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Don Nandino Capovilla (Pax Christi) bloccato a Tel Aviv dalle autorità israeliane ed espulso dal Paese

Don Nandino Capovilla (Pax Christi) bloccato a Tel Aviv dalle autorità israeliane ed espulso dal Paese

TEL AVIV-ADISTA. Don Nandino Capovilla, parroco a Marghera e da anni attivo in Pax Christi e nella campagna di solidarietà con la Palestina "Ponti e non muri", è stato bloccato all'areoporto "Ben Gurion" di Tel Aviv dalle autorità israeliane che non gli hanno consentito l'ingresso nel Paese e anzi gli hanno consegnato un decreto di espulsione. Al momento è trattenuto in areoporto per motivi di «pubblica sicurezza», probabilmente domani verrà rispedito in Italia.

Don Capovilla si trova insieme a un gruppo di circa quindici persone per un "pellegrinaggio di giustizia in terra santa" (Gerusalemme, Betlemme e Cisgiordania) organizzato da Pax Christi dall'11 al 18 agosto (https://www.paxchristi.it/?p=29208). Nel gruppo è presente anche il vescovo presidente di Pax Christi Italia, mons. Giovanni Ricchiuti, che ha dato notizia del fermo e dell'espulsione di Capovilla. «Siamo arrivati oggi pomeriggio a Tel Aviv con un gruppo di quindici persone di Pax Christi e provenienti da Roma e Venezia per un pellegrinaggio di pace in Terra Santa nell’ambito della campagna “Ponti non muri” - spiega mons. Ricchiuti a Famiglia Cristiana -. Tra noi c’era anche don Nandino Capovilla, noi siamo riusciti a passare i controlli, lui no. Gli è stato notificato un diniego a entrare nel Paese motivato con “considerazioni relative alla sicurezza pubblica, alla pubblica incolumità o all'ordine pubblico”. Ho subito contattato il Patriarcato di Gerusalemme e avvisato anche il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, non riesco a capire come mai don Nandino sia stato bloccato. Lui non è mai stato tenero con la politica del governo israeliano e di recente ha pubblicato un libro, Sotto il cielo di Gaza (Edizioni La Meridiana), scritto insieme a Betta Tusset, in cui racconta quello che sta avvenendo nella Striscia dopo il 7 ottobre attraverso le testimonianze di un funzionario di lungo corso delle Nazioni Unite a Gaza. Nel libro ci sono anche le storie dei palestinesi e le preghiere di monsignor Michel Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini dal 1987 al 2008. Non so se è per questo libro che ha ricevuto il divieto a entrare nel Paese. Anch’io ho fatto diverse dichiarazioni, anche dure, sulla politica del governo di Netanyahu ma non sono stato trattenuto. Don Nandino è stato bloccato e portato in una sala e noi non l’abbiamo più visto - prosegue mons. Ricchiuti - Anch’io ho fatto diverse dichiarazioni contro il governo Netanyahu ma sono riuscito comunque a passare. È una situazione incresciosa e molto preoccupante».

Il presidente di Pax Christi spiega il significato del pellegrinaggio: «Siamo diretti a Gerusalemme, dove abbiamo chiesto di incontrare il cardinale Pizzaballa, e poi ci sposteremo a Betlemme e in qualche villaggio palestinese. Vogliamo parlare con le autorità, la gente comune e stabilire un contatto anche i movimenti pacifisti israeliani che non tollerano la politica di occupazione perseguita dal governo del loro Paese nella Striscia di Gaza. Ho chiesto anche al cardinale Zuppi di accompagnarci con l’amicizia e soprattutto la preghiera. Non ci aspettavamo, sinceramente, che il viaggio cominciasse in questo modo».

Proprio oggi Pax Christi ha aderito all'appello "Basta dichiarazioni rituali: di fronte a ipotesi di occupazione di Gaza servono azioni concrete" promosso dalla società civile italiana attiva per la pace in Palestina e Israele (https://retepacedisarmo.org/2025/basta-dichiarazioni-rituali-di-fronte-a-ipotesi-di-occupazione-di-gaza-servono-azioni-concrete), «affinché il governo del nostro Paese esca finalmente dall’ormai insopportabile ambiguità e prenda decisamente posizione in favore del diritto internazionale e dei diritti umani».

«Basta dichiarazioni rituali: di fronte a ipotesi di occupazione di Gaza servono azioni concrete!», si legge nell'appello sottoscritto da Pax Christi. «Non è più il tempo delle sole parole o delle dichiarazioni rituali. Chiediamo con urgenza al Parlamento e al governo italiano di: assumere una posizione di ferma condanna verso i crimini contro l’umanità commessi dal governo israeliano; pretendere l’apertura di tutti i valichi, la fine del blocco degli aiuti e il ritorno, per la loro distribuzione da parte delle agenzie dell’Onu e delle Ong; sospendere ogni invio di armamenti verso Israele e ogni forma di cooperazione militare con il governo israeliano; sostenere la sospensione dell’Accordo di Associazione UE-Israele fino a quando non sarà raggiunto un cessate il fuoco a Gaza, cesseranno le violazioni dei diritti umani e terminerà l’occupazione dei territori palestinesi, garantendo al contempo assistenza umanitaria e sicurezza alla popolazione civile; assumere iniziative di protezione e di sostegno dei giudici della Corte Penale Internazionale e della Relatrice Onu sui Diritti Umani nei territori palestinesi occupati, colpiti dalle sanzioni illegali dell’Amministrazione Usa».

Chiediamo inoltre, conclude l'appello, che «l’Italia si unisca ai 143 Stati che hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina, prima che sia troppo tardi, per affermare un diritto universale e inalienabile. Infine, sollecitiamo il nostro Paese ad assumere con determinazione l’iniziativa, in sede europea e internazionale, per la convocazione di una conferenza di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di costruire una pace giusta e duratura: unica strada possibile per isolare la violenza e fondare convivenza e sicurezza condivisa in tutto il Medio Oriente».

 

Foto dal profilo Facebook di don Nandino Capovilla

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