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Dai tetti delle parrocchie parte la sfida della Chiesa alla crisi climatica

Dai tetti delle parrocchie parte la sfida della Chiesa alla crisi climatica

Tratto da: Adista Notizie n° 29 del 06/08/2022

41177 ROMA-ADISTA. Cresce il coinvolgimento del mondo cattolico italiano nella lotta al cambiamento climatico e nella tutela del creato, animato da ragioni ambientaliste ma anche teologiche. Su indicazione della 49.ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (Taranto, 21-24 ottobre 2021) – che a sua volta rilanciava l’appello di papa Francesco nella Laudato si’ – le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) rappresentano oggi una sfida concretamente attuabile dalle parrocchie, dal rilevante impatto sociale e ambientale, a livello locale e internazionale, dati gli impegni energetici assunti in sede internazionale dal nostro Paese per il 2050 (v. Adista Notizie n. 28/22). Nel documento La sfida delle Comunità energetiche. Suggerimenti sul percorso per l’avvio (bit.ly/3ISkyFM), diffuso dopo la 49.ma Settimana Sociale, il Comitato Scientifico e Organizzatore (presieduto dall’arcivescovo di Taranto mons. Filippo Santoro) chiarisce che «le “Comunità energetiche” non si riducono a una scelta tecnica, ma sono il frutto di un cammino spirituale e antropologico fatto insieme in questi anni come Chiesa in ascolto del territorio. (...). Sono un modo concreto di riaffermare “l’ecologia integrale” proposta dalla Chiesa come nuovo modello di sviluppo umano e sostenibile che ha anticipato le agende dei Governi del mondo sull’urgenza di guarire il pianeta dalle minacce del riscaldamento globale, dall’inquinamento e delle tante dimensioni dell’insostenibilità ambientale».

In attesa dei provvedimenti attuativi del Decreto legislativo 199/2021, che recepisce la direttiva europea RED II e istituisce le Cer come soggetto giuridico, già in tanti – enti locali, associazioni, aziende, esercizi commerciali, semplici cittadini, ecc. – si sono attivati per avviare studi di fattibilità e coinvolgere i territori italiani con la prospettiva di realizzare Comunità energetiche. Tra questi, anche diocesi, parrocchie ed enti religiosi. La diocesi di Roma, per esempio, ha raccolto tra le prime gli appelli della Laudato si’ e della 49.ma Settimana Sociale aprendo un dibattito sulla realizzazione delle Cer che raccoglierà probabilmente nei prossimi mesi i suoi primi frutti.

Sul sito della parrocchia romana Santissima Trinità a Villa Chigi – da sempre sensibile alla questione climatica, come peraltro dimostrano le ultime pubblicazioni del suo periodico Oltre… (bit.ly/3PW8JAx) – è stato pubblicato l’invito ai fedeli a partecipare ad un’assemblea il 14 luglio: «La SS. Trinità è tra le prime parrocchie romane coinvolte dal Vicariato per questo nuovo progetto, attraverso l’installazione di un impianto fotovoltaico sul proprio edificio, che non si limiterà all’autoproduzione di energia ma coinvolgerà, con l’eccedenza prodotta, il quartiere circostante». La realizzazione della Cer, motiva l’invito all’assemblea, rappresenta «un dono pensato per il territorio, ma soprattutto per la tutela e la sostenibilità dell’ambiente, come forte impegno della nostra comunità per l’ecologia».

«Con grande gioia la nostra parrocchia – ha dichiarato ad Adista il parroco della SS. Trinità, lo stimmatino p. Raffaele Giacopuzzi – accoglie la proposta del Vicariato di Roma di diventare parte di un progetto pilota riguardante la nascita di una Comunità energetica basata sull'uso, finalmente a disposizione della comunità, del grande spazio sul tetto della nostra chiesa per poter installare pannelli solari. Nonostante la partenza in piena estate già abbiamo ricevuto l'interesse di un certo numero di parrocchiani e contiamo poi a settembre di creare una comunità orientata all'uso solidale e alla promozione di altre installazioni di questo genere nel nostro territorio per rendere un servizio alla collettività in questo tempo di particolare emergenza energetica. Finalmente alcune linee guida dell'enciclica Laudato si’ diventano proposta concreta e la parrocchia diventa punto credibile di attenzione alla salvaguardia del creato».

Sull’importanza delle Comunità energetiche, e in particolare sul ruolo chiave che le parrocchie possono giocare nella transizione energetica, Adista ha parlato con Andrea Micangeli, ingegnere, docente di Ingegneria energetica dell’Università “La Sapienza”, con 30 anni di esperienza di impianti energetici, prima in Africa e America Latina ed ora anche in Italia. In questi mesi con alcuni studenti, colleghi ed esperti, sta incontrando assemblee territoriali nei Comuni del Lazio (su invito della Regione) per l'avvio di Cer. E ora sta iniziando a incontrare anche le prime assemblee nelle parrocchie di Roma, come quella del 14 luglio alla SS. Trinità a Villa Chigi.

Cosa bolle in pentola a Roma?

La crisi energetica e il caro bollette hanno notevolmente accresciuto la domanda di autoproduzione energetica da parte dei territori romani. La prospettiva di realizzazione delle Cer genera grande interesse e grandi speranze a ogni livello, istituzionale e civile. Ovviamente il mondo politico deve accelerare sui decreti attuativi del Dlgs 199/2021 altrimenti tutto resterà fermo e le buone intenzioni dei cittadini saranno deluse.

Come è nata l’idea di realizzare le Cer nelle parrocchie romane?

Tutto ha origine nella lucidità dell’enciclica Laudato si’, che ha suscitato l’entusiasmo di alcuni parroci (come p. Raffaele della SS: Trinità a Villa Chigi) che già si sono proposti per avviare una Cer, occasione concreta e realizzabile per dar seguito agli appello di Francesco sulla salvaguardia della Casa Comune.

Perché una Cer in parrocchia?

La Comunità energetica altro non è che una semplice Associazione di persone, fisiche e giuridiche, tra i quali possono esserci anche enti pubblici o ecclesiastici. All'Associazione devono partecipare soci abilitati a installare un impianto fotovoltaico, oltre a quelli che invece possono solo partecipare al consumo di energia elettrica pulita. Chi meglio delle parrocchie può fornire gli spazi necessari sui tetti? L'energia prodotta dai soci viene consumata nel vicinato da altri soci, e per questo l’Associazione è premiata con un incentivo economico per ristorare le bollette e per realizzare obiettivi sociali e ambientali. Gli scopi sociali ed economici dell’Associazione vengono decisi democraticamente dagli associati e questo fa della Cer un luogo di partecipazione dal basso, un vivaio di idee concrete che possono essere concretamente realizzate grazie ai fondi. Una grande opportunità per rinsaldare la comunità parrocchiale e territoriale, e per promuovere salvaguardia del Creato, pastorale sociale, diritti dei cittadini, partecipazione dal basso.

A cosa ambisce la Chiesa italiana da qui a qualche anno?

Sicuramente a diffondere il più possibile le Comunità energetiche sfruttando la rete capillare (e le potenzialità edilizie) di diocesi, parrocchie e istituti religiosi, con finalità solidale e sociale. Poi, insieme, a diffondere consapevolezza ambientale sul territorio, attraverso le parrocchie; e anche aiutare i parroci a ridurre le bollette che incidono pesantemente sul bilancio parrocchiale.

Qual’è il “valore aggiunto” del mondo cattolico alla realizzazione di una Cer?

Per il credente la Cer è una formidabile occasione di attuare un proprio diritto a favore della salvaguardia del creato, di farlo insieme alla propria comunità, sotto l’illuminante guida della Laudato si’, sull’esempio dei popoli africani e latini. Il punto 179 della Laudato si’ – «mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza. È lì infatti che possono nascere una maggiore responsabilità, un forte senso comunitario, una speciale capacità di cura e una creatività più generosa, un profondo amore per la propria terra, come pure il pensare a quello che si lascia ai figli e ai nipoti. Questi valori hanno radici molto profonde nelle popolazioni aborigene» – non solo apre a una visione multiculturale delle Cer, ma è quello che ho vissuto per 30 anni negli impianti energetici per piccole comunità e che sto vivendo con 10 giovani studenti di Ingegneria e di Economia in questo momento qui in Rwanda. Il papa ha indicato la rotta prima di tutti, con anni di anticipo, su questo nuovo modo di intendere l’energia. Questo insieme di ragioni profonde va ben oltre l’impegno alla realizzazione di una Cer per il “semplice” ristoro economico, che comunque resta una motivazione forte in un periodo di crisi come quello attuale.

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