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Tra Davos e Vaticano, il presidente argentino debutta sullo scenario internazionale

Tra Davos e Vaticano, il presidente argentino debutta sullo scenario internazionale

Tratto da: Adista Notizie n° 3 del 27/01/2024

 

41731 ROMA-ADISTA. Il nuovo presidente argentino, l’ultraliberista, Javier Mieli, fa il suo ingresso sulla scena internazionale con due importanti puntate in Europa: la prima al World Economic Forum che si sta svolgendo – Davos, 15-19 gennaio –; la seconda a Roma, dove incontrerà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sua fan, e l’11 febbraio – un po’ inaspettatamente, dati i noti attacchi di Milei al pontefice e le attuali inadempienze diplomatiche – vedrà papa Francesco in udienza privata.

Partiamo da questa visita. L’occasione è, stando ai media argentini, la canonizzazione in San Pietro, programmata per quel giorno, di Maria Antonia di San Giuseppe, più nota come Mamá Antula, argentina, beatificata il 27 agosto del 2016.

L’invito è giunto dal Vaticano, diretto al governo nazionale perché fosse rappresentato alla cerimonia della beatificazione della suora. Milei ha deciso di mettersi a capo della delegazione che atterrerà a Roma. Bergoglio vedrebbe (il condizionale è ancora d’obbligo) a tu per tu il presidente prima di accogliere il resto della delegazione. La durata del loro colloquio, nell’eventualità che sia confermato, farà capire se si sarà trattato di un incontro freddamente protocollare o “di sostanza”, se i due interlocutori entreranno nel merito delle problematiche argentine e soprattutto delle relazioni fra le due entità. Relazioni intanto non facilitate dalla mancata nomina, da parte di Milei, sia del responsabile al governo per la Segreteria del Culto, sia dell’ambasciatore presso la Santa Sede; ma soprattutto “disturbate” dagli insulti che, in campagna elettorale, Milei ha riservato al pontefice, da «imbecille comunista» a «incarnazione del maligno sulla Terra».

Sembra che il papa non se la sia presa: si è complimentato con il presidente durante una telefonata subito dopo la vittoria e ha espresso l’intenzione di visitare il suo Paese di nascita nella seconda metà dell’anno in corso. E comunque Milei ha cambiato registro: già aveva chiesto scusa al pontefice per la sua irriguardosa “esuberanza” verbale e lo aveva invitato in Argentina. A parole però, che non sono sufficienti da un punto di vista diplomatico. Ecco allora che l’8 gennaio (la data è sulla lettera) ha inviato a Francesco l’invito formale: è passato un mese e mezzo circa da quelle parole, e occorre annotare che l’invito si materializza più o meno in coincidenza con la richiesta vaticana e papale per l’occasione della canonizzazione di Mamá Antula. E allora, quale delle due ha avviato l’altra? Se invece, ed è più probabile, si è trattato di uno “scambio” concordato – di atti pur dovuti su una questione di interesse comune – balza agli occhi che non sono così fluide le relazioni fra Santa Sede e Argentina.

Il debutto a Davos contro Davos

Diretto in Svizzera nel suo primo viaggio internazionale da presidente per partecipare al World Economic Forum di Davos, Javier Milei – accompagnato dalla sorella e segretaria generale della Presidenza, Karina Milei, dal ministro delle Finanze, Luis Caputo, dal ministro degli Esteri Diana Mondino e dal capo di gabinetto Nicolás Posse – ha scambiato qualche parole con un giornalista di Infobae. Ha dichiarato, senza tanti complimenti verso l’evento che lo stava per accogliere, che il suo obiettivo è «seminare le idee di libertà in un Forum che è contaminato dall’agenda socialista 2030 e che l’unica cosa che porterà è la miseria nel mondo».

Concetto che ha ripetuto nel suo intervento a Davos il 17 gennaio. «L'Occidente è in pericolo – ha detto – perché quelli che devono difendere i valori sono cooptati da una visione del mondo che inesorabilmente porta al socialismo»; «è in pericolo perché alcuni settori aprono la porta al socialismo, che è stato un fallimento economico e culturale». «La giustizia sociale – ha sostenuto – non contribuisce al benessere generale». Tutt’altro «il capitalismo della libera impresa»: «è l'unico strumento che abbiamo per porre fine alla fame, alla povertà e all'indigenza in tutto il mondo», è un sistema politico ed economico «giusto e moralmente superiore», che ha portato il mondo oggi ad essere «più ricco, più libero, più pacifico e prospero che in qualsiasi altro momento della storia». Ergo «un uomo d'affari di successo è un eroe», un «un benefattore sociale». Convinto lui… 

*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza 

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