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Le “meditazioni bandite” di don Aldo Antonelli, prete “freelance” appassionato del Vangelo

Le “meditazioni bandite” di don Aldo Antonelli, prete “freelance” appassionato del Vangelo

Tratto da: Adista Notizie n° 12 del 07/04/2018

39313 SAN PIETRO IN CARIANO (VR)-ADISTA. Ciò che è bandito – secondo l’etimologia stessa della parola – è stato estromesso per pubblico bando, quindi escluso dalla comunità; è per questa ragione pervaso da un’aurea negativa (“è un bandito”, si dice infatti per intendere qualcuno che commette azioni riprovevoli). Ma in una società e in una Chiesa spesso omologate e con un senso comune dominante che tende a narcotizzare e marginalizzare qualsiasi pensiero critico, proprio ciò che viene “bandito” può risultare utile e prezioso per ricostruire un senso, sviluppare coscienza, riappropriarsi della propria identità collettiva ed ecclesiale.

Sono in questo senso davvero benvenute le Meditazioni bandite, il seme e il sale della Parola di don Aldo Antonelli, appena pubblicate per i tipi della casa editrice Gabrielli di Verona (pp. 190, euro 14: il libro può essere richiesto anche ad Adista, tel. 066868692; email: abbonamenti@ adista.it; o acquistato presso la nostra libreria online, www.adista.it), “prete freelance”, come lui stesso si definisce, con una espressione che rende bene il suo essere integralmente prete, ma anche radicalmente fuori dai rigidi schemi della gerarchia e dell’obbedienza; credente perché pensante e comunque sempre autonomo – in nome della sovranità della coscienza – nelle sue valutazioni ecclesiali e nelle sue scelte pubbliche e in campo politico. Del resto, riflessioni “bandite” non potevano che venire – in ambito biblico ed ecclesiale – da un prete come don Aldo. Già parroco ad Antrosano (Aq) presso la parrocchia Santa Croce, attualmente in pensione e Coordinatore di Libera per la Provincia dell’Aquila, Antonelli è stato spesso segno di contraddizione all’interno della Chiesa cattolica. Come quando, nel 1974 fu tra i preti che si esposero esplicitamente a favore del “No” nel referendum abrogativo del divorzio; o quando, nel 1976 prese esplicita posizione contro il Concordato tra Stato e Chiesa (erano i tempi in cui si era avviato un ampio dibattito tra le forze parlamentari e nel Paese sul tema, che sfociò poi nella controversa revisione del 1984). Ma anche quando, nel 2003, si schierò contro la Guerra in Iraq; o pochi anni dopo, quando denunciò nel suo libro dal titolo La Chiesa del Silenzio il servilismo interessato di una Chiesa foraggiata dal governo di Berlusconi. Fino agli anni recenti, con le sue posizioni “scomode” sulle unioni omosessuali, la fecondazione assistita, il fine-vita, unite alla critica sistematica verso le nuove forme che il potere finanziario, politico e religioso sta oggi assumendo.

Il suo ultimo libro raccoglie riflessioni sulla Parola di Dio, scandite dal calendario liturgico. Si tratta a volte dei brani del vangelo domenicale, altre di considerazioni fatte a partire da altri brani dell’Antico e del Nuovo Testamento, proposti domenica dopo domenica all’ascolto ed alla meditazione dei fedeli. Da essi don Aldo fa scaturire approfondimenti e sollecitazioni spesso nate da una lettura, da una occasione incidentale, da un episodio di vita vissuta. Ne emerge un quadro solo apparentemente fatto di frammenti, piccole illuminazioni, interpretazioni, proposte, sferzanti, critiche e appassionate difese che prendono spunto dalle pieghe del quotidiano. Se infatti gli spunti da cui il discorso di don Aldo prende avvio appaiono talvolta ordinari, se non addirittura banali, essi assumono però attraverso le parole del prete di Antrosano un significato diverso. Meglio: emerge dalla superficialità del reale - così come ci viene oggi proposto, raccontato, spiegato - un pensiero difforme; un punto diverso di osservazione, una parola nuova, che “scarta” i modelli interpretativi, a volte semplicistici, quasi sempre accomodanti a cui siamo ormai purtroppo abituati dai maître à penser del pensiero unico dominante, ma che è sempre profondamente radicata nelle Scritture. La “Parola” si declina così in “parole” che tentano di recuperare una capacità critica che permetta di “unire i puntini” che attraversano la complessa e caotica dimensione politica, ecclesiale e civile in cui ci troviamo. Alla ricerca di un senso più profondo. Un tentativo, insomma, per provare ad andare “oltre” gli schemi precostituiti delle teologie “vaticano-centriche”, dei riti consolatori, della prediche tipiche di chi si erge con facilità sul pulpito, ma stenta a scendere nelle profondità della storia.

I lettori di Adista troveranno in questo libro uno spirito non distante da quello che anima le nostre “Omelie Fuoritempio” (del resto don Aldo è da anni tra coloro che hanno contribuito alla crescita di questa rubrica). Anche per questo motivo l’unitarietà profonda del testo deriva non solo dal riferimento costante alle fonti bibliche, ma anche dallo spirito inquieto e non conformista di chi le meditazioni le ha concepite e messe per iscritto. E dallo spessore della fede – a definirlo così nella prefazione al libro è il teologo Carlo Molari – di un «parroco emerito, appassionato della Parola, vissuta e annunciata nella storia».  

Parte superiore del fronte di copertina del libro di don Aldo Antonelli, Meditazioni bandite (Gabrielli Editori 2018)

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