
Leader religiosi di Gerusalemme chiedono indagini e condanne per l'attacco incendiario dei coloni a Taybeh
I patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme si sono recati ieri al villaggio cristiano di Taybeh, attaccato dai coloni israeliani con ripetuti incendi (l’ultimo il 7 luglio, nei pressi del cimitero cittadino e della chiesa di San Giorgio, risalente al V secolo), inoltre distruggendo uliveti e portando i loro animali a pascolare sui terreni dei residenti locali. . A giugno diverse case sono state incendiate dai coloni che hanno esposto un cartello rivolto agli abitanti di Taybeh con la scritta, tradotta in inglese, «Non c'è futuro per voi qui».
I leader cristiani in visita di solidarietà hanno condannato fermamente gli attacchi degli ultimi giorni, «una minaccia diretta e intenzionale alla nostra comunità locale, in primo luogo, ma anche al patrimonio storico e religioso dei nostri antenati e dei luoghi sacri. Di fronte a tali minacce, il più grande atto di coraggio è continuare a chiamare questa città “casa”. Vi sosteniamo, sosteniamo la vostra resilienza e potete contare sulle nostre preghiere», hanno dichiarato denunciando in modo inequivocabile gli attacchi dei coloni israeliani e aggiungendo «Respingiamo fermamente questo messaggio di esclusione e riaffermiamo il nostro impegno per una Terra Santa che sia un mosaico di diverse religioni che convivono pacificamente, nella dignità e nella sicurezza».
I leader religiosi hanno inoltre esortato le autorità israeliane a «chiedere ai coloni di rispondere delle loro azioni. Anche in tempo di guerra, i luoghi sacri devono essere protetti» e a svolgere un'indagine immediata e trasparente sul motivo per cui la polizia israeliana non è intervenuta alle chiamate di emergenza della comunità locale e perché queste azioni abominevoli rimangono impunite.
«Gli attacchi dei coloni contro la nostra pacifica comunità devono cessare, sia qui a Taybeh che nel resto della Cisgiordania», ha sottolineato il Consiglio dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Gerusalemme, che ha dichiarato: «Questo fa chiaramente parte degli attacchi sistematici contro i cristiani che vediamo diffondersi in tutta la regione. Inoltre, chiediamo a diplomatici, politici e funzionari ecclesiastici di tutto il mondo di dare voce alla nostra comunità ecumenica a Taybeh, affinché la sua presenza sia garantita e possa vivere in pace, pregare liberamente, lavorare in sicurezza e sperimentare una pace che sembra così rara. Ci uniamo ai nostri fratelli a Taybeh nel riaffermare questa speranza di fronte a una minaccia persistente» rivolta a una «Chiesa è fedelmente presente in questa regione da quasi 2.000 anni».
In occasione della visita di solidarietà dei Patriarchi e dei leader ecclesiastici di Gerusalemme a Taybeh, il re Abdullah II di Giordania – leggiamo sull’Agenzia Aica (14/7) – ha inviato un messaggio che è stato letto da Sua Beatitudine il Patriarca Teofilo III, capo del Consiglio dei Patriarchi e dei leader ecclesiastici di Gerusalemme.
«Sua Maestà il Re Abdullah II ibn Al Hussein condanna i recenti brutali attacchi dei coloni estremisti contro la Chiesa di San Giorgio (al-Khadr) e lo storico cimitero cristiano nella città di Taybeh, a est di Ramallah. Sua Maestà denuncia l'atto dei coloni di aver appiccato il fuoco agli alberi all'interno del cimitero, in flagrante violazione della sacralità dei defunti, dei luoghi santi cristiani e della presenza cristiana in Terra Santa», si legge nel messaggio.
«Sua Maestà afferma che la gravità degli attacchi dei coloni, il loro terrore quotidiano contro i palestinesi e l'aggressione sistematica contro decine di villaggi, città e campi nei Territori Palestinesi Occupati richiedono una posizione internazionale ferma e immediata per fermare questi attacchi, in particolare il genocidio in corso che uccide e fa morire di fame bambini, donne, anziani e civili nella Striscia di Gaza».
Infine, il re sottolinea «l'importanza di proteggere la popolazione civile palestinese, di salvaguardare i suoi luoghi sacri e di difendere il suo diritto a vivere in libertà e dignità e a stabilire il suo Stato indipendente sul territorio nazionale, con Gerusalemme Est come capitale».
*Foto ritagliata di Ralf Lotys tratta da Commons Wikimedia, immagine originale e licenza
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