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Vittime della Famiglia di Maria denunciano la Chiesa istituzionale

Vittime della Famiglia di Maria denunciano la Chiesa istituzionale

ROMA-ADISTA. Nel quadro della nostra inchiesta sulla Famiglia di Maria - Opera di Gesù Sommo Sacerdote, da due anni e mezzo comissariata dal Vaticano per presunte derive settarie e abusi psicologici e spirituali, il cui co-fondatore ed ex superiore  p. Gebhard Paul Maria Sigl è stato giudicato e recentemente condannato da un tribunale ecclesiastico, abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo una lettera di denuncia di un gruppo di ex membri, vittime di tali abusi. La lettera, inviata il 12 novembre scorso ai dicasteri competenti corredata delle firme dei promotori dell'iniziativa, è stata resa pubblica il 18 novembre. Proviene dalla mail victimesdelafamilledemarie@gmail.com che può essere utilizzata per adesioni e testimonianze. Ecco il testo:

(en français)

(auf Deutsch)

In data 12 novembre 2024, noi, ex membri e vittime della Famiglia di Maria, abbiamo inviato via e-mail una lettera al prefetto del Dicastero per il Clero e i Seminari, al prefetto del Dicastero per i Laici, la Vita e la Famiglia e per conoscenza al Segretario del Dicastero per il Clero e ai due commissari nominati come governatori ad interim per la comunità, mons. Daniele Libanori e suor Katarína Krištofová. Correttamente, pur essendoci riservati di rendere pubblica questa lettera, abbiamo atteso per giorni una risposta dai cinque destinatari, almeno una accusa di ricevuta, a dimostrazione di una presa in considerazione delle vittime. L’attesa è stata vana.

In questa lettera, tra le altre cose, denunciavamo il tentativo di estromettere la co-commissaria suor Krištofová. Il 17 novembre leggiamo con sorpresa sul sito della comunità questo strano e scarno comunicato:

«Il Dicastero per il Clero e i Seminari con lettera del 14 novembre 2024 ha comunicato di avere accolto la rinuncia all'ufficio di Co-Commissaria dell’Associazione Opera di Gesù Sommo Sacerdote e dell'Associazione Pro Deo et Fratribus - Famiglia di Maria da parte della Rev.da Sr. Katarína Krištofová SDR.».

Non ci sfugge il fatto che questo provvedimento sia stato preso 48 ore dopo la ricezione della nostra lettera. Un provvedimento che non fa che gettare ulteriori ombre sulla gestione che contestiamo, nonché sulla reale mancanza di volontà di adottare misure efficaci per sanare il funzionamento e la spiritualità deviati di questa comunità a seguito degli abusi subìti per 30, se non 50 anni. Abusi confermati dalla condanna di P. Gebhard Sigl risalente a due mesi fa.

Ecco il testo della lettera che abbiamo inviato il 12 novembre 2024:

 

All’attenzione di:

card. Lazzaro You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero

card. Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita

 

per conoscenza:

mons. Andrés Ferrada Moreira, segretario del Dicastero per il Clero

mons. Daniele Libanori SJ

suor Katarina Kristofova SDR

 

Di fronte alla gestione complessiva del commissariamento della Famiglia di Maria e del processo al suo ex superiore p. Gebhard Paul Maria Sigl, noi, già membri della comunità sopravvissuti in epoche diverse a lunghi anni di manipolazione e di violenza psicologica all'interno di essa, denunciamo quanto segue:

1. Quando il processo è stato istruito, non è stato fatto alcun appello ai testimoni, agli ex membri degli ultimi 50 anni, affinché potessero avere parte attiva denunciando la propria esperienza di abusi. Nessuno ci ha dato la possibilità di fare la nostra parte e di dare almeno un senso alla sofferenza che abbiamo sperimentato e di cui ancora sentiamo le conseguenze: quello di cooperare affinché questo fallimento umano, questo omicidio dell'anima perpetrato contro persone di buona volontà non si ripeta mai più. Come ex membri della comunità, in cui c’era già buona parte degli attuali membri, siamo stati vittime e nessuno ci ha formalmente informati del processo canonico in corso al quale avremmo potuto contribuire con le nostre esperienze dolorose e la nostra memoria storica. Di quale trasparenza parla la Chiesa nelle sue dichiarazioni sulla giustizia per le vittime? Quale giustizia, in definitiva, avete in mente quando affermate di voler ascoltare e riconoscere le vittime di abusi? Lasciandoci nell'invisibilità e nell'indifferenza, ci rendete nuovamente vittime!

2. Dai contatti che ancora abbiamo intorno e dentro la comunità, abbiamo appreso che la co-commissaria, suor Kristofova, è stata estromessa dalle sue funzioni dal commissario Libanori, come se fosse un ostacolo, mentre la religiosa, con una lunga esperienza di vita consacrata femminile, ex madre generale del suo istituto, a quanto sappiamo appare l'unica ad avere colto in profondità la realtà. Qui un vescovo, un uomo, prende decisioni unilaterali riguardo a una donna, una religiosa, nominata come lui dal Dicastero, presumibilmente perché le due visioni della comunità non collimano. Questo modo di agire non fa che imporre alla comunità lo stesso modello autoritario e personale di governo al quale è stata sottoposta per cinquant’anni. In questo modo sono annientate l’attesa e la speranza di un altro tipo di vita comunitaria, rispettosa della libertà e dell'individualità di ciascuno nella collaborazione a un obiettivo comune. Le sorelle, poi, in gran parte di lingua tedesca e slovacca, devono potersi confrontare con una donna e con una persona che parli la loro lingua. Questo comportamento tradisce la fiducia che noi avevamo posto nella capacità della Chiesa di trovare un percorso di giustizia e di trasparenza per risanare tutta la dinamica spirituale di questa comunità. Ci rendete nuovamente vittime!

3. Abbiamo saputo che ai membri della comunità non sono state spiegate bene e comunicate le ragioni che hanno motivato la visita apostolica, il commissariamento e infine la condanna e la pena comminata al vero fondatore (assieme a p. Joseph Seidnitzer) p. Gebhard Sigl. Sono stati informati solo delle imputazioni e dei termini della pena. Anche noi sopravvissuti agli abusi spirituali e di coscienza vogliamo conoscere le motivazioni contenute nella sentenza. È una grande ingiustizia trattare in questo modo i membri e gli ex membri abusati di una comunità, senza riconoscere loro il diritto di essere informati su qualcosa che li riguarda direttamente, infantilizzandoli, sminuendoli e contribuendo a mantenerli in una condizione di vulnerabilità. È un diritto di chi ha scoperto il sistema di abuso anni fa come noi, di chi l'ha scoperto recentemente e di chi è ancora dentro e non se ne rende conto. È un rifiuto di nominare le cose, in questo caso tutte le forme di abusi perpetrati da Gebhard Sigl. È anche il segno che non c’è la volontà forte di sradicare questi comportamenti abusivi che molto presto si sono insinuati nel “funzionamento abituale” della comunità. Infatti non dire i motivi della condanna impedisce ai membri della comunità di percepire il contesto e la giustezza delle misure da prendere. Queste misure sembrano essere piovute dall'alto senza che i membri avessero gli strumenti per comprenderle. E questo contribuisce a rafforzare l’idea, già inoculata dallo stesso Sigl, che lui sarebbe stato perseguitato e ingiustamente condannato dalle forze del male che operano nella Chiesa. Non dimenticate che secondo la testimonianza di Birgit Abele nel suo libro “Wieder ich Selbst”, Gebhard Sigl ha parlato di papa Francesco come di un lupo travestito da pecora! Considerandoci indegni di conoscere quella verità che dite di voler stabilire, ci rendete nuovamente vittime!

4. Conosciamo molto bene, per esperienza personale e diretta, le maschere che si indossano qualcuno dall'esterno prova a mettere fine a un regime monocratico e ricattatorio come quello che ha governato tanti anni la FM et l’OJSS. Nella storia della comunità questo si ripete ciclicamente e la reazione dei membri, ormai da decenni consolidata, è sempre la stessa: non parlare dell'accaduto con gli altri, non affrontare il problema, attendere il ritorno di p. Gebhard Sigl e della stessa Franziska Kerschbaumer (cosiddetta Madre Agnese), la più fedele figlia di Gebhard e la sua mano operativa. La comunità nel suo complesso sta portando le conseguenze delle profonde manipolazioni che equivalgono a un lavaggio del cervello subito da parte dei vertici della comunità. Come sempre in questi casi, i membri si sforzano di offrire un volto rassicurante della sottomissione e della collaborazione al cambiamento per scongiurare il rischio della dissoluzione, ma non hanno l’intenzione, in realtà, di sottoporsi a una riforma. Se si ferma alla superficie della realtà, mons. Libanori si rende colpevole di cecità, d’incapacità di discernimento e così tradisce la missione a lui affidata verso i membri feriti della comunità nel passato e nel presente e ci rende nuovamente vittime!

5. Non è sufficiente punire p. Gebhard Paul Maria Sigl perché le dinamiche settarie in questa comunità scompaiano. I cambiamenti devono riguardare anche tutta la leadership degli ultimi anni e decenni, che va sostituita per consentire un reale ricambio generazionale e perché si giunga a una vita comunitaria libera da quelle deformazioni che hanno condizionato negativamente la vita dei membri. Anche in questo caso, dalla nostra esperienza possiamo affermare che si riciclano sempre le stesse persone: ad esempio, nella gestione del potere economico effettivo, nelle associazioni civili, in cui è conservato un sostanzioso patrimonio. Questo a sua volta comporta un altro grave problema, la mancanza di persone mature e preparate. Visto che i membri per decenni sono stati manipolati e abusati, quale futuro si offre alle persone all'interno di questa comunità? Lo dimostra la storia di altre realtà: lasciando la “vecchia guardia” alla guida, condannerete la comunità a un futuro molto simile al passato, nel quale i membri continueranno a essere vittime!

6. Nessuna politica previdenziale è stata adottata in passato per le persone della comunità, che sono tutte laiche, eccetto i sacerdoti. Questa prassi ingiusta ha reso molto fragili i laici della comunità e li ha esposti a rischi e a ricatti. Da un governo temporaneo che ha il compito di correggere storture e deviazioni ci si attenderebbe un cambiamento perché, se non si può modificare il passato, le persone abbiano almeno una sicurezza per il loro futuro. Ma sappiamo che le cose non stanno così. Si continua a perpetrare un'ingiustizia, e lo stesso accade per chi decide di lasciare la comunità e rischia di non farcela, una volta fuori. Se non cambiate gli usi del passato anche per ciò che riguarda la sicurezza economica dei membri, ci rendete nuovamente vittime!

7. Chi si occupa di risarcire i danni, di sanare le ferite e rendere giustizia? Nel comunicato sul sito della comunità il Commissario pontificio e plenipotenziario tace su questo e lo fa a nome vostro, a nome della Chiesa. Le diocesi di tutto il mondo coinvolte negli scandali degli abusi hanno sviluppato i loro piani di risarcimento e di riparazione. Senza un riconoscimento del dolore inferto, ci rendete nuovamente vittime!

Si ha la sensazione che la storia di questa comunità, passata attraverso abusi di vario genere fin dalla sua creazione, si stia ripetendo. Da p. Seidnitzer a p. Sigl passando per la copertura di mons. Hnilica, lo stesso spirito malsano mai denunciato sembra continuare con il governo di mons. Libanori che ha ordinato di recente nuovi sacerdoti per questa comunità senza nemmeno aspettare il giudizio contro p. Gebhard Sigl… In fondo, ora come allora, nessuna autentica attenzione per le vittime, che dovrebbero essere il primo oggetto di attenzione e di cura della Chiesa. Ora come allora, nessuna libertà di espressione, trasparenza, reciprocità. Ora come allora, nessun rispetto per chi ha idee diverse. Ora come allora, nessuna riparazione e nessun risarcimento. Ora come allora, una tragica incapacità dei vertici della Chiesa di fermare questo stillicidio di vite umane, la cui ferita non curata spesso non si rimargina e porta altro dolore.

Ci riserviamo di rendere pubblico questo documento. Distinti saluti

Lettera firmata

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