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Chiesa tedesca, adesso è il momento di agire! L'appello di una vittima di abusi

Chiesa tedesca, adesso è il momento di agire! L'appello di una vittima di abusi

MONACO-ADISTA. C'è una frase centrale nella presentazione del rapporto dello studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl sugli abusi nell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga, ed è dell'avvocato dott. Wastl, pronunciata durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto il 20 gennaio: «Fino al 2010 non si è tenuto conto delle vittime... Di quante altre indagini il Paese ha bisogno per far fronte a questa constatazione?». La rileva, in un articolo su katholisch.de, Johannes Norpoth, egli stesso vittima di abusi: «In relazione alle cause sistemiche degli atti e ai meccanismi di insabbiamento, il rapporto di Monaco non ha portato alcun sostanziale incremento di conoscenze» afferma, consapevole che gli studi ancora in corso a Münster, Paderborn ed Essen «non forniranno nuovi sostanziali approfondimenti sulla violenza sessuale, gli abusi e gli insabbiamenti nella Chiesa». Non è una novità nemmeno «l'irresponsabilità che i vari livelli gerarchici dell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga hanno manifestato in un gran numero di casi. L'incredibile mancanza di empatia nei confronti delle vittime e dei sopravvissuti alla violenza sessuale che continua ancora oggi. L'incapacità di riconoscere e assumersi la propria e personale responsabilità». E persino il ruolo di Ratzinger non è una vera novità. No: ciò che realmente rilevante e fa paura è «l'affermazione dell'esperta dott. Westpfahl sulla questione se nel periodo dal primo al secondo rapporto, cioè dal 2010 al 2021, si sarebbe notato un mutato atteggiamento da parte di almeno un partecipante dei vertici diocesani. La risposta è stata: no! Il vero scandalo è che - dopo più di un decennio di discussioni sugli abusi e sulla sua prevenzione - sta diventando chiaro che i responsabili non hanno ancora capito cosa provoca la violenza sessuale nelle vittime e nelle loro famiglie, ma anche cosa significa questa crisi per l’esistenza della Chiesa in questo momento».

Insomma, denuncia Norpoth, «12 anni dopo la prima grande ondata dello scandalo degli abusi, non c'è stato alcun cambiamento nella coscienza, nessun ulteriore sviluppo dell'atteggiamento interiore nell'arcidiocesi e oltre. L'obiettivo principale è ancora la protezione incondizionata dell'organizzazione. Ma il risultato di questo modo di pensare al limite della perversione è esattamente l'opposto: è il fallimento morale di una Chiesa che cerca di nascondere la brutta faccia degli abusi dietro magnifiche vesti e altari barocchi».

Molto ci si attende nelle prossime settimane: il Consiglio permanente della Conferenza episcopale tedesca, il vertice del Comitato centrale dei cattolici e la 3a Assemblea sinodale, attori chiave della Chiesa cattolica in Germania in programma, avranno l'opportunità di prendere decisioni coraggiose.

«Se non lo faranno, allora molti dei credenti rimasti prenderanno una decisione: non con coraggio, ma in modo più radicale, più rapido e più deciso di quanto un leader della Chiesa possa essere in grado di insabbiare crimini o ostacolare il loro perseguimento. Il tempo di nascondersi dietro istituzioni e sistemi, dietro rapporti, studi e analisi è finito: ora è il momento di agire!»

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