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RISCATTARE LA STORIA DAL PUNTO DI VISTA DELLE VITTIME. L'EREDITÀ DI MONS. GERARDI, A DIECI ANNI DAL SUO MARTIRIO

Tratto da: Adista Documenti n° 38 del 17/05/2008

DOC-1993. CITTÀ DEL GUATEMALA-ADISTA. "Vogliamo contribuire alla costruzione di un Paese diverso, è per questo che recuperiamo la memoria del popolo. Questo cammino è stato e continua ad essere pieno di rischi, ma è la costruzione del Regno di Dio a comportare rischi e solo i suoi costruttori hanno la forza di affrontarli". Così affermava mons. Juan Gerardi, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Città del Guatemala, nel suo discorso di presentazione del rapporto "Guatemala Nunca Más" nel quadro del Progetto di Recupero della Memoria Storica (Remhi) promosso dall’Ufficio per i diritti umani dell’arcidiocesi di Guatemala (Odhag), fondato da Gerardi nel 1990, con l’obiettivo di individuare le cause della violenza nel Paese e di favorire una riconciliazione che avesse come fondamento la verità, la giustizia e il perdono. Uno sforzo pagato dal vescovo con la vita: due giorni dopo la presentazione del rapporto, mons. Juan Gerardi veniva brutalmente assassinato nella parrocchia di San Sebastián, il 26 aprile del 2008.

Nel decimo anniversario del suo martirio, le forze migliori del Guatemala lo ricordano, secondo le parole del religioso marista Santiago Otero, come "il vescovo dei diritti umani, il martire della verità e della pace che ha sempre cercato la giustizia come fondamento del perdono": leggere la sua vita, fare memoria del suo lavoro - ha affermato durante il seminario internazionale "Costruendo la pace a partire dalla verità, organizzato a Città del Guatemala dal 23 al 25 aprile nel quadro delle attività commemorative del X anniversario dell’assassinio del vescovo - significa "leggere noi stessi, collocarci e ricollocarci nella geografia e nei sentimenti di quanti vogliono con tutto il loro cuore il Guatemala trasparente e diverso sognato da mons. Gerardi". Un Guatemala ancora molto di là da venire: a dodici anni dalla firma degli accordi di pace con cui, il 29 dicembre del 1996, governo e guerriglia posero fine al conflitto armato interno, le aspirazioni della popolazione guatemalteca alla dignità e alla giustizia sono rimaste largamente sulla carta.

Né è stata fatta pienamente giustizia nel caso dell’omicidio di Gerardi: dopo un processo lungo e tormentato, nel corso del quale sono stati uccisi diversi testimoni e un imputato, e alcuni giudici sono fuggiti all'estero (v. Adista nn. 57/00; 9, 25, 37 e 45/01; 77/02 e 11/03), nell’aprile del 2007 la Corte Costituzionale del Guatemala ha confermato la condanna a 20 anni di reclusione per il colonnello Byron Disrael Lima Estrada, comandante della base militare del Dipartimento di El Quiché, il capitano della stessa base Byron Lima Oliva e il sacerdote Mario Orantes, ex collaboratore del vescovo, considerato il basista. Ma i veri mandanti dell'omicidio restano senza nome. Se non c’è stata giustizia, ci sono stati in cambio innumerevoli tentativi di occultare la verità, il più clamoroso dei quali è venuto nel 2003 da due giornalisti stranieri, una spagnola e un francese, Maite Rico e Bertrand de la Grange, autori del libro Chi ha ucciso il vescovo? Autopsia di un crimine politico. Un libro "pieno di menzogne e di falsità", come ebbe a dire il direttore esecutivo della Odhag Nery Rodenas, convinto che il libro fosse stato finanziato dall'esercito del Guatemala allo scopo di creare confusione nell'opinione pubblica, cercando di dimostrare "che il sacerdote Orantes era effettivamente vincolato al crimine; che l'omicidio venne eseguito dalla banda Valle del Sol, di cui fa parte una nipote di un alto gerarca della Chiesa cattolica, e pianificato da una fazione dell'esercito del Guatemala ostile al governo Arzú, per destabilizzarlo e spianare la strada alla vittoria del Fronte Repubblicano Guatemalteco (Frg) del generale Rios Montt; che la Odha ha ingannato il popolo, manipolato i testimoni, e tenuto in ostaggio il card. Quezada Toruño, arcivescovo di Città del Guatemala; che mons. Gerardi non aveva niente a che vedere con il rapporto e che questo è lontano dalla realtà e metodologicamente viziato" (v. Adista n. 51/04).

Su tutto questo si sofferma l’articolo (pubblicato su Rebelión il 29 aprile scorso) di Mariano González, docente di Scienze psicologiche all’Università di San Carlos di Guatemala e ricercatore della Odhag, dal titolo "Saggio sulla battaglia intorno alla memoria del vescovo. Le morti di mons. Juan Gerardi", di cui riportiamo qui di seguito ampi stralci in una nostra traduzione dallo spagnolo. (claudia fanti)

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