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New York: alla seconda Conferenza degli Stati contro le armi nucleari pesa l'assenza dell'Italia

New York: alla seconda Conferenza degli Stati contro le armi nucleari pesa l'assenza dell'Italia

La seconda Conferenza degli Stati parte del Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPNW) è in corso da un paio di giorni a New York, sotto la presidenza del Messico, per valutare i progressi compiuti dalla comunità internazionale sul percorso di disarmo nucleare imposto dal Trattato, anche in virtù delle indicazioni fornite dalla prima Conferenza, che si è tenuta a Vienna nel giugno 2022 e che ha avuto come esito l’adozione di una “Dichiarazione finale”. Il documento condannava ogni minaccia nucleare e lanciava un “Piano d’Azione di Vienna” in 50 punti, una sorta di road map per impedire l’uso delle armi in circolazione e per avviarsi alla loro eliminazione totale. Nonostante la grande pressione esercitata della società civile pacifista, e nonostante la netta posizione del popolo italiano espressa in diversi sondaggi, il governo italiano – che avrebbe potuto partecipare in qualità di “osservatore” ed esprimere così la propria visione di un futuro globale senza minaccia atomica – ha disertato la prima e la seconda Conferenza.

Tra gli obiettivi della Conferenza di New York c’è anche quello di «sottolineare la necessità di abbandonare la teoria della deterrenza nucleare, che costituisce una minaccia inaccettabile per l'umanità e il pianeta, richiedendo contemporaneamente la fine del dispiegamento di armi nucleari in Stati terzi, la cosiddetta condivisione nucleare (Nuclear sharing)». Chiarisce la Rete Italiana Pace e Disarmo, che in una nota odierna riferisce dell’evento in corso, «la politica della deterrenza, presentata come una realtà oggettiva dai Paesi nucleari, è in realtà una scommessa non dimostrata, basata sulla minaccia implicita di usare ordigni distruttivi, che ha portato il mondo vicino alla guerra nucleare in diverse occasioni, mentre la condivisione nucleare è una pratica pericolosa che aggrava ulteriormente i rischi di proliferazione e di uso del nucleare. Entrambe le attività sono vietate dal Trattato TPNW».

Per scongiurare la minaccia nucleare, sottolinea ancora la Rete, è necessario coinvolgere nel dibattito quanti più Paesi possibile, soprattutto quelli che non hanno aderito al Trattato e che detengono (o sono alleati di chi detiene) ordigni nucleari. Il ruolo della società civile è, a tal fine, fondamentale per esercitare pressione sui governi ancora restii. Come dimostra l’azione dell’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN, Premio Nobel per la Pace 2017). Melissa Parke (direttrice esecutiva ICAN) ha partecipato alla Conferenza e nel suo intervento ha affermato: «Attraverso il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari stiamo cercando di emancipare l'umanità dalla minaccia sempre presente e crescente dell'annientamento nucleare, una minaccia perpetuata da un piccolo numero di Stati a scapito di tutti noi. Con questo Trattato stiamo anche lavorando per assistere le comunità che ancora soffrono per l'eredità tossica degli esperimenti nucleari condotti decenni fa, il più delle volte da potenze coloniali che hanno mostrato poca o nessuna preoccupazione per il devastante tributo umano e ambientale».

Momento di raccordo tra la istanze della società civile e le decisioni governative è stato il meeting dei "Parlamentari per il TPNW", gruppo di 23 rappresentanti eletti di 14 Paesi non firmatari, lanciato alla Conferenza di Vienna dell’anno scorso. Saranno loro a pungolare i rispettivi Parlamenti sulla necessità di accelerare sulla denuclearizzazione. «I parlamentari hanno fatto eco alle richieste della società civile verso i Governi affinché anche in futuro possano prendere parte come Osservatori alle riunioni degli Stati Parti del TPNW come passo preliminare verso l’adesione al Trattato».

La nota della Rete Pace e Disarmo informa anche dell’incontro tra una delegazione della Campagna “Italia, ripensaci” (promossa da Rete Italiana Pace Disarmo e Senzatomica) – capitanata dalla deputata Pd Laura Boldrin in rappresentanza del Parlamento italiano – e il Rappresentante permanente italiano presso le Nazioni Unite, l’ambasciatore Maurizio Massari. I rappresentanti della Campagna hanno così voluto «riportare anche a livello diplomatico le motivazioni, purtroppo non ascoltate dal governo, per cui era stata richiesta una presenza dell'Italia come osservatore alla Conferenza, in modo da favorire una partecipazione al confronto internazionale su un tema così cruciale come quello del disarmo nucleare». All’incontro si è discusso anche della necessità di portare anche l’Italia su una via di avvicinamento al Trattato, che tra le cose impegna gli Stati anche all’assistenza delle vittime di armi, test e contaminazioni nucleari.

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