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Per una teologia delle escluse. Dalla Bibbia la lezione delle donne

Per una teologia delle escluse. Dalla Bibbia la lezione delle donne

Tratto da: Adista Documenti n° 45 del 24/12/2016

DOC-2829. SAN PIETRO IN CARIANO (VR)-ADISTA. Da quando, nel 1968, Mary Daly pubblicò il suo The Church and the Second Sex – pietra miliare del pensiero teologico femminista – il cammino verso la riscoperta del cristianesimo come movimento egualitario di uomini e donne ha fatto passi da gigante.

In questo lungo percorso, di cui le donne sono state protagoniste, c'è chi si è occupata in primo luogo di recuperare la memoria di alcune figure bibliche, restituendo loro il ruolo che la Chiesa patriarcale aveva nei secoli occultato: pensiamo a Maria di Magdala, prima testimone della resurrezione, in seguito identificata come la peccatrice penitente; o a Giunia, che dal XII secolo fino all’attuale traduzione interconfessionale è citata con il nome maschile Junias; o a Maria, che da soggetto biblico è diventata un oggetto di devozione; o infine ad Eva, che da madre originaria è diventata la peccatrice originaria.

C'è poi chi si è occupata di affermare il volto femminile di Dio, cercando nuovi modi di esprimere il divino. E anche chi, per andare “Al di là di Dio Padre”, ha ritenuto che fosse da superare questo approccio, poiché celerebbe quel dualismo – che vuole uomini e donne complementari, attribuendo loro caratteristiche che sarebbero proprie del sesso di appartenenza (e da cui derivano distinti ruoli sociali) – creato e utilizzato dal patriarcato per il mantenimento dello status quo. Pensiamo a tutte quelle teologhe, come Elizabeth A. Johnson, che «sostengono che le donne sono in grado di rappresentare nella sua pienezza il mistero di Dio allo stesso modo, adeguato e inadeguato, in cui lo hanno fatto per secoli le immagini maschili».

Di questo percorso costituisce un tassello importante anche la ricostruzione della voce delle donne che emerge dai testi biblici. Un processo cui dà un contributo prezioso il volume La teologia delle donne alle quali Dio ha rivelato i suoi misteri di Sandro Gallazzi e Anna Maria Rizzante (Gabrielli Editori, pp. 314, euro 18; il libro può essere acquistato anche presso Adista, scrivendo ad abbonamenti@adista.it; telefonando allo 06/6868692; o attraverso il nostro sito internet, www.adista.it). Sandro e Anna Maria vivono in Brasile, a Macapá, alla foce del Rio delle Amazzoni. Lui è membro del movimento biblico latinoamericano e del Centro Ecumenico di Studi Biblici (CEBI) e insieme ad Anna Maria lavora nella Commissione Pastorale della Terra a servizio dell’organizzazione dei movimenti sociali, difendendo l'ambiente e i diritti dei poveri. Una prospettiva “dal basso” che è anche la cifra del volume, il quale nasce, come spiega nella prefazione Maria Soave Buscemi, teologa missionaria in Brasile, dalle «letture popolari e femministe frutto del cammino di liberazione che Sandro e Anna Maria hanno percorso tra i Poveri della Terra». Alle «teologie che diventarono teocrazie per legittimare re e sommi sacerdoti ed esigere tributi, offerte e sacrifici per alimentare santi e potenti, considerati, contemporaneamente, rappresentanti, mediatori e bocche, parlanti e mangianti, di un dio potente, altissimo e sempre insaziabile», Sandro e Anna Maria contrappongono, come spiegano nell'introduzione al volume, una «teologia che viene dalla “rivelazione”, che viene da un Dio che si lascia vedere, si lascia conoscere»: «È quello che Gesù ha detto, andando, come sempre, al contrario della logica ufficiale dei sacerdoti e dei dottori della legge: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai saggi ed agli esperti e le hai rivelate ai piccolini (Mt 11,25-26; Lc 10.21-22)”». 

«Noi teologi/ghe non dobbiamo correre dietro a visioni di iniziati né a speculazioni di saggi», scrivono Sandro e Anna Maria: «Dobbiamo, semplicemente, aprire le nostre orecchie a quello che dicono, molte volte anche senza parole, coloro che una società escludente e ingiusta ritiene un avanzo, il “resto” che non serve più a niente. La teologia, così come la profezia, nascono dalla fedeltà al Dio dei poveri e dalla fedeltà ai poveri di Dio. Questa duplice e indissolubile fedeltà – proseguono – ci ha portato ad ascoltare con attenzione e con entusiasmo la sempre sorprendente e indescrivibile ricchezza della voce delle donne che esce dai testi biblici. Le donne, madri, sorelle, amanti, complici della vita, sono state capaci di conoscere e di parlarci di un altro Dio. A loro – scrivono Sandro e Anna Maria – dobbiamo tutte le maggiori e più belle rivelazioni sul “nostro” Dio. Gli uomini, dopo, hanno organizzato e sistematizzato queste rivelazioni e, stando al potere, molte volte, le hanno sfigurate, deturpate, hanno cercato di dimenticarle».

Ed è proprio il cammino di «de-costruzione di tutto il “potere sopra”, arrogante, violento e patriarcale», scrive Buscemi nella prefazione, il filo rosso che tiene insieme la ricchezza delle esegesi e delle ermeneutiche: «Un cammino – conclude Buscemi – che siamo invitati a compiere anche nelle nostre realtà di società e di chiese».

Vi proponiamo uno dei capitoli che compongono il volume

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