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"Famiglia Cristiana" contro l'uso politico della religione in Italia e nel mondo

Nella rubrica delle lettere “Colloqui con il padre”, il 20 novembre scorso, Famiglia Cristiana ha pubblicato il messaggio di un lettore che denuncia il connubio malato tra potere politico e religione. Scrive il lettore Silvano Magnelli: «Davanti a un carcere dell’Illinois, dove per tradizione la comunità cattolica porta ai detenuti l’Eucaristia, poliziotti armati respingono una processione. Putin mostra a un militare come viatico il volto di Cristo, nel cui nome andrà in guerra a uccidere i nemici. Da sempre il potere ha piegato la religione ai suoi fini politici, ma oggi questa manipolazione è diventata sottomissione alle brame di potenti senza scrupolo. Noi non ci stiamo a simili mistificazioni teologiche e a un cristianesimo senza Cristo».

La risposta del direttore don Stefano Stimamiglio è stata un’accusa senza appello all’uso strumentale che i potenti fanno della religione, «presa in ostaggio da politici senza scrupoli». Il direttore ha puntato il dito contro il «non credente» Benjamin Netanyahu, «che usa citazioni bibliche per giustificare la sua politica contro i palestinesi»; contro i nostri politici di destra, «in primis Salvini», che sventolano simboli religiosi e usano il cattolicesimo come «religione civile, quasi un serbatoio di senso per i loro scopi»; contro l’ultracattolico J.D. Vance, che interpreta il Vangelo «in modo fondamentalista, più coerente con l’ideologia Maga (Make America Great Again) che con gli ultimi Papi e il Concilio Vaticano II»; contro Vladimir Putin, che si fa forte del sostegno dei cristiani ortodossi del Patriarcato di Mosca per sostenere il suo rinato nazionalismo russo»; contro i vari «partiti di Dio» come Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen, al-Qaeda in Africa, ecc. Su tutto questo, il grande tradimento, che istituzioni religiose e credenti devono contrastare, testimoniando «che le religioni hanno una vocazione da non tradire: quella della promozione umana e della pace».

Leggi la lettera e la risposta del direttore di Famiglia Cristiana

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