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“Famiglia di Maria”: “emanazioni sulfuree” anche in Svizzera

“Famiglia di Maria”: “emanazioni sulfuree” anche in Svizzera

Tratto da: Adista Notizie n° 25 del 15/07/2023

41531 LOSANNA-ADISTA. Viene definita una comunità dalle «emanazioni sulfuree» l’associazione di fedeli Pro Deo et Fratribus-Famiglia di Maria – che si compone anche di un braccio presbiterale, la società clericale Opera di Gesù Sommo Sacerdote – nei due articoli pubblicati in Svizzera dal sito francofono di informazioni religiose cath.ch (2 e 4/7). L’autore, il giornalista Raphaël Zbinden, dà conto della nostra inchiesta (v. Adista Notizie nn. 44/22; 1, 3, 4, 6/23; Adista online 7/2/23; 21/4/23) e aggiunge nuovi elementi alla ricerca, specialmente per ciò che riguarda il versante svizzero della comunità che, lo ricordiamo, è sotto tutela vaticana dal 5 giugno 2022 per sospetti abusi di potere, psicologici e spirituali. Di derive di questo tipo è accusato il fondatore ed ex presidente p. Gebhard Paul Maria Sigl, sul quale è in corso un’inchiesta da parte del Dicastero per il Clero, come testimonia il comunicato della comunità stessa apparso sul sito, che parla di «presunti abusi spirituali, delle manipolazioni e del sistema di potere messo in atto dal fondatore».

In Svizzera la comunità ha una casa a Eppishausen, Turgovia (nella diocesi di Basilea), ed è anche responsabile, dal 2020, del convento di St. Scholastika, a Tübach, nella diocesi di San Gallo. Per quanto riguarda la prima, la diocesi di Basilea, contattata da Zbinden, ha confermato che il Vaticano l’aveva effettivamente informata, insieme alle altre coinvolte, nel giugno 2022 delle indagini svolte sulla Famiglia di Maria. Ma questo pare non costituire alcun problema: «La diocesi di Basilea non è coinvolta, non essendo la comunità soggetta alla sua vigilanza», è stata la risposta evasiva del vescovado.

San Gallo: come se niente fosse

Quanto a San Gallo, anche qui la diocesi ha assicurato di essere a conoscenza dei fatti, ma di non avere altre informazioni. Le laiche consacrate che vivono nel convento loro affidato a Tubach hanno detto a cath.ch che, per quanto concerne la loro comunità, «tutto continuerà come al solito».

Il silenzio della diocesi e l’asserita mancanza di informazioni sembrano piuttosto curiosi, dal momento che la diocesi fa parte dell’associazione che da un anno, insieme alla Famiglia di Maria, gestisce il convento. Il secolare e imponente complesso monumentale delle suore cappuccine (30-40 celle, edifici annessi e terreni agricoli sul lago di Costanza) era infatti stato chiuso nel 2019 per mancanza di vocazioni; erano rimaste in sei, troppo poche per badare a una così grande struttura, e ora vivono in un altro convento. E così nel 2020 la diocesi di San Gallo accettava la proposta della Famiglia di Maria di stabilirvisi, mediando un accordo tra le religiose cappuccine e la comunità, per affidarle il convento. 18 mesi dopo il “trasloco” delle anziane reduci, vi si è così trasferita una decina di laiche consacrate della Famiglia di Maria. Il 13 giugno 2022 (in concomitanza con il decreto del Dicastero per il Clero che il 5 giugno commissariava la comunità), la diocesi di San Gallo comunicava sul suo sito che il progetto di “consegna” era stato completato con la conversione formale del convento in “associazione”, che è ora titolare e responsabile del complesso e abilitata a svolgervi, si legge nel registro di commercio, «qualsiasi tipo di attività». A far parte dell’associazione – che si occuperà di tutto quanto riguarda il convento – sono i membri della Famiglia di Maria, le suore cappuccine e persino un rappresentante della diocesi di San Gallo, Claudius Luterbacher, all’epoca il cancelliere ed economo che firmò il “contratto” (poi sostituito in questo ruolo da Thomas Egon Englberger, da gennaio 2023 nuovo membro del direttivo): un legame, dunque, molto stretto con l’istituzione ecclesiale, che in questo modo entra di diritto nella sua gestione (e, si suppone, nei suoi profitti). «Il monastero non è stato venduto, né ceduto, ha solo cambiato forma giuridica. Era già personalità giuridica indipendente, ora è stata trasformata in associazione», afferma l’ex cancelliere, oggi presidente di Caritas svizzera; «La diocesi ha mediato in questa vicenda. Ed è ora membro dell'associazione per mantenere i contatti con la Chiesa locale e la diocesi». Dunque, l’unico comunicato sul sito della diocesi di san Gallo dà conto di questo passaggio, presenta un profilo della comunità e non fa alcun cenno alla sua situazione canonica, a differenza, ad esempio, di quanto avvenuto per la diocesi di Séez in Francia, che, seppure con grande ritardo, ha pubblicato qualche mese fa una dichiarazione del vescovo sul commissariamento della Famiglia di Maria e sull’indagine su p. Sigl (v. Adista Notizie n. 19/23).

E intanto p. Sigl predica ritiri

Un dato ulteriormente sconcertante che Adista ha rilevato è che il co-fondatore ed ex presidente della comunità, p. Sigl, ha continuato, nonostante l’inchiesta vaticana e nonostante sia stato deposto da tutte le sue funzioni all’interno della comunità, a tenere conferenze e ritiri. Ne è una dimostrazione un evento tenutosi durante la scorsa Quaresima in Baviera. Adista ha scoperto infatti che il 18 marzo scorso, presso il monastero domenicano di Altenhohenau (arcidiocesi di Monaco), p. Sigl («della Famiglia di Maria», come è qualificato nell’annuncio) è stato invitato a intervenire a un ritiro con una conferenza sul tema “La rinuncia quotidiana a sé come fonte di pace interiore”; a seguire, adorazione e confessione. E poi una messa, della quale non è chiaro se fosse lui il celebrante.

Le conferme di mons. Eleganti

Tra gli elementi inediti degli articoli pubblicati da cath.ch spicca certamente l’importante testimonianza del vescovo ausiliare emerito di Coira, mons. Marian Eleganti, che è stato membro della comunità per diversi anni, per poi abbandonarla ed entrare successivamente nell’Ordine benedettino. Eleganti «conferma a cath.ch la veridicità delle informazioni diffuse da Adista», si legge. «Ero entrato nella Famiglia di Maria in giovane età e alla ricerca di una devozione completa e profonda a Dio – racconta mons. Eleganti – ma, dopo alcuni anni, provavo disagio verso ciò che ci veniva offerto, in particolare questo culto pervasivo della personalità». «Al termine di un lungo discernimento – prosegue l’articolo di Raphaël Zbinden – a Marian Eleganti è parso che “il carisma proposto non fosse autentico”. Il vescovo emerito accoglie così con favore la messa sotto tutela della comunità: “L’aiuterà sicuramente ad adottare un orientamento più sano”». L’ex vescovo ausiliare ritiene anche che l'esclusione di Paul Maria Sigl sia una buona cosa: «Credo che porti con sé tutto il passato problematico legato alla comunità». 

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