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Crisi a sinistra

Crisi a sinistra

Tratto da: Adista Notizie n° 43 del 16/12/2017

Resto convinto che per parlare di “sinistra” bisogna ripartire da quello che scriveva don Lorenzo Milani a un giovane comunista: «Hai ragione; tra te e i ricchi sarai sempre te povero ad avere ragione. (...) Ma il giorno che avremo sfondato insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso. Quando tu non avrai più fame né sete, ricordatene, quel giorno io ti tradirò». Vale ancora, oggi più di ieri, questa riflessione profonda del priore di Barbiana; e forse è questa la “maledizione-benedizione” della sinistra: non poter mai dirci soddisfatti.

In Italia c’è oggi chi farebbe carte false per non essere considerato di sinistra e si affanna a rottamare non solo gli aspetti discutibili del passato, ma anche le utopie, gli ideali, le lotte e le conquiste sociali per le quali altri hanno speso la vita. Tragicamente questo comporta che per dimostrare di non essere più di sinistra bisogna non vedere che esistono mercati che fagocitano gli uomini per salvaguardare i profitti; che esistono violazioni delle più elementari libertà; che masse di diseredati sono derubate del diritto ad una vita almeno non indecente; bisogna negare, cioè, che esistono ingiustizie strutturali da sovvertire, sistemi di disuguaglianze da rovesciare. Non credo che esistano soltanto due categorie, l’una di sinistra, l’altra liberista; quest’ultima vincente e l’altra di cui seppellire finanche i più miseri resti. Credo che tra di esse si insinuino, con la forza di cunei, le donne e gli uomini che vivono ricacciati ai margini del sistema mondiale e a cui non è stata riservata alcuna possibilità di futuro. Tra attuali liberisti e ex comunisti convertiti di fresco al neoliberismo, queste donne e questi uomini sono la parte con la quale stare, per la quale schierarsi e da cui ripartire.

Per decenni la Sinistra si è proposta come valida alternativa ai governi democristiani e berlusconiani. Ora, dopo che il PD di Renzi ha governato l’Italia, ci si è resi conto che i problemi, vecchi o derivanti dalla crisi finanziaria, sono ancora lì, perché affrontati male o per nulla: l'immigrazione malgestita, i quartieri periferici sempre più invivibili, una povertà sempre più diffusa, la devastazione ambientale dei nostri territori, lo smantellamento della sanità e della scuola pubblica, le politiche di precarizzazione e l’annullamento delle garanzie e dei diritti acquisiti per quanto riguarda il lavoro… e una destra estrema, che non si vergogna più di dire e dimostrare apertamente di essere razzista, neofascista e neonazista.

È triste assistere allo sbranarsi tra le varie formazioni di sinistra. Perciò, forse, bisognerebbe ripartire dai fondamentali: da sempre il termine sinistra riveste alcuni significati simbolici, legati alla diversità, all’essere fuori standard, al guardare il mondo dal lato da cui la maggioranza non guarda. La sinistra è il lato dei perdenti, dei senza potere, degli esclusi, degli emarginati, dei senza lavoro, dei senza domani. Essere di sinistra non significa ridursi all’appartenenza alla sinistra storica, né ad un partito politico, o avallare le scelte di un partito solo perché si dice di Sinistra, ma significa stare dalla parte di tutti coloro per i quali non c’è spazio in un mondo che sembra esistere esclusivamente per produrre e consumare.

Bisognerà, ovviamente, aspettare per dare un giudizio su quello che sta succedendo a Sinistra, ma nei prossimi mesi converrà tenerla d’occhio, e visto che non ci è dato prevedere il futuro, non ci resta che sperare. Sperare che la crisi politica, anche se dolorosa, contribuisca a migliorare la Sinistra; una sinistra che dimostri a tutti che puntare sulle persone, sul desiderio di riscatto che è in ciascuno di noi, è più giusto che inseguire, e spesso realizzare, quelle politiche che a destra non sono mai riusciti ad imporre. L’augurio è che nel variegato e confuso mondo della Sinistra si ricominci a confrontare, a progettare insieme, ad avere la forza di proporre soluzioni giuste anche se impopolari; e che qualcuno abbia il coraggio anche di “autorottamarsi” per il bene di tutti. Per questo è necessario costruire un fronte sociale e politico ampio e articolato, per difendere quei diritti che a sinistra tutti dovremmo considerare inalienabili per la dignità di ciascuno.

* Vitaliano Della Sala è amministratore parrocchiale a Mercogliano (Av)

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