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Pax Christi e Opal: sul caso Shanin è in gioco la Costituzione

Pax Christi e Opal: sul caso Shanin è in gioco la Costituzione

BRESCIA-ADISTAMohamed Shahin, cittadino egiziano residente da oltre vent’anni a Torino, è stato espulso alcuni giorni fa con un decreto del ministro Piantedosi poiché, a suo dire, «ha un ruolo di rilevo in ambienti dell'Islam radicale incompatibile con i principi democratici dell'Italia». Il provvedimento è stato possibile in base al Testo Unico sull’Immigrazione, il decreto legislativo 286/98, che prevede si possa espellere un cittadino extracomunitario, assegnando un’amplissima discrezionalità al giudice, o al ministro dell’Interno - com’è accaduto in questo caso - nel valutare se il soggetto in questione «costituisce un pericolo per la sicurezza dello Stato o per l’ordine pubblico». L’Imam torinese avrebbe detto che l’attacco del 7 ottobre «è stato un atto di resistenza, avvenuto dopo anni di occupazione».

«Anche sottolineando con la massima chiarezza che quell’azione terroristica non potrebbe in alcun modo configurarsi come un’azione di resistenza, ed esprimendo la massima presa di distanza da quelle parole, ci troviamo davanti alla condanna di un’opinione che, per quanto inaccettabile, è garantita dall’articolo 21 della nostra Costituzione», si legge in una nota congiunta di Pax Christi e di Opal (Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa) «È questo il punto - prosegue la nota -: se le opinioni (alcune opinioni!) possono costituire di per sé un pericolo per la sicurezza dello Stato, ci troviamo di fronte a una destrutturazione e un indebolimento dello stato di diritto che mina direttamente le fondamenta costituzionali del Paese.

Le autorità politiche e giudiziarie sono tenute al rispetto della Costituzione, non a usare in modo arbitrario la norma, facendo ricorso alla repressione, alla coercizione o alla censura.

Vi è inoltre una concreta possibilità che Shahin, oppositore di Al-Sisi, sia consegnato nelle mani della polizia egiziana che numerosi rapporti di Amnesty International e Human Rights Watch riportano usare la tortura in modo sistematico, anche in relazione a casi come l'omicidio di Giulio Regeni. Questo provvedimento rischia così di contravvenire allo stesso T.U. sull’immigrazione che vieta espressamente di comminare espulsioni a danno di perseguitati per le opinioni politiche nei paesi di provenienza.

Invitiamo tutti i gruppi e le associazioni pacifiste e nonviolente ad esprimere la più ferma condanna attorno a questo grave abuso. Ci uniamo anche all'appello delle comunità religiose e delle associazioni laicali di Torino al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, per chiedere il rilascio di Mohamed Shahin affinché possa riprendere la sua permanenza in Italia e la sua opera di dialogo e solidarietà».

 

Foto di Rudolf Langer da Pixabay

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