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La "multiforme" violenza contro le donne in Africa. Un appello

Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, un messaggio diramato oggi dall’Ufficio Stampa dell’Associazione “Don Bosco 2000” di Piazza Armerina (EN), che si occupa di accoglienza e di cooperazione, accende i riflettori sulla violenza di genere e sui diritti negati delle donne in Africa. Un fenomeno che l’Associazione definisce «strutturale».

«Questa giornata viene molto spesso strumentalizzata, trasformata in una manifestazione retorica che non tocca le radici del problema», afferma Cinzia Vella (founder dell’Associazione). «Occorre riflettere seriamente e alzare la voce sulle forme di violenza che ogni giorno migliaia di donne subiscono. Non è sufficiente denunciare i numeri: è necessario un lavoro strutturale di educazione. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di una strategia responsabile che comprenda il legame indissolubile tra istruzione, autonomia, salute e dignità delle donne».

Non si può assimilare tout court il concetto di “violenza di genere” a quello di omicidi di donne: «Essa si manifesta in forme molteplici, spesso invisibili, incorporate negli stessi sistemi sociali e culturali», spiega la nota stampa. «La negazione dell’istruzione, i matrimoni precoci e forzati, le mutilazioni genitali femminili, l’assenza di autonomia decisionale sul proprio corpo, la violenza economica socialmente tollerata: questi sono aspetti di un unico fenomeno sistemico che perpetua l’oppressione femminile».

Nel contesto culturale dell’Africa Subsahariana «la violenza strutturale contro le donne raggiunge proporzioni particolarmente drammatiche», con il diffusissimo e drammatico aspetto del mancato accesso all’istruzione. «La negazione del diritto all’istruzione non è una conseguenza della povertà, ma una scelta deliberata. La privazione educativa condanna le ragazze a non conoscere i propri diritti, a non immaginare un futuro diverso esponendole a rischi gravissimi».

Inoltre, aggiunge Cinzia Vella, «in Africa molte donne vedono negato il proprio diritto alla salute. Il tasso di morte per le giovani madri è tra i più alti. Per questo crediamo sia necessario continuare ad educare alla salute».

In definitiva, invita l’Associazione, «in questa giornata occorre accendere i riflettori su tutti i generi di violenza a partire dalla mancata autonomia perché le donne africane non possiedono il proprio controllo sulla vita e sul loro futuro». Conclude Vella: «Questa giornata ci ricorda che la violenza sulle donne non è un problema individuale, ma una manifestazione di dislivelli di potere profondamente radicati. Non è sufficiente indignazione: abbiamo bisogno di impegno concreto. Occorre lavorare perché affinché ogni donna, in ogni parte del mondo, possa vivere con dignità, libertà e consapevolezza dei propri diritti».

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