Giornata mondiale del suolo 2025: per l'Italia è allarme cemento
Secondo i dati del Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (SNPA) dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), nell’ultimo anno il nostro Paese ha perso 78 km quadrati di suolo, con ingenti danni alla biodiversità, ai servizi ecosistemici e alle comunità locali. Con questo dato allarmante si apre una nota del WWF, diramata alla vigilia della Giornata Mondiale del Suolo, istituita dalla FAO nel 2014, che si celebra ogni anno il 5 dicembre per sensibilizzare i cittadini di tutto il mondo sull'importanza di una corretta gestione di questa inestimabile, seppur poco conosciuta e sottovalutata, risorsa.
I dati forniti a fine ottobre con l’edizione 2025 del Rapporto sul consumo di suolo di SNPA/ISPRA raccontano, afferma il WWF, una realtà drammatica: il dato sulla trasformazione di suolo in superfici artificiali rappresenta infatti «il valore più alto dell’ultimo decennio», che porta a 21.500 km² le coperture artificiali (7.17% del territorio nazionale, a fronte di una media europea del 4,4%). Secondo l’organizzazione ambientalista, dunque, «serve un cambio di rotta immediato».
Il WWF spiega poi il grande valore del suolo come «serbatoio di biodiversità», come «regolatore del ciclo dell’acqua» e come «prima linea di difesa contro erosione, alluvioni e siccità». In sostanza, il suolo rappresenta «un’“infrastruttura” naturale fondamentale per la nostra sopravvivenza» e se viene ricoperto da cemento o asfalto «cessa di svolgere funzioni dalle quali dipendiamo ogni giorno», come per esempio trattenere le acque piovane limitando inondazioni o alluvioni, catturare carbonio rallentando il riscaldamento globale, o più semplicemente produrre cibo grazie all’agricoltura.
Con un ritmo impressionante di 20 ettari al giorno di consumo di suolo, l’Italia si dimostra «un Paese sempre più fragile». In particolare sono colpite di più le zone costiere e quelle pianeggianti ma negli ultimi anni non sono state risparmiate nemmeno le aree protette italiane, «sebbene il tasso di perdita sia di quasi dieci volte inferiore rispetto alla media nazionale». Nelle aree protette la pressione antropica è nettamente inferiore e cresce la capacità di rigenerazione degli ecosistemi. Questo conferma il ruolo delle aree protette come “casseforti del suolo”, dove la pressione antropica è più contenuta e gli ecosistemi conservano una maggiore capacità di rigenerazione. Ciononostante, «nel 2024 si sono persi 81 ettari» di aree protette e questo dimostra che bisogna fare di più in termini di estensione, protezione e ripristino.
Secondo la direttrice generale del WWF Italia, Alessandra Prampolini, «il consumo di suolo è la vera emergenza del nostro Paese e deve diventare una priorità strategica non più rinviabile». «Serve una legge chiara per fermare l’ulteriore artificializzazione e, parallelamente, rigenerare e rinaturalizzare i contesti più degradati».
In occasione della Giornata mondiale del suolo, il WWF lancia dunque 5 proposte: 1. «Approvare una legge quadro sul consumo del suolo (...) per prevenire nuove impermeabilizzazioni, privilegiando il riuso e la rigenerazione del territorio già cementificato»; 2. «Dare attuazione alla Direttiva europea n. 2025/2360 su monitoraggio e resilienza del suolo, pubblicata il 26 novembre scorso, che punta a costruire un quadro comune per il monitoraggio della salute del suolo in Europa con l’obiettivo di migliorare la resilienza del suolo attraverso la sua gestione sostenibile, il contrasto al consumo di suolo e la gestione dei siti contaminati»; 3. «Ripristinare i territori e gli ecosistemi degradati, a partire dalle aree urbane, periurbane e costiere, dove il potenziale di recupero ecologico e di riduzione dei rischi è massimo»; 4. «Rafforzare la resilienza del Paese, perché fermare il consumo di suolo significa anche mitigare gli impatti degli eventi climatici estremi e contenere fenomeni oggi già critici come dissesto idrogeologico, ondate di calore, inquinamento e perdita di biodiversità»; infine, 5. Applicare e implementare quanto previsto dal Regolamento UE Nature Restoration Law, «strumento decisivo nella lotta al consumo di suolo perché introduce, per la prima volta, obiettivi giuridicamente vincolanti di ripristino degli ecosistemi terrestri, agricoli e urbani». In quanto Regolamento, gli Stati membri sono obbligati a «intervenire per riportare aree degradate a uno stato di salute ecologica misurabile», promuovendo la rinaturalizzazione come alternativa concreta alla nuova artificializzazione.
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