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A Dio quel che è di Dio, alla scienza quel che è della scienza. Due scienziati per una fede oltre il mito

A Dio quel che è di Dio, alla scienza quel che è della scienza. Due scienziati per una fede oltre il mito

Tratto da: Adista Documenti n° 31 del 11/09/2021

DOC-3140. PERUGIA-ADISTA. Che, per la teologia, il richiamo alla scienza non sia più una scelta, ma una strada obbligata, è stato ribadito da più parti: se il cristianesimo, è stato sottolineato, vuole cercare di parlare alle donne e agli uomini contemporanei in un modo che possa ancora risultare efficace e significativo, è evidente che non potrà più prescindere da quanto sappiamo oggi dell’universo e dei suoi processi. E non c'è dubbio che quanto la scienza ci ha permesso oggi di sapere rimandi a un'immagine completamente nuova del mondo – radicalmente diversa da quella che ha permesso lo sviluppo del patrimonio simbolico teologico, dottrinale e spirituale del cristianesimo – scardinando dalle fondamenta l'antica cosmovisione geocentrica, statica, antropocentrica e androcentrica.

In questo quadro, l'antico braccio di ferro tra scienza e fede non ha più ragione d'essere: come evidenzia José Maria Vigil nel libro Il cosmo come rivelazione (Gabrielli editore, 2018), «in materia "scientifica", solo la scienza ha una parola da dire. La spiritualità, senza pretendere di possedere verità precedenti o provenienti da una fonte indipendente, costruirà proprio a partire dal contributo della scienza».

Ed è proprio in questa linea che si pone il contributo di due scienziati attenti ai tentativi di dialogo tra scienza e religioni: il fisico Maurizio Busso, docente di Astrofisica Nucleare e Fisica Moderna all'Università di Perugia e a lungo Visiting Associate al California Institute of Technology, oltre che autore di circa 340 pubblicazioni sui processi nucleari nelle stelle e sull’evoluzione nucleare dell’universo, e il medico Fausto Grignani, già professore ordinario di Medicina Interna dell'Università di Perugia, direttore della Clinica Medica della stessa Università e autore di numerosi lavori scientifici pubblicati su riviste internazionali. Così, nel loro intervento, Busso e Grignani pongono l'accento sul ritardo accumulato dalla Chiesa in relazione alle «conquiste non più negabili del pensiero moderno», invitandola a superare l'impostazione tradizionale quale si riflette per esempio nel Catechismo della Chiesa Cattolica. «E non solo a parole, come si fa ora nelle disquisizioni dei teologi, che senza smentite formali dei contenuti del catechismo appaiono assai ipocrite; ma nei fatti, nella predicazione quotidiana e correggendo e riformulando la dottrina». Non senza evidenziare l'enorme riserva di senso rappresentata, anche e soprattutto per l'umanità contemporanea, dall'insegnamento di Gesù «come una spinta all’empatia, alla cooperazione e all’altruismo, proposti da lui come esperienza di vita», molto prima che i moderni orientamenti scientifici respingessero il concetto sottostante all’espressione homo homini lupus. «La scienza lo scopre duemila anni dopo Gesù: perché rinunciare a sottolineare questo fondamentale primato religione, che invece si perde in un linguaggio che allontana?». E concludono: «Diamo a Dio quel che è di Dio; diamo alla scienza quel che è della scienza. E lasciamo al Mito tutto il resto».

Qui il loro intervento.  

* Giotto, Ascensione del Signore (affresco, 1304-'06), fonte Web Gallery of Art, immagine [ritagliata] originale e licenza tratta da wikimedia commons

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