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Rilasciato e rimpatriato don Nandino Capovilla: «Ma il popolo palestinese da 70 anni è prigioniero sulla propria terra»

Rilasciato e rimpatriato don Nandino Capovilla: «Ma il popolo palestinese da 70 anni è prigioniero sulla propria terra»

TEL AVIV-ADISTA. È stato rilasciato dopo sette ore di trattenimento all'areoporto di Tel Aviv don Nandino Capovilla, fermato e poi rimpatriato dalle autorità israeliane con un decreto di espulsione per ragioni di «pubblica sicurezza».

Don Nandino, parroco a Marghera e da anni attivo in Pax Christi e nella campagna di solidarietà con la Palestina "Ponti e non muri", si trovava insieme a un gruppo di circa quindici persone per un "pellegrinaggio di giustizia in terra santa" (Gerusalemme, Betlemme e Cisgiordania) organizzato da Pax Christi dall'11 al 18 agosto e guidato dal presidente di Pax Christi Italia, mons. Giovanni Ricchiuti. 

«Sono libero! Mi hanno fatto uscire ora. Restituito cellulare e valigia. Tutto bene. Aspetto che se ne vadano le ultime mie due guardie per scrivervi queste righe. Volo per la Grecia stanotte», ha scritto Capovilla in un post sul proprio profilo Facebook. «Questi alcuni dei miei numerosissimi di guardia in queste 7 ore. Ma per piacere: dite a chiunque scriva che basta una riga per dire che sto bene mentre le altre vanno usate per chiedere sanzioni allo Stato che tra i suoi "errori" bombarda moschee e chiese mentre i suoi orrori si continua a fingere che siano solo esagerazioni. Non autorizzo nessun giornalista a intervistarmi sulle mie sette ore di detenzione se non scrivono del popolo che da settant'anni è prigioniero sulla sua terra. Questa immagine riporta l'ultimo messaggio che stavo scrivendo prima che mi sequestrassero il cell. era la preghiera del giorno del patriarca Sabbah».

Proprio ieri Pax Christi ha aderito all'appello "Basta dichiarazioni rituali: di fronte a ipotesi di occupazione di Gaza servono azioni concrete" promosso dalla società civile italiana attiva per la pace in Palestina e Israele (https://retepacedisarmo.org/2025/basta-dichiarazioni-rituali-di-fronte-a-ipotesi-di-occupazione-di-gaza-servono-azioni-concrete), «affinché il governo del nostro Paese esca finalmente dall’ormai insopportabile ambiguità e prenda decisamente posizione in favore del diritto internazionale e dei diritti umani».

«Basta dichiarazioni rituali: di fronte a ipotesi di occupazione di Gaza servono azioni concrete!», si legge nell'appello sottoscritto da Pax Christi. «Non è più il tempo delle sole parole o delle dichiarazioni rituali. Chiediamo con urgenza al Parlamento e al governo italiano di: assumere una posizione di ferma condanna verso i crimini contro l’umanità commessi dal governo israeliano; pretendere l’apertura di tutti i valichi, la fine del blocco degli aiuti e il ritorno, per la loro distribuzione da parte delle agenzie dell’Onu e delle Ong; sospendere ogni invio di armamenti verso Israele e ogni forma di cooperazione militare con il governo israeliano; sostenere la sospensione dell’Accordo di Associazione UE-Israele fino a quando non sarà raggiunto un cessate il fuoco a Gaza, cesseranno le violazioni dei diritti umani e terminerà l’occupazione dei territori palestinesi, garantendo al contempo assistenza umanitaria e sicurezza alla popolazione civile; assumere iniziative di protezione e di sostegno dei giudici della Corte Penale Internazionale e della Relatrice Onu sui Diritti Umani nei territori palestinesi occupati, colpiti dalle sanzioni illegali dell’Amministrazione Usa».

Chiediamo inoltre, conclude l'appello, che «l’Italia si unisca ai 143 Stati che hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina, prima che sia troppo tardi, per affermare un diritto universale e inalienabile. Infine, sollecitiamo il nostro Paese ad assumere con determinazione l’iniziativa, in sede europea e internazionale, per la convocazione di una conferenza di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di costruire una pace giusta e duratura: unica strada possibile per isolare la violenza e fondare convivenza e sicurezza condivisa in tutto il Medio Oriente».

 

Immagine dal profilo Facebook di don Nandino Capovilla

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