
Vicofaro: obbedienza all’autorità o alla coscienza? Lettera al vescovo di Pistoia
ROMA-ADISTA. Si moltiplicano le attestazioni di solidarietà a don Massimo Biancalani, destituito dal proprio vescovo Fausto Tardelli dall’incarico di parroco di Santa Maria Maggiore a Vicofaro (Pt), dove per quasi dieci anni, insieme a numerose volontarie e volontari, ha accolto centinaia di migranti africani (v. Adista Notizie nn. 30 e 41/17; 13, 16, 25, 30, 32 e 38/18; 6/19; 21, 39 e 42/20; 1, 3, 14, 31, 36/22; 6, 10, 24 e 27/25; Adista Documenti n. 22/19); Adista Segni Nuovi n. 41/24; 15, 27 e /25; Adista News 29 luglio, 11 e 12 agosto 2025). Riceviamo e pubblichiamo la lettera che Arturo Formola e Sebastiano Sanna hanno inviato al vescovo di Pistoia.
Egregio vescovo Tardelli,
dopo aver appreso della rimozione di don Massimo Biancalani da parroco di S. Maria Maggiore in Vicofaro (Pt), dopo 19 anni di instancabile ministero pastorale in quella comunità, sentiamo il dovere e la necessità di esprimere, e motivare, il nostro profondo e amaro dissenso.
Siamo due cristiani, di Napoli e Caserta, che per anni hanno contribuito mediante donazioni periodiche a sostenere le spese del Centro Accoglienza Migranti.
Lo sgombero dei locali avvenuto recentemente ci ha lasciato profondamente amareggiati, sia perché si è proceduto nei confronti dei rifugiati ospitati senza alcun rispetto per la loro dignità umana, sia perché è stato scioccante vedere le foto dell’ingresso delle forze dell’ordine in assetto antisommossa a testimoniare che il tempio rinnega il valore dell’accoglienza. E ancora, è stato sconvolgente vedere altre foto in cui, durante la festa patronale, vengono esibiti, come trofei di guerra, quei poveri abiti e quelle suppellettili che, sino a poco tempo fa, rappresentavano le uniche proprietà di povere anime.
Egregio vescovo, di fronte a tutto ciò lei non ha provato tristezza?
In una recente, intervista rilasciata a “Radio Popolare”, don Massimo Biancalani ha affermato che la chiesa di Vicofaro è la più bella del mondo, perché grazie all’esperienza fatta con i fratelli migranti negli ultimi 10 anni, e nonostante i pochi mezzi a disposizione, ha dato un alloggio, un lavoro e un percorso reale di integrazione a centinaia di migranti che arrivavano in Italia già in condizioni pessime.
Non permetta che si chiuda definitivamente questa esperienza, lasciando spazio a quei politici e ai loro seguaci che si dichiarano difensori dell’ortodossia cattolica, lasciando in mezzo ad una strada o nei disumani Cpr tanti fratelli migranti che chiedono solo di riscoprirsi essere umani. Sono proprio quei politici che Le hanno chiesto di ripulire Vicofaro dalla «spazzatura di colore», quelli che combattono le Ong, quelli responsabili delle tragedie di Lampedusa (368 morti accertati e circa 20 dispersi), Cutro (94 morti di cui 34 bambini), gli stessi che stanno al governo del Paese, i quali con i soldi degli italiani hanno finanziato «il più costoso, inumano e inutile strumento nella storia delle politiche migratorie italiane», come viene definito da ActionAid e l’Università degli studi di Bari il Cpr di Gjader che, nel 2024, è stato “effettivamente operativo” per appena 5 giorni, con un costo giornaliero di 114 mila euro. Sono proprio questi politici con i loro seguaci ad aver chiesto, con insistenza, con la scusa della tranquillità degli abitanti vicini, lo sgombero di Vicofaro e la rimozione di don Massimo Biancalani.
Senza saperlo, costoro hanno agito come l’Arcivescovo di Trento, mons. Gottardi, nel 1968, quando con una lettera, datata il 29 marzo, replicava ai giovani studenti trentini, i quali contestavano le omelie quaresimali nella cattedrale di Trento tenute dal francescano Igino Sbalchiero. L’arcivescovo scriveva: ‹‹[…] è dovere del vescovo tutelare l’onore del suo sacerdote, e il fondamentale diritto del popolo di Dio alla piena tranquillità nell’esercizio della sua fede››.
Come si può essere tranquilli nell’animo se viviamo lontani dal Vangelo? Come può il popolo di Dio esercitare con tranquillità la sua fede senza l’amore incondizionato per il prossimo? Come ha potuto, Lei, non venire in soccorso a don Massimo Biancalani quando chiedeva aiuto nella gestione del Centro? Come ha potuto non prendere esplicitamente le sue difese (era un parroco della sua diocesi che veniva attaccato), rinunciando alla tutela pastorale di un suo presbitero? Come ha potuto consegnare ai suoi detrattori le testa di don Massimo su un piatto d’argento? Come ha potuto non ascoltare il dolore di un’umanità respinta da tutti? Come ha potuto infangare la memoria di don Tonino Bello che aveva, addirittura, aperto le porte del palazzo vescovile ai rifugiati? Come può onorare la memoria di papa Francesco negando ciò che lo stesso Bergoglio aveva sollecitato?
Egregio vescovo Tardelli, ora lei chiede ad un suo presbitero l’obbedienza ad andare altrove. La domanda che intendiamo rivolgerle è questa: Bisogna sempre obbedire all’autorità della Chiesa, anche se questa dovesse cadere in errore? Obbedire a chi? a cosa? Crediamo nel primato della coscienza: a lei solo si può obbedire e don Massimo, in questi anni, ascoltando la voce della sua coscienza non si è mai girato dall’altra parte, condividendo gioie e dolori dei fratelli migranti.
Come scrivono anche gli amici della comunità dell’Isolotto di Firenze, non saremo noi a giudicarla, sarà la storia a farlo.
Egregio vescovo, ricordi: l’unica legge è la Carità.
Tanto le dovevamo per conoscenza, e la informiamo che questa lettera aperta sarà resa pubblica su tutti i mezzi di comunicazione a cui ci sarà consentito accedere.
Nell'imagine un'opera di Ebrima Danso, pittore migrante ospitato a Vicofaro - foto di Luca Kocci
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