
Le parole del Giubileo. Un incontro a Roma con Caritas italiana e Forum Disuguaglianze e Diversità
ROMA-ADISTA. «Felici oggi di presentare questo volume che abbiamo realizzato con il Forum Disuguaglianze e Diversità di cui Caritas Italiana è parte. L’evento di oggi lo abbiamo dedicato alla speranza perché riprendendo una frase di Papa Francesco dico che “tutti sperano”. E se per noi cristiani la speranza ha il nome di Gesù Cristo, per chi non crede o ha difficoltà a credere cosa è la speranza? Leggendo il testo scopriremo che sul bene possibile e sperabile non ci sono divisioni».
È così che don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana ha aperto l’incontro “Le parole del Giubileo. Comunicare la speranza” che si è tenuto ieri presso la sede di Caritas italiana, in occasione della presentazione di volume Le parole del Giubileo, pubblicato da Edb e realizzato da Caritas italiana con il Forum Disuguaglianze e Diversità. L’incontro ha avuto al centro il tema della speranza, vista in una prospettiva laica e in una prospettiva cristiana e ha visto in dialogo mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, membro di Presidenza di Caritas italiana, e Fabrizio Barca, co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, moderati dalla giornalista Stefania Careddu.
«Ricostruire speranza è la priorità della nostra azione – ha esordito Barca –. Una speranza che sia attiva, una scintilla per l’azione, un ottimismo della volontà fondato sul pessimismo della ragione riprendendo Gramsci, e una speranza che sia individuale e collettiva perché non esiste dicotomia tra queste due se la speranza individuale arriva ad includere lo star meglio degli altri, e se la speranza collettiva non cessa di misurarsi con ogni singola persona». Mons. Peri ha sottolineato la dimensione relazionale della speranza: «Il volto della speranza cristiana è capovolto: il fine, il compimento, diventano il fondamento dello sperare. Il mistero della resurrezione ci dice che c’è un fallimento, ma non è definitivo: c’è un tempo altro da cui tutto inizia. La speranza della fede va oltre quella parziale dell’uomo».
Il volume presentato rappresenta l’avvio della nuova collana Edb “Abitare il cambiamento”, pensata e realizzata con Caritas italiana, propone un percorso di riflessione per l’anno giubilare in corso che prende spunto dai segni di speranza indicati nella Bolla di indizione del Giubileo 2025 per approfondire alcune delle sfide cruciali del nostro tempo: povertà, immigrazione, salute, pace, giovani, povertà educativa e carcere. La speranza è il filo conduttore: non come sentimento astratto, ma come forza concreta e incarnata, capace di ispirare percorsi di trasformazione sociale, culturale e politica e di rimettere al centro la dignità della persona e la giustizia sociale.
«Credenti e non credenti ci interroghiamo e sentiamo la necessità di connetterci con qualcosa di più grande di noi, una connessione con l’umanità del passato e del futuro, e anche con tutto l’universo di cui siamo una delle specie. Da questa connessione può nascere una speranza complessiva per un’organizzazione dell’umanità in un modo che consenta un pieno sviluppo della persona umana, come dice la nostra Costituzione. Siamo stati convinti di non avere speranza e alla logica del “si salvi chi può”, la cultura dominante neoliberista ha cercato di sopire ogni sussulto e che il dolore si trasformasse in un moto di cambiamento. Questo è stato molto vero per le giovani generazioni. Per invertire questo, serve la visione di poter cambiare, proposte concrete e un’organizzazione. Questa è la nobile funzione della politica. E poi c’è l’arte che apre squarci e può coinvolgere la nostra emotività», ha continuato Fabrizio Barca.
Un’emotività richiamata anche da mons. Peri: «Noi testimoniamo una speranza che è in noi ed è una speranza umile. La speranza come sorella dell’accoglienza di un mistero che aumenta il significato della vita. La speranza cristiana è ciò che ci permette non di vedere un mondo diverso da quello che c’è ma di vedere diversamente il mondo. E perché questo avvenga serve l’amore. Chi ama spera e chi spera ama. Ed è quello che ci permette di trovare soluzioni».
I contributi del volume tentano di mostrare come la speranza possa diventare principio di rinnovamento culturale e sociale, fermento di un nuovo umanesimo capace di rispondere ai nodi del presente. Il Giubileo, così inteso, diventa occasione per rimettere al centro la persona, rileggere i bisogni della società con sguardo aperto e responsabile, e favorire percorsi di cambiamento che mettano al centro dignità, giustizia e speranza. Dopo i contributi di apertura di don Marco Pagniello e di mons. Calogero Peri, si articolano i diversi capitoli: “Giovani” di Fabrizio Barca e Carmelo Traina, “La povertà” di Elena Granaglia con la collaborazione di Nunzia De Capite e Giulio Bertoluzza, “Carceri” di Patrizio Gonnella, “La salute e il Servizio sanitario nazionale” di Elena Granaglia e Francesca Moccia, “Immigrazione” di Elena De Filippo, Andrea Morniroli e Katia Scannavini, “Povertà educativa” di Andrea Morniroli e Silvia Vaccaro, “Parole e azioni disarmate e disarmanti” di Marzio Marzorati, Sabina De Luca, Salvatore Fedele e Vittorio Cogliati Dezza.
(la registrazione dell’incontro qui: https://www.youtube.com/watch?v=ZETxepYdMtg)
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