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SALVA LA CASTA E AFFONDA I POVERI. LA STAMPA DIOCESANA BOCCIA LA MANOVRA

Tratto da: Adista Notizie n° 69 del 01/10/2011

36303. ROMA-ADISTA. Un attacco ai cittadini e alle famiglie, soprattutto a quelle economicamente e socialmente più svantaggiati. Questa, in estrema sintesi, la denuncia della stampa diocesana che – tra le notizie di cronaca locale, il decimo anniversario dell’attentato al World Trade Center e il Convegno diocesano di Ancona – ha ritenuto necessario dedicare un editoriale o un commento alla manovra correttiva dei conti pubblici, promossa dal governo Berlusconi e varata dal Parlamento, con voto di fiducia, lo scorso 14 settembre. Al centro dell’attacco dei settimanali cattolici, la contraddizione tra le promesse iniziali e i risultati dalla manovra, dopo le sue tante riscritture. Una distanza abissale. Famiglia Cristiana (16/9) le definisce «promesse non mantenute». E spiega: «Dopo gli annunci dei politici di voler usare la scure per abbattere i privilegi di cui godono, la manovra chiede sacrifici ai cittadini ma risparmia proprio la casta politica».

In un editoriale del 18 settembre, il settimanale di Vittorio Veneto, l’azione, afferma che la manovra «va a tagliare non dove il grasso è più spesso (vedi la casta per eccellenza e le altre numerose caste non meno privilegiate), ma dove c’è meno forza per gridare». E si spinge oltre, auspicando «che il nostro premier faccia un passo indietro, dato che ha contribuito molto a incattivire gli animi con la sua entrata in politica in veste di liberatore provvidenziale».

Sulla stessa linea Il Corriere Apuano di Pontremoli (17/9): «Gran parte delle risorse recuperate dal governo sono prese direttamente ai cittadini». L’aumento dell’Iva, i tagli agli Enti locali, il blocco degli stipendi pubblici, chiarisce il settimanale toscano, sono misure che «deprimeranno il loro potere d’acquisto e che risulteranno inique anche in virtù del fatto che a pagare saranno le fasce medio-basse della popolazione. Il governo, in questo, una volta di più ha mostrato il suo volto più classista»: infatti, «non si è nemmeno presa in considerazione né una ri-tassazione dei capitali rientrati grazie allo scudo fiscale più generoso d’Europa, né un’imposta sui grandi patrimoni, introdotta in queste settimane pesino dal governo francese, di certo non in odore di comunismo. Sulla lotta all’evasione fiscale, niente di rilevante al di là di generiche manifestazioni di intenzioni». «Lungi l’idea di scivolare in un bieco populismo – è la conclusione – ma l’abolizione dei vitalizi e la riduzione dei privilegi ed emolumenti a parlamentari e consiglieri regionali avrebbe conferito un po’ di simpatia ad una classe politica percepita come sempre più lontana dai cittadini».

In un commento pubblicato il 13 settembre sul settimanale della diocesi ambrosiana IncrociNews e, poco dopo, anche sul settimanale di informazione dell’Umbria La Voce (16/9), su il Piccolo di Faenza (16/9) e sul giornale cattolico toscano La Vita (18/9), Nicola Salvagnin afferma che, «per la necessità di non disintegrare una maggioranza non più coesa», il governo ha prodotto una mezza manovra, un «cerotto che ha tamponato l’emorragia». Al contrario, «la “vera” manovra è stata posticipata al prossimo governo». Nel frattempo, commenta con amarezza, «la lotta all’evasione fiscale sarà certamente incrementata, stante l’impossibilità di fare peggio d’ora; e ci baloccherà nei prossimi mesi su come e quanto tagliare i costi della politica: basta che non sia tanto e subito. Una riforma del sistema fiscale più a misura delle esigenze delle famiglie, magari con figli, finisce catalogata alla voce “miraggi”».

Sulla stessa lunghezza d’onda il diocesano di Brescia La Voce del Popolo (15/9), che approfondisce, nello specifico, l’effetto depressivo dell’aumento dell’Iva sui consumi «già pesantemente penalizzati dalla crisi economica ancora in corso. I più toccati dall’aumento dell’Iva sarebbero ancora una volta i soggetti economicamente più deboli» e, conclude, tutta questa manovra di risanamento dei conti pubblici «finisce con lo scaricare addosso a chi ha già gambe “deboli” il peso maggiore del pareggio di bilancio».

In quanto voce dei territori, i settimanali cattolici hanno dedicato largo spazio anche alla denuncia dei tagli ai piccoli Comuni. “Piccoli ma molto arrabbiati”, titola con eloquenza la Gazzetta d’Alba (13/9). Anche questo taglio, affermano molti diocesani, graverà sulle famiglie più bisognose, che si vedranno ridotti servizi essenziali come trasporti, assistenza e asili. Lo sottolinea con rabbia il sindaco di Pesaro, Luca Ceriscioli, sul settimanale diocesano della sua città, il nuovo (18/9): «Altro che mettere la mano in tasca agli italiani: il governo ne ha messe dieci di mani! È la peggiore manovra che abbia mai visto, soprattutto perché è riuscita nella missione impossibile di colpire le imprese ed il lavoro insieme, e quindi lo sviluppo e il welfare».

Anche l’azione di Novara (16/9) racconta la collera dei «sindaci contro la manovra»: «La realtà è che questa manovra – affermano congiuntamente gli amministratori – ci toglie ogni alternativa: saremo costretti a fare tagli a tutti i servizi erogati». «All’orizzonte – concludono – non abbiamo solo un taglio dei servizi. Ma anche degli investimenti. Non avremo più risorse per le opere pubbliche. Il risultato? Le aziende lavoreranno di meno. Insomma, oltre che danneggiare i cittadini, [la manovra] è anche depressiva per l’economia». (giampaolo petrucci)

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