È morto in Colombia il candidato alla presidenza ferito due mesi fa in un attentato
A due mesi dall’attentato subìto il 7 giugno scorso, è morto a Bogotà, ieri 11 agosto, Miguel Uribe Turbay, candidato alla presidenza della Colombia in opposizione all’attuale presidente Gustavo Petro nelle prossime elezioni (31 maggio 2026). Colpito con arma da fuoco alla testa e a una gamba, immediatamente sottoposto a un intervento di neurochirurgia, il 39.enne Uribe non è mai uscito dalla terapia intensiva. Uribe Turbay era figlio di Diana Turbay, nota giornalista, sequestrata nel 1991 dal narco trafficante Pablo Emilio Escobar Gaviria, e uccisa nel corso delle operazioni per il pagamento del suo riscatto.
Un adolescente è stato arrestato sul luogo dell'agguato. Le autorità hanno fermato in tutto 7 persone (di cui complessivamente 3 minorenni), ma solo ipotesi rispetto ai mandanti. Fra più accreditate quella che dietro l’attentato ci sarebbe la Segunda Marquetalia, gruppo armato delle FARC dissidente dal 2019 quando un gruppo di ex comandanti del defunto gruppo di guerriglia che aveva firmato l'accordo di pace si ritirò da tale patto e decise di riprendere le armi. Ma non si esclude che mandanti dell’attentato possano essere altri gruppi armati.
Lo stesso 11 agosto, in una conferenza stampa tenutasi lunedì 11 agosto, il ministro della Difesa colombiano, il generale in pensione Pedro Sánchez, ha confermato la morte di José, alias Zarco Aldinever, membro della Segunda Marquetalia e uno dei presunti autori dell'assassinio del senatore e candidato alla presidenza Miguel Uribe Turbay. Secondo le dichiarazioni fornite, la morte del leader insorto è avvenuta in territorio venezuelano, a seguito di scontri con membri dell'Esercito di Liberazione Nazionale (ELN).
In un lungo tweet, il presidente Petro ha espresso le sue «più sincere condoglianze alla famiglia del senatore Miguel Uribe Turbay e a tutti i colombiani. La vita è al di sopra di ogni ideologia», ha scritto.
«La violenza in Colombia è stata sconfitta negli ultimi decenni – ha continuato –. Dopo un genocidio politico scatenato tra liberali e conservatori, che ha causato la morte di 300.000 contadini, dopo un altro genocidio politico commesso contro la sinistra del Paese, siamo passati a una violenza incentrata sulle economie illecite, sempre più confinata ai confini e ai porti. Ma la morte ci sorprende e continua ad aggredirci». Questo crimine è avvenuto – ha sottolineato – sotto un «governo progressista e amante della vita", "con una tragica conclusione ai danni di un senatore dell'opposizione».
*Foto ritagliata di Luigi Venegas tratta da Commons Wikimedia, immagine originale e licenza
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!