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Finanza, ecologia, immigrazione: un papa soft nell’intervista al giornale della Confindustria

Finanza, ecologia, immigrazione: un papa soft nell’intervista al giornale della Confindustria

Tratto da: Adista Notizie n° 32 del 22/09/2018

39495 MILANO-ADISTA. Si è consumata sulle pagine del Sole 24 Ore l’ultima replica di papa Francesco ai detrattori della sua linea economico-sociale. Degli attacchi a Bergoglio dei settori della destra statunitense si è tornati a parlare recentemente in relazione al “caso Viganò”, ma sono note le levate di scudi degli ultraliberisti già dal 2013, l’anno dell’uscita dell’Evangelii Gaudium. L’intervista al quotidiano di Confindustria, rilasciata al direttore Guido Gentilini e uscita in data 7 settembre, è la prima mai data da un pontefice a una testata economico-finanziaria. I concetti espressi da Bergoglio sono quelli che conosciamo, ma si può notare nel complesso una maggiore prudenza (probabilmente dettata anche dalla sede) nelle sferzate contro l’attuale sistema economico globale.

Francesco esordisce ribaltando l’assioma portante neoliberista e ricordando che «la vita sociale non è costituita dalla somma delle individualità, ma dalla crescita di un popolo». Torna quindi sul tema a lui caro della «cultura dello scarto» per fare presente come nell’attuale sistema economico i meccanismi di esclusione siano decisamente più forti del passato. «Non si tratta semplicemente del fenomeno conosciuto come azione di sfruttamento e oppressione – spiega Bergoglio – ma di un vero e proprio fenomeno nuovo: con l'azione dell'esclusione colpiamo, nella sua stessa radice, i legami di appartenenza alla società a cui apparteniamo, dal momento che in essa non si viene semplicemente relegati negli scantinati dell'esistenza, nelle periferie, non veniamo privati di ogni potere, bensì siamo sbattuti fuori». In altri termini, Bergoglio descrive l’evoluzione di un capitalismo che produce una sempre maggiore esclusione dalla stessa forza lavoro, un processo che lo porta a guardare con sospetto «i sussidi, quando non sono legati al preciso obiettivo di ridare lavoro e occupazione».

Nel corso dell’intervista Gentilini chiama più volte in causa il documento Oeconomicae et pecuniariae quaestiones (Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell'attuale sistema economico), elaborato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale (v. Adista Notizie n. 20/18). In questo testo si affrontano alcuni dei principali nodi irrisolti che hanno portato all’esplosione della crisi del 2007. Bergoglio ci torna sopra affermando che il problema di fondo si trova nell’«attuale centralità dell'attività finanziaria rispetto all'economia reale». E quindi spiega: «i soldi, quelli veri, si fanno con il lavoro. È il lavoro che conferisce la dignità all'uomo non il denaro. La disoccupazione che interessa diversi Paesi europei è la conseguenza di un sistema economico che non è più capace di creare lavoro, perché ha messo al centro un idolo, che si chiama denaro. E aggiungo, pensando ai lavoratori incontrati in Sardegna: la speranza è come la brace sotto la cenere, aiutiamoci con la solidarietà soffiando sulla cenere». A chi ricorda quel discorso tenuto a Cagliari nel settembre 2013 non può che colpire la differenza nei toni impiegati invece qui dal papa, che subito dopo illustra con un certo spirito interclassista come le imprese debbano avere un ruolo centrale dal punto di vista etico investendo sulla formazione culturale dei loro manager.

L’intervista prosegue affrontando i nodi della crisi ecologica e si chiude sull’attualità della questione dei migranti. Anche in questo caso, dopo aver riaffermato la linea dell’accoglienza, prevale una certa realpolitik. Il papa denuncia che «ci sono stati troppi silenzi», ma descrive anche un processo in cui non mancano i problemi d’integrazione, problemi che richiedono «la prudenza dei governi, affinché trovino modalità condivise per dare accoglienza dignitosa a tanti fratelli e sorelle che invocano aiuto: si può ricevere un certo numero di persone, senza trascurare la possibilità di integrarle e sistemarle in modo dignitoso. È necessario avere attenzione per i traffici illeciti, consapevoli che l'accoglienza non è facile». Come era prevedibile, la ricezione dell’intervista ha suscitato reazioni di segno talvolta opposto. Sempre sul Sole 24 ore, Carlo Marroni ha messo in evidenza come uno dei tratti distintivi dell’intervista sia ravvisabile nella volontà di Bergoglio di ancorare il suo discorso ai pilastri della dottrina sociale e alla sua storia, quasi come una sorta di difesa dagli attacchi, sempre più numerosi dall’uscita nel 2015 dell’enciclica Laudato si'. Si può anche osservare che nell’intervista non ci sono riferimenti ai tre discorsi agli incontri mondiali movimenti popolari del 2014-2016, che pure hanno rappresentato, a giudizio di molti, una pietra miliare della pastorale socio-politica di Bergoglio. Ma, come è ben noto, il pontefice è abituato a cambiare registro a seconda dell’uditorio e, probabilmente, anche della fase politica.

La sede milanese del quotidiano Il Sole 24 Ore in una foto tratta dal sito web della testata

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