Donne palestinesi: gli effetti dell'occupazione e del genocidio. Un report di Oxfam
In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, un nuovo report di Oxfam accende i riflettori sulla condizione delle donne palestinesi, vittime delle violenze dell’occupazione in Cisgiordania e del genocidio nella Striscia di Gaza. La maggior parte delle oltre 70 mila vittime provocate dalla guerra di Israele a Gaza sono infatti donne e bambini. Anche le donne palestinesi detenute, spiega Oxfam Italia, «sono state vittime di abusi sistematici, sessuali e di genere, che secondo le indagini delle Nazioni Unite potrebbero costituire crimini di guerra e contro l'umanità». In Cisgiordania, infine, le violenze dei coloni, spesso appoggiati dall’esercito israeliano, «hanno portato a molestie sessuali, minacce di stupro, distruzione di abitazioni e scuole, costringendo le ragazze palestinesi a smettere di studiare, a subire aborti spontanei e traumi psicologici».
Il report di Oxfam arriva anche nel 25° anniversario della Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, adottata all'unanimità il 31 ottobre 2000, primo pronunciamento del Consiglio di Sicurezza che affronta in maniera diretta e vincolante la questione dell'impatto delle guerre sulle donne e il ruolo fondamentale che le donne devono poter svolgere nella prevenzione, nella risoluzione dei conflitti e, più in generale, nella pace. La Risoluzione 1325 del 2000 è il documento alla base dell'Agenda “Donne, Pace e Sicurezza” (Women, Peace and Security-WPS) che promuove il paradigma cosiddetto delle "Quattro P": Partecipazione, Protezione, Prevenzione, Post-Conflitto. Queste due iniziative storiche nel diritto internazionale avrebbero dovuto, secondo Oxfam, «garantire un ruolo chiave delle donne palestinesi nella vita pubblica», ma purtroppo «non sono mai state davvero attuate».
La guerra e l’occupazione di Israele costringono le donne palestinesi alla paura costante, all’interruzione degli studi, a condizioni sanitarie inaccettabili, a gravi danni psicologici e a detenzioni arbitrarie. Inoltre, nonostante l’infaticabile lavoro nella società civile, «la partecipazione delle donne alla vita pubblica e politica è pregiudicata dagli effetti dell’occupazione israeliana o da una visione patriarcale ancora predominante nella società palestinese».
Secondo Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia, «le Nazioni Unite, sia prima che dopo l’inizio del conflitto a Gaza, hanno ignorato la difesa dei diritti delle donne e delle ragazze palestinesi, il ruolo chiave che possono giocare per la costruzione della pace. Allo stesso tempo la comunità internazionale si è resa di fatto complice di questa situazione vendendo armi a Israele, mai chiamato a rispondere per i crimini commessi, inclusa l’occupazione illegale. Per questo lanciamo un appello urgente perché la comunità internazionale si impegni da subito per garantire un ruolo centrale alle donne palestinesi nel processo di ricostruzione di Gaza e in Cisgiordania agendo concretamente per porre fine all’occupazione illegale di Israele».
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