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Sinodalità e solidarieta, ricetta valdese contro il “naufragio” dei diritti

Sinodalità e solidarieta, ricetta valdese contro il “naufragio” dei diritti

Tratto da: Adista Notizie n° 30 del 08/09/2018

39478 TORRE PELLICE (TO)-ADISTA. Le migrazioni e i migranti sono stati i temi principali discussi nei primi giorni dell’annuale Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi, a Torre Pellice (To), “capitale” delle valli valdesi, dal 26 al 31 agosto, con la partecipazione di 180 “deputati” democraticamente eletti (90 pastori e 90 laici, quasi la metà donne).

Non poteva essere altrimenti. Perché il Sinodo si svolge nel bel mezzo di quella che sempre più, soprattutto dalla propaganda del vicepremier ministro degli Interni Matteo Salvini e dei suoi sodali giallo-verdi, viene fatta passare per un’emergenza. E perché da anni le Chiese evangeliche italiane sono impegnate sul fronte migranti, con il programma Mediterranean Hope, che include anche il progetto – portato avanti insieme alla Comunità di sant’Egidio – dei “Corridoi umanitari”. I numeri del bilancio sociale 2017 parlano chiaro: sono stati attivati 142 appartamenti e strutture residenziali che hanno dato alloggio a 795 migranti; sono stati operati 224 tirocini in borsa lavoro retribuita e, grazie al progetto Mediterranea Hope, sono giunte in Italia oltre mille persone.

«All’inizio c’è il peccato culturale: egoismo, menzogna e demonizzazione dell’avversario», che echeggiano in affermazioni come «la gente è stufa, se a te interessa degli altri, perché non te li prendi a casa tua?», ha spiegato, durante il culto di apertura del Sinodo, il pastore Emanuele Fiume. «Poi – ha proseguito, con evidente riferimento a Salvini – il peccato cultuale, con vangelini esibiti in campagna elettorale con ben altri intenti che la propria edificazione spirituale e, più in generale, con la religione degradata a simbolo identitario orgoglioso ed escludente. E infine il peccato sociale: la minaccia di chiusura dei porti agli immigrati da parte di settori del governo italiano al fine di esercitare una pressione internazionale ». Una minaccia che è già realtà.

«In Europa è in corso un processo politico che mira alla demolizione del patto tra popoli e Stati, rispetto al quale le Chiese non possono essere indifferenti, ma al contrario devono vigilare», ha detto Paolo Naso, coordinatore del programma Mediterranean Hope, durante l’incontro pubblico dedicato all’Europa (la sera del 27 agosto). È in atto, ha aggiunto Naso, «una liquidazione del patrimonio europeo in nome di un nazionalismo, che oggi si definisce sovranismo, che è sempre stato causa di sciagure. In realtà, non esiste una via italiana o tedesca ai diritti umani, alle politiche migratorie, alla salvaguardia dell’ambiente: tutti questi sono temi che vanno affrontati a livello europeo». E sull’attualità: «Il caso della nave Diciotti restituisce l’immagine di un’Europa gigante economico senz’anima. Ma questa è solo l’ultima parte di un film. L’idea dell’Europa, sin dalle sue origini, era e dovrebbe ridiventare il rispetto della dignità umana e dei diritti delle minoranze».

Concetti ribaditi da una dichiarazione congiunta del moderatore della Tavola valdese, il pastore Eugenio Bernardini, e del presidente della Chiesa evangelica della regione dell’Assia e Nassau, Volker Jung, che si sono mostrati scossi dall’attuale politica sui rifugiati in Germania e in Italia così come dalla  tendenza diffusa in Europa a pregiudicare il diritto d’asilo e al venir meno della solidarietà. «L’Europa perde la sua anima quando valori come il rispetto per la dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo stato di diritto e la difesa dei diritti umani sono sempre più messi in discussione», hanno detto i due. Tutti gli sforzi di solidarietà, anche quelli delle Chiese, «vengono ostacolati, impediti e messi profondamente in discussione dall’attuale politica sui rifugiati che è disumana e in parte illegale».

Per questo Bernardini e Jung fanno appello alle istituzioni e ai governi europei per organizzare un sistema di salvataggio in mare realmente civile, per evitare la criminalizzazione delle organizzazioni umanitarie che stanno attualmente salvando le persone al posto di quelle competenti e di assicurare programmi per una via di fuga sicura e un’accoglienza umanitaria generosa per i rifugiati, come il progetto dei corridoi umanitari, che è stato realizzato ecumenicamente in Italia, Francia e Belgio. «Con queste e altre alternative, quali l’opportunità di un lavoro e di una formazione per gli immigrati, i trafficanti potrebbero essere fermati e la perdita di vite nel Mediterraneo arginata significativamente».

A conferma di un impegno “non negoziabile”, il Sinodo ha fatto proprio il Manifesto per l’accoglienza (v. Adista online 8 agosto), già approvato lo scorso 8 agosto dal Consiglio della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei). «È un manifesto per affermare il diritto degli ultimi e delle persone a rischio, perché riteniamo molto gravi l’odio e la xenofobia propri del discorso politico del governo italiano – ha spiegato la pastora Maria Bonafede –. È uno strumento prezioso che a partire dalle parole di Gesù ci ricorda non solo la nostra vocazione, ma anche il mandato biblico dell’amore per il nostro prossimo e per lo straniero. E poiché ciascuno di noi è straniero per qualcun altro, accogliendo lo straniero amiamo anche noi stessi».

La Bibbia, una guida per l’accoglienza

Il Manifesto, da affiggere sui portoni di tutte le chiese evangeliche in Italia, prende le mosse da sei passi biblici, attualizzati alla cronaca. «1) “In quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l'avete fatto a me” (Mt 25,40). Dio si avvicina a noi come straniero: respingendo chi chiede il nostro aiuto chiudiamo la porta a Gesù che ci cerca e tende la sua mano. 2) “Fui straniero e mi accoglieste” (Mt 25,35). Annunciamo che la fede in Cristo ci impegna all’accoglienza nei confronti del prossimo che bussa alla nostra porta in cerca di aiuto, protezione e cure. 3) “Nel giorno che Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio” (Gen 5,1). Affermiamo che ogni uomo, ogni donna, ogni bambino e ogni bambina sono creature di Dio, a sua immagine e somiglianza, e che pertanto non si possa discriminare nessuno a causa della sua pelle, della sua religione, della sua identità di genere. Ogni forma di razzismo è per noi un’eresia teologica. 4) “Maledetto chi calpesta il diritto dello straniero” (Deut 27,19). Siamo chiamati a difendere la vita, la dignità e i diritti di migranti, richiedenti asilo, rom, minoranze etniche e religiose e di quanti sono perseguitati ed emarginati. 5) “Non c'è qui né giudeo né greco (...) perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28). L’Evangelo di Cristo abbatte le differenze etniche e ci chiama a essere una Chiesa aperta all’incontro e allo scambio, in cui italiani e immigrati vivono insieme la fede cristiana. 6) “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto (...) un samaritano (...) vedendolo, ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe versandovi sopra olio e vino, poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui” (Lc 10,30.33-34). Apprezziamo e sosteniamo chi salva le vite dei migranti vittime dei traffici illegali e garantisce il soccorso umanitario nel Mediterraneo come sui passi alpini».

Quindi, si legge nel Manifesto, «respingiamo la falsa contrapposizione tra accoglienza degli immigrati e bisogni degli italiani, perché un Paese tra i più ricchi al mondo ha le risorse per garantire l’una e gli altri e perché sappiamo che, col tempo, anche i nuovi immigrati costituiscono una risorsa per un paese come l’Italia ad alto declino demografico. Siamo impegnati a garantire corridoi umanitari a favore dei richiedenti asilo in modo che possano arrivare in Europa in sicurezza e legalmente; lo facciamo ecumenicamente (all’iniziativa partecipa anche la Comunità di Sant’Egidio, ndr) e nel rispetto delle normative europee. Crediamo nella necessità dell’integrazione degli immigrati in una società accogliente, capace di promuovere l’incontro e lo scambio interculturale nel quadro dei principi della Costituzione. Ci opponiamo alle politiche italiane ed europee di chiusura delle frontiere, di respingimento e di riduzione delle garanzie di protezione internazionale dei richiedenti asilo, tanto più quando fonti istituzionali delle Nazioni Unite attestano sistematiche violazioni dei diritti umani nei Paesi di partenza e di transito. A tutti, ma ancor di più a chi ha responsabilità istituzionali, chiediamo di adottare un linguaggio rispettoso della dignità dei migranti e di contrastare con gesti e azioni concrete atteggiamenti xenofobi e razzisti. Denunciamo e critichiamo la campagna politica contro gli immigrati e i richiedenti asilo che, a fronte di arrivi in diminuzione e perfettamente sostenibili in un quadro di solidarietà europea, esaspera e drammatizza il dibattito pubblico. Ci appelliamo alle Chiese sorelle dell’Europa – concludono gli evangelici italiani – perché accolgano quote di richiedenti asilo e spingano i loro governi a promuovere politiche di condivisione dei flussi migratori in un quadro di solidarietà e responsabilità condivise». 

* Il Tempio Valdese di Torre Pellice (To) in una foto [ritagliata] di Jan Szturc del 2007, tratta da Wikimedia Commons, GNU Free Documentation License  

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