
Un appello a ricompattare e rilanciare il pacifismo in Italia
Di fronte alle sfide cruciali che attanagliano questa epoca storica, occorre compattare e allargare l’orizzonte del movimento pacifista italiano, rendendolo orizzontale e inclusivo, capace di coinvolgere e mobilitare la società civile italiana stanca di guerra e riarmo. Una mobilitazione più inclusiva e ampia possibile, in grado di penetrare in profondità la società – inquinata dal discorso d’odio, dall’esaltazione della guerra, dalle dottrine del riarmo – con «una cultura politica» autonoma che trasformi la protesta in proposta.
È l’appello di Giulio Marcon (portavoce di Sbilanciamoci!) ai pacifisti italiani: «Un’assemblea dei pacifisti italiani sarebbe un’occasione importante di fronte a quello che sta succedendo nel mondo (la guerra in Ucraina, il massacro di Gaza, il riarmo globale) per rafforzare la capacità e la forza di mobilitazione del movimento pacifista nella protesta trasversale e più larga contro il riarmo e la guerra. C’è una politica della pace e della nonviolenza che ha fondamenti solidi e proposte concrete frutto di decenni di pratiche e di riflessioni».
Marcon chiama a testimoni Aldo Capitini, p. Ernesto Balducci, Lidia Menapace, Enrico Berlinguer e don Tonino Bello, i quali hanno dimostrato che la pace e la nonviolenza devono diventare parole d’ordine del lessico e dell’agenda della politica.
Il portavoce di Sbilanciamoci! racconta il pacifismo come una «casa comune»: «Il pacifismo è stato capace di creare cultura politica più che con le oceaniche manifestazioni» (sempre fondamentali), come quelle per le guerre in ex Jugoslavia e Palestina, «con un’azione molecolare e diffusa, perdurante, forse poco visibile ma efficace», riscontrabile nello «straordinario lavoro fatto dalle marce Perugia-Assisi sull’educazione dei giovani, la democrazia internazionale, le Nazioni Unite. E poi tutto il lavoro per il disarmo, che ha sedimentato competenze e saperi diffusi».
L’appello è dunque rivolto al movimento pacifista: che «sia capace di sviluppare una sua autonoma capacità di elaborazione, proposta e di organizzazione per fare della politica della nonviolenza (a cui non rinunceremo mai) e delle politiche della pace la strada su cui camminare insieme – con tutti gli altri – nei prossimi mesi».
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