
Terrore, terrorismo e deterrenza...
Riceviamo e volentieri pubblichiamo le riflessioni che ci ha inviato Felice Scalia, gesuita dal 1947 e saggista, già docente alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e all’Istituto Superiore di Scienze Umane e Religiose di Messina.
…. una vita nella paura, o la paura come stile di governo, non sapendo chi ha interesse ad atterrire e così fare ammutolire la gente, renderla sorda e cieca perfino di fronte agli stermini di massa, agli assassinii da “segreto di stato”, ai più eclatanti calpestamenti del diritto internazionale e delle leggi fondamentali che ci distinguono dalle bestie. Le parole non designano più le cose, ma quelle e il loro contrario, sono fonemi antichi con riferimenti moderni paradossali, del tutto arbitrari, tanto da comunicare qualcosa che confina col nulla.
Proviamo a togliere la maschera che i “potenti” sbattono in volto ad alcune parole, “armandole” di disprezzo, violenza e disumanità, legalizzandole. Un governo israeliano dà del terrorista a un intero popolo da esso destinato al genocidio, e dice che a Gaza non si combatte tra uomini ma tra umani e bestie, maiali, umanoidi carichi di odio. Abbiamo o no il diritto di chiederci chi è davvero terrorista? E chi subisce il terrorismo?
Terrore
Non erano bastati 60 milioni di morti nella seconda guerra mondiale, ma già nel 1945 ci fu chi decretò che era pericoloso fare illudere la gente in attesa di un’epoca di pace. Si decise chi avrebbe retto il mondo e chi doveva starsene calmo e zitto impietrito dalla paura, cullandosi magari nell’utopia di un mondo fraterno e creativo. Sognasse pure la gente, ma tremando di paura. Ecco la lugubre verità: chi aveva “la bomba” era destino (e perché no? volontà divina) che mettesse in riga gli alleati di ieri contro il nazi-fascismo, e creasse un ordine mondiale nuovo basato sulla supremazia assoluta della forza bellica. Eccolo il terrore come sistema di governo. Un principio assoluto che ha i suoi cortigiani: la bugia come prassi ovvia di governo, il segreto di Stato, i servizi molto speciali dei “Servizi segreti”, la manipolazione della verità, i depistaggi, le alleanze scellerate, i guadagni dei produttori di armi e dei ladri delle ricchezze dei poveri.
Terrorismo
Se il nuovo ordine mondiale nasce sotto l’infernale fecondità della minaccia della “bomba”, chi per primo merita il nome di terrorista è lo Stato egemone che ostenta di possedere il “little boy” e i suoi “numerosi “figli”. Questo però non si può dire. Gli USA terroristi? Parlamenti terroristi? Signori, Ministeri terroristi? Palazzi e istituzioni terroriste? No! A tutti questi si addicono i “luoghi della ,politica” o della “diplomazia”, anche se le parole pulite nascondono nefandezze, come vedremo tra poco.
Quella brutta parola la si lascia a quei disgraziati che volendosi liberare dalla “paura-sistema-di-governo” incutono paura ai forti con piccole incursioni nel campo nemico: petardi, razzi, qualche azione insignificante ma riuscita, qualche processo sommario a veri o presunti responsabili di eccidi tra i poveri. Insomma se la guerra è l’arma dei già forti per dominare, il terrorismo diventa appannaggio di chi vuole solo farsi sentire e non permettere che la partita sia chiusa della prepotenza. Hanno dimenticato gli israeliani che prima del 1948, quando la Palestina era sotto il protettorato inglese, gli ebrei presenti nella cosiddetta Terra Santa facevano i “terroristi”?
Strategia della deterrenza
La parola non va presa nell’uso comune della particella “de”, “de-terreo”, nel caso nostro assenza, uscita, mancanza di terrore. Al contrario la particella è rafforzativa: il terrore che io suscito nel “nemico” impedisce a questo di ribattere alla mia minaccia; sa infatti che dopo un manciata di secondi sarebbe inondato dalla proliferazione della “bomba”. Certamente, impedisce anche a me di sconsideratamente iniziare una guerra nucleare perché il mio nemico è armato, tale da distruggermi. Ecco il “miracolo”: la pace è affidata alla paura della guerra sia essa provocante che provocata. Non abbiamo dimenticato, quanti siamo di una certa età, la smania che avevano gli USA di trovare “lo scudo nucleare”, l’accelerazione della velocità dei missili inviati al nemico, per ottenere la patente di unico ordinatore dell’universo, cioè di unico terrorista planetario.
Mi chiedo se questa è pace. Se i mezzi per ottenere la pace possano essere la sua antitesi: minaccia di guerra, differimento ma non annullamento dell’ecatombe, vita nella paura di intere popolazioni, scivolamento in quel ritorno “alla clava” di cui parlava Einstein, distruzione di ogni vita sul Pianeta.
Ci siamo andati vicini a tutto questo. La “crisi di Cuba” del 1963, sarebbe diventata terza guerra mondiale, se l’URSS non avesse trovato uno spiraglio di saggezza, ascoltando anche il monito della Pacem in terris di un Giovanni XXIII che senza giri di parole proclamava che “omne bellum alienun est a ratione”. È pazzia che si addice solo ai pazzi, ai alti o bassi ranghi che siano.
La deterrenza povera
Quella ufficiale è roba di Stati ricchi. Tanto ricchi perché hanno rubato tanto cibo ai poveri, tanta istruzione, tanta salute, da permettersi di avere riserve economiche non solo nei caveau delle banche, ma anche nelle postazioni missilistiche, sparse nel globo, contro Stati non meno ricchi e non meno malviventi.
Noi parliamo della deterrenza usata contro i migranti, della paura creata in questi disgraziati, produzione umanamente abnorme ma legalmente “normale” del capitalismo avanzato.
Nel presentare il suo “decreto sicurezza” il ministro Salvini pronunziò una frase piuttosto volgarotta ma significativa: “Con questo decreto è finita la pacchia.” Secondo il salvini-pensiero i migranti attraversavano l’Africa, affrontavano i predoni del deserto, le prigioni libiche, gli stupri, le violenze, i lavori forzati, le torture, il mare, così, per potersi godere una vacanza a Rimini o un soggiorno a spese dello Stato italiano a Firenze. E aggiungeva, sempre senza dirlo: da ora in poi sarete trattati male, sarete i maledetti, i paria nel nostro Paese, sarete deportati, venduti a Paesi amici che vi sistemeranno per le feste e vi rimpatrieranno in quelle terre che ormai non sono neppure la vostra patria, ma il dominio di multinazionali occidentali. Deterrenza povera: la paura come arma per dissuadere dal pensiero di partire, come ammonizione a starsene a casa anche se ricercati a morte, anche se ormai senza nessuna risorsa, con fiumi inquinati e terreni diventati miniere a cielo aperto o ridi deserti.
Il nostro ministro, quello che toglie maschere ai nullafacenti crapuloni che solcano il Mediterraneo, deve giustificare il suo cinismo sadico. Si inventa la paradossale maschera, lui sarebbe il difensore invitto dei “confini della Patria”. Ai Giudici che lo processavano per sequestro di persona, grida: Sono orgoglioso di avere difeso la mia Patria.
Non chiediamoci se i sopravissuti sfuggiti all’annegamento erano armati e dunque straccioni pericolosi per la Patria e la sua civiltà, però è chiaro che a Salvini e ai suoi compari di governo fanno paura. Non aggiungiamo parole, solo tre parolette di Orazio: “Risum teneatis, amici”. La deterrenza povera è dunque perfetta: se riuscite a venire avrete da noi una vita da inferno (paura incussa, strategia politica); e questi decreti sicurezza, questo mai sentito tra civili “delitto di soccorso” è necessario perché voi ci fate paura. Voi migranti siete colpevoli di impaurirci, terrorizzarci, non ci fate vivere il nostro benessere di gente sazia, democratica e tecnologica.
La nostra epoca non sarà la corsa al nulla
Chi scrive è totalmente immerso in questa epoca. Ne subisce le minacce come tutti i viventi, ma fa di tutto per continuare ad amare quest’orribile mondo, partecipando a ogni tentativo di “cospirazione” a favore della vita e dell’umanità. La terra pullula di creature votate al nulla, ma anche di persone che adorano la vita, la proteggono, si sentono libere nella loro dipendenza e speranzose anche nella loro disperazione. Finché l’amore non tramonta, finché c’è gente che testardamente osa credere nell’amore, finché ci sono donne che piangono gli assassinati, non possiamo arrenderci. In quest’ottica vorremmo in qualche modo concludere.
Un episodio, se ce ne fosse bisogno, chiarisce il nostro discorso. A un giovane che durante un comizio del ministro-eroe aveva steso sul suo balcone un lenzuolo con “Ama il prossimo tuo come te stesso”, detto parlamentare mandò la polizia per ammonire il “delinquente”. Purtroppo ancora non era stato inventato il nuovissimo decreto sicurezza; e la polizia non poté offrire le patrie galere al sovversivo del lenzuolo. Non ci è facile scacciare dalla mente un dubbio: se a governarci oggi non collaborino malati psichiatrici affetti da ghostmania, da paranoia di fantasmi scambiati, per persone reali. Hitler soffriva di questa sindrome e la sua contorta crescita umana fu nefasta per l’intero Occidente. A Gaza per iniziare la mattanza si ebbe bisogno di permettere la nefandezza del 7 ottobre 2023, e avere così una scusa per dare corso alla “soluzione finale” dei palestinesi.
Gli atterriti atterriscono. Chi paralizza la gente e la fa vivere nella paura, a sua volta ha paura degli impauriti. Se ne avessimo l’autorità saremmo tentati di chiamare la nostra epoca “età dell’ossimoro”, delle “parallele convergenti”, insomma della follia spacciata per nuova saggezza. Resistiamo alla tentazione. Lo abbiamo detto: troppa gente bella “resiste” al buio scoprendo ogni giorno ambiti dove proteggere la vita e dissociarsi dal “pensiero unico”. Sa che non è ascoltata, ma non trova in questa sordità dei “grandi” un motivo valido per tacere. Non trova nel muro infinito eretto dall’uomo un motivo per non fidarsi – comunque lo si chiami – dello spirito di creatività che pervade l’universo, delle intuizioni dei saggi della storia, degli umanizzatori dei secoli passati. Socrate, Budda, Confucio, Isaia, Gesù di Nazareth non sono scomparsi. Nel silenzio che li avvolge, nella voce che orecchie di umanoidi si ostinano a non volere sentire, sono ben vivi a indicarci la strada stretta del “logos”, dell’amore reciproco, del potere come servizio alla vita. Il compianto Francesco-vescovo-di-Roma ci ha lasciato esortandoci ad avere il coraggio di metterci in cammino con destinazione “speranza”: siate “pellegrini di speranza” pur essendo disperati, ponete gesti di fiducia pur essendo sfiduciati. E forse domani qualcuno oserà chiamare il nostro tempo, “epoca della speranza riconquistata”, giorni del buio squarciato dalla luce.
*Immagine generata da IA
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