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USA: PACE FATTA TRA VATICANO E RELIGIOSE. POSITIVO IL RAPPORTO SULLA VISITA APOSTOLICA

Tratto da: Adista Notizie n° 46 del 27/12/2014

37922 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Sostanzialmente è pace fatta tra Vaticano e religiose statunitensi, oggetto da sei anni di una visita apostolica – di cui molto poco è emerso, almeno negli ultimi due anni – che ha indagato sulle comunità femminili di vita attiva (v. Adista nn. 35, 70, 102, 106, 114, 117/09; 11, 20, 46, 68/10 e 3/12). Si è conclusa infatti positivamente, con un tono conciliante, seppure con qualche critica, l’indagine avviata alla fine del 2008 dall’allora prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il card. Franc Rodé, parallelamente a quella sull’organismo che raccoglie le superiore dell’80% delle suore statunitensi, la Leadership Conference of Women Religious (Lcwr), terminata invece con altri esiti (v. Adista nn. 43, 46/09; 16/12 e notizia seguente). Il 16 dicembre scorso, in Vaticano, si è svolta infatti una conferenza stampa, presieduta dall’attuale capo dicastero vaticano, il card. Joao Braz de Aviz, e dal suo segretario, mons. José Rodríguez Carballo, cui hanno partecipato anche suor Sharon Holland, presidente dell’Lcwr, e suor Agnes Mary Donovan, a capo di un organismo di religiose statunitensi più piccolo, il Council of Major Superiors of Women Religious. Motivo dell’incontro: la presentazione di un rapporto conclusivo di dieci pagine, datato 8 settembre, contenente una valutazione complessivamente positiva della vita religiosa femminile negli Usa, ancorché, come si diceva, non completamente scevra da critiche. Oltre a questo documento generale, singoli rapporti saranno inviati alle congregazioni che sono state oggetto di una visita in loco (una novantina sul totale) e a quelle che hanno destato maggiori preoccupazioni.


Sotto esame per sei anni

Dopo una visita apostolica di “controllo” dei seminari statunitensi, nel 2005-2006, voluta dal Vaticano in seguito allo scandalo degli abusi sessuali, alla fine del 2008 era stata la volta degli istituti religiosi. Solo di quelli femminili, però: in un decreto del 22 dicembre 2008, seguito da un altro del febbraio 2009, previa approvazione di papa Ratzinger, il card. Franc Rodé indicava come scopo della visita quello di indagare «la qualità della vita delle religiose negli Stati Uniti», sospettata di una “deviazione” in direzione troppo secolare e con tendenze “femministe”, come ebbe a spiegare Rodé all’epoca. «Le religiose cattoliche – scriveva in un comunicato la religiosa scelta dal cardinale come visitatrice apostolica, suor Mary Clare Millea, originaria del Connecticut, superiora generale delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù (piccolo istituto religioso con base a Roma, v. Adista Documenti n. 35/09) – sono state impegnate nell’apostolato dell’educazione, della sanità e in molti servizi pastorali e sociali negli Usa già prima che la nazione fosse fondata. Secondo i dati del Center for Applied Research in the Apostolate (Cara) di Washington, però, il numero delle religiose statunitensi è diminuito negli ultimi 40 anni e la loro età media continua a crescere»: un calo del 54% nel numero di religiose in Usa dal 1945, e un’età media, per le religiose attive, che si aggira intorno ai 70 anni. Una visita, dunque, per capire che cosa non funzionava nella vita religiosa femminile, ma che riguardava solo le suore impegnate nel mondo, a contatto ogni giorno con i cambiamenti culturali e sociali, escludendo così le suore di clausura. Fatti i conti, la visita ha toccato circa 340 congregazioni per un totale di circa 50mila suore, impegnate nell’apostolato, «nel servizio alla Chiesa e nella società». Tre le fasi in cui si è svolta: la prima, iniziata immediatamente e durata qualche mese, consisteva in un dialogo tra le superiore religiose e suor Millea. Durante la seconda, nella seconda metà del 2009, le superiore hanno dovuto rispondere a un “questionario oggettivo” (oggetto di molte polemiche, tant’è che molte si sono rifiutate di collaborare restituendolo in bianco, v. Adista Notizie n. 2/12), mentre la terza ha comportato la visita in loco di diverse congregazioni. Nel 2011, suor Millea ha presentato in Vaticano un rapporto (v. Adista Notizie n. 2/12). Pochissimo è trapelato di questa visita, al contrario di quella parallela dell’Lcwr, condotta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il rapporto finale era dunque atteso con grande ansia.


Gratitudine e apprezzamento, ma…

Il rapporto dimostra senza dubbio il “passaggio” dalla gestione punitiva e chiusa di Rodé (andato in pensione nel 2011) a quella più dialogante di Braz de Aviz: il quale, in conferenza stampa, ha sottolineato come l’approccio della visita non fosse giudicante, ma teso all’ascolto delle difficoltà e delle sofferenze. Nel documento viene più volte espressa «gratitudine» alle suore, pur sottolineando il clima di sospetto ingenerato all’epoca dal lancio dell’investigazione, piombato come un fulmine a ciel sereno sulle religiose e dalle stesse severamente criticato. Suddividendo i risultati dell’investigazione in 11 aree tematiche, esso sottolinea il declino numerico subìto dalle congregazioni religiose femminili Usa negli ultimi 50 anni, pur riconoscendo che «l’enorme numero di religiose raggiunto negli anni ’60 è stato un fenomeno di breve durata non tipico dell’esperienza della vita religiosa nella storia del Paese». 

Il rapporto elogia il lavoro svolto dalle religiose nel vivere il carisma dei loro fondatori: esse «oggi pongono il loro carisma con creatività e generosità al servizio delle necessità della Chiesa e del mondo», sviluppando anche programmi per i laici che consentono una sopravvivenza del carisma in un’epoca in cui le vocazioni sono molto scarse. A questo proposito, il Vaticano chiede che «la differenza essenziale tra religiose e laici che hanno un rapporto particolare con l’istituto sia rispettata e valorizzata». Gratitudine, poi, viene espressa anche per l’impegno nella promozione di nuove vocazioni, anche se, in modo più obliquo, vengono criticate quelle congregazioni che hanno scelto di abolire l’abito dopo il Concilio Vaticano II: «Le candidate – si legge nel rapporto – spesso desiderano vivere in comunità formative e molte desiderano essere riconoscibili all’esterno come donne consacrate»; ciò rappresenta «una sfida per quegli istituti dove l’attuale stile di vita non enfatizza questi aspetti della vita religiosa». Critiche anche per quanto riguarda la vita di preghiera di alcune comunità: la lettura delle costituzioni delle comunità ha rivelato che queste «hanno linee guida per la recezione dei sacramenti e profonde pratiche spirituali», ma la Congregazione «chiede alle religiose di ogni istituto di valutare la propria prassi liturgica e di preghiera comune, di discernere quali provvedimenti prendere per promuovere l’intima relazione delle suore con Cristo e una sana spiritualità comunitaria basata sulla vita sacramentale della Chiesa e sulla sacra Scrittura». 

Nella sezione intitolata “Chiamate ad una vita centrata su Cristo”, la Congregazione di Braz de Aviz richiama le religiose anche a questioni che sembrano riecheggiare la “valutazione dottrinale” emessa sull’Lcwr, invitando a «non spostare Cristo dal centro della creazione e della nostra fede» e a «rivedere attentamente le pratiche spirituali e il ministero per accertarsi che siano in armonia con il Magistero della Chiesa su Dio, la creazione, l’incarnazione e la redenzione». 


Sollievo e soddisfazione

«La finalità della visitazione, “indagare la qualità della vita delle religiose negli Stati Uniti”, era stata vissuta con preoccupazione», ha detto in conferenza stampa la presidente dell’Lcwr, Holland. «Alcune congregazioni riferirono che le religiose più anziane avvertivano come se la loro intera vita fosse stata giudicata e trovata in difetto». Con tutto ciò, la visita ha dato come esito «un rapporto positivo e realistico»: esso infatti, ha spiegato, «riflette la nostra realtà, nei suoi aspetti comunitari e nelle sue diversità. I nostri traguardi sono stati riconosciuti con gratitudine, la natura delle nostre sfide è stata esaminata». Il rapporto, insomma, è marcato da «un tono incoraggiante e realistico, in cui le sfide sono state comprese, non è un documento di accusa o di soluzioni semplicistiche. A leggerlo, ci si sente apprezzate e si prova fiducia nell’andare avanti».

Insomma, le preoccupazioni iniziali di “ortodossia” delle religiose non sembrano aver ricevuto conferma, a giudicare da questo rapporto che addirittura adduce come motivo originario della visita apostolica «la consapevolezza che la vita religiosa apostolica sta vivendo tempi molto difficili». «Vorremmo acquisire – si legge – una conoscenza più profonda dei contributi delle religiose alla Chiesa e alla società, come anche delle difficoltà che minacciano la qualità della loro vita religiosa e, in alcuni casi, l’esistenza stessa degli istituti». Non solo: la Congregazione riporta il desiderio di «diverse sorelle, riferito alla visitatrice apostolica, di un maggiore riconoscimento e supporto del loro contributo alla Chiesa da parte dei suoi pastori». Un dialogo «sincero» con vescovi e clero, infatti, è necessario  per «chiarire il loro ruolo nella Chiesa e rafforzare la loro testimonianza ed efficacia come donne fedeli al Magistero e alla missione della Chiesa». Alcune hanno parlato della percezione di non essere «sufficientemente inserite nelle decisioni pastorali che le riguardano o sulle quali hanno una notevole esperienza e competenza»: a questo riguardo, afferma il rapporto, la Congregazione si impegna a «collaborare con papa Francesco affinché il “genio femminile” trovi espressione nei vari contesti in cui si prendono decisioni importanti, nella Chiesa e nelle strutture sociali». (ludovica eugenio)

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