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Argentina: con Milei presidente, un futuro al buio?

Argentina: con Milei presidente, un futuro al buio?

Tratto da: Adista Notizie n° 41 del 02/12/2023

41666 BUENOS AIRES-ADISTA. «Se un’azienda inquina un fiume, che problema c’è?»; «la vendita di organi è un mercato come un altro»; «la mia missione è prendere a calci nel culo i keynesiani e i collettivisti di merda»; «lo Stato è un pedofilo in un asilo con bambini incatenati e ricoperti di vaselina»; «tra la mafia e lo Stato, preferisco la mafia. La mafia ha dei codici, mantiene le promesse, non mente, è competitiva»; «il papa è il rappresentante del Maligno sulla Terra», è il «gesuita che promuove il comunismo», un «personaggio impresentabile e nefasto», un «imbecille comunista»; «dovremmo informare l’idiota di Roma che l’invidia, che è il fondamento della giustizia sociale, è un peccato cardinale»…

Questo il raffinatissimo frasario di Javier Milei, il “libertario”, l’“anarco-capitalista”, il “leone” – così si autodefinisce; in realtà un liberista di estrema destra –, eletto presidente dell’Argentina al 19 novembre con il 56% dei voti contro il 44% di Sergio Massa, che invece aveva vinto il primo turno (22 ottobre). È stato un rovesciamento inconsueto nel giro di neanche un mese (v. Adista online del 20/11), incomprensibile, si direbbe. E tuttavia bisogna osservare che la scelta infine ricaduta su Milei è il sintomo della disperazione degli argentini che pagano per un’inflazione giunta a ottobre, su base annua, al 142,7% (aggiungendosi al 72% del 2022) e che per il 55% vivono in povertà e senza alcun tipo di sussidi. E allora hanno dato retta a chi dice “rompiamo il giocattolo”, all’uomo anti-casta. Durissimo con il candidato perdente, il Clarín il 21 novembre spiega: «Il voto per Milei è una punizione per la casta che incarna la decadenza e ruba in nome della democrazia e dei diritti. E si nutre di bugie». Massa, da un anno ministro dell’Economia del governo uscente, «ha promesso di fare – rileva il quotidiano – ciò che non ha fatto in circa un anno di gestione. Voleva pure che gli credessero? Un campione. Ma la punizione è arrivata e con forza».

Confusione e contraddizione

Lasciano allibiti i propositi di Milei – in solido con la sorella Karina, che chiama “capo”, essendo la sua principale stratega e consigliera – espressi durante la campagna elettorale, con un atteggiamento inoppugnabilmente anti-casta e anti-statale, peraltro confermato nel discorso per la vittoria raggiunta: «Oggi inizia la ricostruzione dell'Argentina. Oggi inizia la fine della decadenza argentina. Finisce il modello impoveritore dello Stato onnipresente». Lo Stato è «un fastidio» che bisogna «rimpicciolire», che si potrà eliminare quando il progresso tecnologico lo consentirà.

Milei intende “dollarizzare” l’economia (anche se ora si limita a dire che «la moneta sarà quella che gli individui sceglieranno liberamente»), «chiudere la Banca Centrale» («uno slogan morale», lo definisce, «perché per noi rubare è sbagliato»), privatizzare le imprese di Stato per una drastica riduzione della spesa pubblica, eliminare sussidi e protezioni eccessive per alcuni settori privilegiati dell'economia; eliminare il controllo sui prezzi; aprire le rotte aeree con «consegna delle compagnie aeree ai loro dipendenti» («facciano un'epurazione e competano a cielo aperto»), liberalizzare la vendita delle armi, legalizzare il mercato per la vendita di organi («È un mercato come un altro, perché non posso disporre del mio corpo?»; inoltre, secondo LeGrandContinent.eu del 21/11/23, Milei «non ha escluso la possibilità (futura) di commercializzare i bambini»)…

Il tutto in un quadro, quale quello auspicato dagli economisti “ultra-ortodossi” che lo sostengono, caratterizzato da deregolamentazione, flessibilità del lavoro e apertura commerciale e finanziaria. E che nessuno fiati, perché nel programma di Milei c’è la promessa della repressione dell’eventuale protesta sociale contro le misure di aggiustamento previste dal suo governo in fieri: «Quando c'è un crimine, viene represso».

Una posizione non anarchica ma anarcoide, quella “anarco-capitalista” di Milei, un’esaltazione della libertà selvaggia ed egoistica, fuori da qualsiasi regola che impedisca i soprusi. Forse è in questo quadro che va intesa la sua negazione – come fa la persona che ha scelto come vicepresidente, Victoria Villarruel (v. Adista Notizie n. 39/23) – che la dittatura militare (1976-1983) fu pura repressione. Fu, dunque, secondo Milei, solo un monumento alla libertà della classe imprenditorial-finanziaria e poco importa che conculcò il diritto alla libertà di milioni di persone e comportò la scomparsa e la morte di migliaia di argentini?

Milei è descritto anche come persona instabile, volubile, con un passato infantile doloroso, vittima dei maltrattamenti fisici e psicologici del padre – letteralmente «calci e pugni» (parole di Milei) – e difeso solo dalla nonna e dalla sorella Karina. Viene il sospetto che la sua posizione così anti-casta sia la diretta conseguenza della ribellione alla figura paterna, con la quale però si identifica quando manifesta o difende posizioni di decisa volontà di dominio. Supposizioni che lasciano il tempo che trovano, ma non immotivate. E comunque inquietanti, soprattutto per gli argentini. 

*Foto da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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