
Mediterranea torna in mare. Il tribunale di Trapani dà ragione alla ong e smentisce Piantedosi
TRAPANI-ADISTA. Il Tribunale di Trapani si è pronunciato in merito al ricorso presentato dal comandante e dall’armatore della nave “Mediterranea” contro le pesanti sanzioni – 60 giorni di fermo amministrativo e 10mila euro di multa - comminate dal ministero dell’Interno dopo la scelta dello scorso 23 agosto di rifiutare il lontano porto di Genova e fare invece rotta su quello di Trapani, per poter sbarcare le 10 persone soccorse al largo della Libia nel drammatico caso del 21 agosto.
La giudice Federica Emanuela Lipari ha accolto il ricorso cautelare e ha deciso la sospensione della detenzione della nave. Il Tribunale di Trapani, in attesa di pronunciarsi sul merito complessivo della vicenda, intanto «censura l’illegittimità del provvedimento» del Viminale «sotto il profilo della quantificazione della sanzione». E, dando ragione alle argomentazioni presentate da Mediterranea, insiste sul fatto che il ministero ha ignorato tutte le richieste «sempre motivate in ragione delle circostanze concrete» con cui dalla nave veniva chiesta una «riassegnazione del porto sicuro di sbarco».
Ancora più chiaro è il pronunciamento sulla legittimità delle scelte della ong: Mediterranea ha fatto rotta su Trapani «a tutela delle persone tratte in salvo […], tenuto conto delle loro condizioni di vulnerabilità e di fragilità, sia sul piano fisico che psicologico». In sostanza la «trasgressione delle indicazioni delle autorità» è mossa da «esclusivo spirito solidaristico, a tutela dei soggetti fragili che si trovavano a bordo dell’imbarcazione» e quindi finalizzata «a salvaguardare gli obiettivi di tutela della vita e della salute in mare» di cui gli Stati dovrebbero essere portatori sulla base del diritto internazionale che regola la materia. Infine il Tribunale afferma che la nave deve essere liberata al più presto perché altrimenti si pregiudicano gli «obiettivi umanitari e solidaristici», ritenuti «particolarmente meritevoli di tutela poiché finalizzati alla salvaguardia della vita umana».
«Il ministro dell’Interno Piantedosi – commenta la ong – aveva voluto costruire una pesante speculazione politica sul nostro caso, voleva una punizione esemplare per colpire la nostra nave, il soccorso civile e la solidarietà in mare, rivendicando apertamente un atteggiamento gravemente lesivo dei diritti fondamentali delle persone salvate. Ma questa volta il diritto è più forte della propaganda governativa, e di ordini e provvedimenti ingiusti e illegittimi: la vita e la salute delle persone vengono per prime e l’imposizione di un “porto lontano” si rivela per quello che è: una inutile e illegale crudeltà, oggi sconfitta. Mediterranea tornerà presto in missione in mare, a fare invece quello che è giusto fare: soccorrere».
Foto Mediterranea Saving Humans
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