programmi educativi sulla cura della casa comune, l'ecologia integrale, i diritti umani, la sostenibilità ambientale e l'economia popolare e solidale.

Coltiviamo la spiritualità nelle arti, nelle culture e nei mezzi di comunicazione per sensibilizzare e promuovere narrazioni di speranza e azione collettiva.

Creeremo l'Osservatorio Ecclesiale sulla Giustizia Climatica, attraverso la Conferenza Ecclesiale dell'Amazzonia, per monitorare gli impegni delle COP e la loro attuazione nel Sud del mondo, nonché per denunciare gli impegni non mantenuti.

III.- Appello all'azione

Chiediamo che i paesi ricchi riconoscano e si assumano il loro debito sociale ed ecologico come principali responsabili storici dell'estrazione di risorse naturali e dell'emissione di gas serra, e si impegnino a un finanziamento climatico giusto, accessibile ed efficace, che non generi ulteriore debito, per recuperare le perdite e i danni esistenti e la capacità di resilienza nel Sud del mondo.

Invitiamo a una coalizione storica di attori sia del Sud che del Nord globale, impegnati con l'etica e la giustizia, per affrontare la questione dei debiti, promuovere la resilienza e assicurare le condizioni affinché la vita sul pianeta prosperi.

Chiediamo di raggiungere la deforestazione zero in tutti i biomi entro il 2030, come impegno urgente di fronte alla crisi climatica.

Chiediamo che gli Stati implementino NDC ambiziosi all'altezza dell'urgenza climatica e che comunichino al mondo come attueranno le decisioni collettive prese nelle COP precedenti, inclusa una transizione energetica socialmente giusta.

Chiediamo agli Stati l'implementazione di meccanismi di governance climatica con partecipazione attiva e vincolante delle comunità, della società civile e delle organizzazioni basate sulla fede nel processo decisionale.

Chiediamo la protezione dei popoli e delle comunità locali vulnerabili al cambiamento climatico e minacciati da conflitti sociali ed ecologici, riconoscendo il loro ruolo chiave nella conservazione degli ecosistemi e della biodiversità.

Chiediamo politiche che trasformino i cicli produttivi e la cultura del consumo, affinché siano sempre più giusti e sostenibili, assicurando che le transizioni economiche ed energetiche non perpetuino disuguaglianze né compromettano i diritti umani né quelli dell'ambiente.

Chiediamo con urgenza un'azione collettiva a favore del clima, della biodiversità e dei diritti di tutti gli esseri viventi, così come un cambiamento del modello socio-economico e culturale a favore del bene comune e delle future generazioni.

Dopo la profonda delusione rappresentata dal Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato (NCQG); chiediamo che il finanziamento climatico sia trasparente, accessibile e arrivi in modo diretto ed efficace – senza intermediari – alle comunità più vulnerabili, impedendo che le banche di sviluppo e le istituzioni finanziarie investano in combustibili fossili e progetti estrattivi, e che non si basi sulla finanziarizzazione della natura né aumenti il debito dei paesi del Sud globale.

Chiediamo di liberare le soluzioni basate sulla natura dalla logica mercantile, precisando il loro obiettivo di mitigare il cambiamento climatico, rigenerare la biodiversità e sostenere i mezzi di sussistenza dei popoli.

Chiediamo politiche allineate con i limiti planetari: riduzione della domanda e del consumo, obiettivi di decrescita e transizione verso modelli economici più circolari, solidali e rigenerativi.

IV.- Un cammino di speranza e conversione ecologica

Le Chiese di Africa, America Latina e Caraibi, e Asia, in un'alleanza intercontinentale che rafforza la nostra voce profetica e promuove la cooperazione tra i popoli del Sud del mondo, lanciano un appello a tutte le persone di buona volontà affinché intraprendano un cammino di conversione ecologica, ispirati alla spiritualità della cura, al "buon vivere" (Querida Amazonía, 8) e alla "sobrietà felice" (Laudato si', 223) proposti da Papa Francesco.

Invitiamo la comunità umana a educare alla coscienza ecologica, promuovendo stili di vita che riducano il consumo eccessivo e rispettino il creato.

Incoraggiamo a rafforzare reti di solidarietà e azione climatica tra comunità, organizzazioni sociali, accademiche e persone impegnate nella giustizia ecologica per difendere la Casa Comune.

In comunione con le vittime e in alleanza con comunità e leadership minacciate per aver protetto i loro territori, chiediamo la riparazione dei danni e il rispetto dei diritti umani, così come il riconoscimento di una voce profetica in difesa degli impoveriti e della sorella madre terra.

Ci impegniamo nella formazione delle nuove generazioni affinché comprendano la crisi climatica come una sfida etica e morale, e guidino la trasformazione del mondo verso un futuro giusto e sostenibile.

Incoraggiamo il dialogo tra il sapere scientifico e la saggezza ancestrale, valorizzando il loro contributo congiunto per la conservazione della natura e l'adattamento climatico.

Reiteriamo che la Chiesa, nella sua missione profetica, non cesserà di alzare la voce di fronte alle ingiustizie ecologiche e sociali, ricordando che il grido della Terra è anche il grido dei poveri (Laudato si', 49).

Vedendo la COP30 come un'opportunità storica per una trasformazione strutturale verso la giustizia climatica e socio-ecologica, ci impegniamo a continuare il dialogo con le religioni vicine per la giustizia climatica e la cura della casa comune. Allo stesso modo, ci impegniamo a continuare il dialogo con la comunità scientifica affinché le azioni climatiche, basate sulle migliori evidenze, rispondano alle necessità locali, regionali e globali, incidendo permanentemente sulle politiche degli Stati.

Facciamo eco alle parole di Papa Leone XIV: ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento è amore e unità per "costruire un mondo nuovo dove regni la pace". Frutto del discernimento collettivo delle Chiese di Africa, America Latina e Caraibi, e Asia in preparazione alla COP30 nel continente della speranza, invocando l'ispirazione dello Spirito Santo e in comunione con la missione della Chiesa universale.

Africa, America Latina e Caraibi, e Asia, 12 giugno 2025»

*Immagine creata con IA

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