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Padre dell’ambientalismo italiano e del movimento antinucleare: il saluto a Massimo Scalia

Padre dell’ambientalismo italiano e del movimento antinucleare: il saluto a Massimo Scalia

Fisico e matematico, docente all’Università di Roma “La Sapienza”; cofondatore e deputato del partito dei Verdi tra il 1987 e il 2001; tra i fondatori dell’organizzazione ambientalista Legambiente di cui è stato presidente del comitato scientifico dal 2001 al 2004; direttore editoriale di Quale Energia tra il 1981 e il 1992; dagli anni Ottanta protagonista delle battaglie contro il nucleare che hanno portato ai referendum del 1987 e del 2011; collega del fisico Premio Nobel per la Fisica 2021 Giorgio Parisi nella commissione scientifica sul decommissioning degli impianti nucleari: Massimo Scalia, uno dei padri dell’ambientalismo italiano, è morto il 12 dicembre scorso all’età di 81 anni.

Un ambientalismo fondato sulla scienza

«La morte di Massimo Scalia lascia un vuoto improvviso incolmabile» si legge in un comunicato stampa del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (CDC) – firmato dal suo vicepresidente Alfiero Grandi – diramato il giorno dopo la scomparsa del fisico matematico. Grandi ricorda, «onorato», la collaborazione «nella preparazione del referendum sul nucleare del 2011», sottolineando che Scalia «non si accontentava di declamare, ma si faceva carico di realizzare gli obiettivi possibili nel percorso storico che ha portato oggi ad una maggiore consapevolezza della grave questione climatica».

Scienziato coraggioso e «amico carissimo», Massimo Scalia è stato «persona sempre disponibile ad un impegno disinteressato, come quando ha accettato di fare il direttore scientifico dell’Osservatorio sul PNRR-transizione ecologica (promosso anche dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale) a cui dava la certezza di fare affermazioni fondate, perché era sempre pronto a correggere e precisare anche gli amici più cari».

Una figura di grande spessore che mancherà tantissimo in questi tempi incerti, «di fronte ad evidenti arretramenti di responsabili politici nella consapevolezza della crisi ambientale, al punto che il Ministro che dovrebbe difendere l’ambiente ignora perfino l’esito del referendum sul nucleare che l’ha bocciato (grazie anche al tuo contributo) e forse costringerà l’Italia a respingerlo per la terza volta».

Pioniere dei movimenti anti nucleari

Il 13 dicembre scorso, anche il WWF ha voluto ricordare l’impegno politico e civile, soprattutto contro il nucleare, di Massimo Scalia, definendolo «uno dei padri del movimento ecologista in Italia»: «Portò negli anni 80 i temi dell'ecologia in Parlamento nelle file dei Verdi, e fu il primo Presidente della Commissione Ecomafie. Pioniere dei movimenti anti nucleari, ci arrivava con tutte le competenze scientifiche di un fisico quale era. Ma è stato anche un grande divulgatore e comunicatore (tantissimi i suoi interventi sulla stampa), oltre che uomo di innata simpatia. Una figura chiave in quegli anni, un riferimento per tutti coloro che si avvicinavano al movimento ambientalista. È anche grazie a lui, a quello che ha seminato, se sono stati vinti due referendum contro il nucleare. Ha sempre coniugato il rigore scientifico con la sua visione di ambientalista instancabile, perennemente dalla parte della tutela dell’ambiente, delle fonti energetiche rinnovabili, della sostenibilità».

La forza e la concretezza

«Massimo ci mancherà tanto», afferma anche Legambiente, unendosi al cordoglio per il suo cofondatore e «instancabile sostenitore della nostra battaglia antinucleare». «La scomparsa improvvisa di Massimo Scalia ci addolora e ci coglie impreparati. Le sue competenze hanno fatto la storia dell’ambientalismo in Italia, dato forza e concretezza alla nostre battaglie per lo sviluppo sostenibile. La sua dedizione alla causa rimarrà sempre nel nostro cuore (…). Ha prodotto per Legambiente, insieme a Gianni Mattioli, il primo piano energetico nazionale di un associazione ambientalista».

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