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Ritorni il pensiero

Ritorni il pensiero

Si avvia alla conclusione una campagna elettorale che sembra essere piuttosto una campagna di analfabetizzazione politica di massa, di cui è responsabile il giornalismo non meno che il ceto dirigente al potere. Basti pensare, tra le cose insensate e impossibili, al "contratto con gli italiani" stipulato da chi non potrà nemmeno mettere piede in Parlamento.

Nella campagna elettorale è stata del tutto assente la cultura, che però si sta facendo viva alla fine, forse per disperazione. Così è stato pubblicato dalla "Campagna Sbilanciamoci" un "Rapporto" contenente un bilancio di fine legislatura, dal titolo: "Stiamo meglio o peggio di cinque anni fa?". Presentato ieri a Roma, ne pubblichiamo oggi, nella sezione "dicono i fatti" del nostro sito, l'introduzione di Luigi Ferrajoli, da cui risulta quanto sia fondo il fossato da cui dobbiamo risalire. Così come pubblichiamo una nota sull'aumento delle spese militari dell'Italia.

Sul piano propositivo la cultura invece si fa sentire con un importante appello ai candidati nonché agli stessi elettori ed elettrici del 4 marzo, accreditato da firme molto autorevoli. Notando come gli obiettivi politici di più ampia portata e decisivi per il futuro siano oscurati e distorti nell'attuale dibattito politico, il documento propone quattro vie di radicale novità: per il lavoro, un ritorno all'intervento pubblico e una rivisitazione del regime neo-liberale europeo che lo proibisce; per i capitali, la loro riconduzione a un ordine che li regoli, contro l'anarchia di una loro sovranità insindacabile; per la pace, il ritorno a una concezione non bellicista e aggressiva di difesa e l'attuazione del Capitolo VII della Carta dell'ONU; per i migranti, l'instaurazione dello "jus migrandi" come diritto umano universale e dello "jus soli" che ne consegue. Certo sono cose per la cui attuazione, peraltro imprescindibile, ci vorrà del tempo; perciò è importantissimo che intanto il 4 marzo, nonostante ogni sgomento, si vada a votare per mantenere in vita la democrazia e dimostrarne ancora la vitalità popolare, in vista delle possibilità che certamente si riapriranno nel futuro.

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