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Abusi a Monaco: p. Zollner,

Abusi a Monaco: p. Zollner, "nella testimonianza di Ratzinger manca il lato umano"

BERLINO-ADISTA. Joseph Ratzinger, con la correzione, il 24 gennaio, della sua testimonianza resa durante l’indagine sugli abusi a Monaco dello studio legale WSW, sembra aver seguito il parere espresso il 22 gennaio, in un’intervista all’agenzia cattolica tedesca KNA, da p. Hans Zollner, membro della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori sin dalla sua creazione e presidente dell'Istituto di Antropologia: Studi Interdisciplinari sulla Dignità e la Cura della persona umana della Pontificia Università Gregoriana di Roma. «Dovrebbe fare una dichiarazione semplice e personale», aveva auspicato Zollner; «In essa, potrebbe dire "Non ricordo di aver preso parte all'incontro in questione. Se c'ero, ho sbagliato e mi scuso. Anche se gli psicologi in quel momento hanno dato una valutazione diversa di quei casi, io avrei dovuto dedicare maggiore attenzione alla questione. Mi scuso per questo”».

La dichiarazione tardiva di Ratzinger, tuttavia, è piuttosto carente dal punto di vista dell’assunzione di responsabilità, in quanto attribuisce a un errore redazionale la sua originaria affermazione di estraneità al famoso incontro dell’ordinariato del 1980 in cui si decise il trasferimento a Monaco da Essen del prete pedofilo Peter H., già condannato.

Nell'intervista, Zollner, che è stato interrogato dallo studio legale di Monaco Westpfahl Spilker Wastl durante la preparazione del rapporto, afferma di aver offerto la sua valutazione «sulla base delle conclusioni teoriche degli esperti». «Ciò che rende così prezioso questo ultimo rapporto – ha osservato - è il suo approccio globale. Perché non si occupa solo degli aspetti legali, ma misura anche ciò che è accaduto contro l'immagine di sé della Chiesa». Non solo ma dimostra «che un rapporto di esperti assegnato e finanziato dalla Chiesa può benissimo essere indipendente. Le questioni sono affrontate in modo chiaro e la metodologia ha funzionato: non solo i documenti sono stati valutati, ma anche le vittime sono state incluse e i testimoni contemporanei interrogati».

Quanto alla memoria di 82 pagine consegnata da Ratzinger e allegata agli atti dell’indagine, «mi ha sorpreso - afferma il gesuita - che si limitasse solo agli aspetti giuridici, testimoniali e canonici. Manca la consapevolezza che vi fosse coinvolto anche il lato umano e la percezione esterna. Lo si può vedere nell'esempio del prete che si masturba davanti a ragazze minorenni: siccome non c'è stato alcun contatto fisico, non costituisce un abuso, secondo la dichiarazione firmata da Benedetto. Per inciso, ho sentito esprimere grande stupore in Vaticano per il fatto che questa affermazione non sia stata concordata con altre parti».

Ora, dopo la pubblicazione del rapporto, «va lentamente riconquistata la fiducia di chi è stato danneggiato, possibilmente ampliando l'ufficio di un difensore civico, che è più di un interlocutore diocesano. Bisogna andare nelle comunità e nelle famiglie dove ci sono state, e ci sono tuttora, irritazione e divisioni. Per creare un clima in cui le ferite possano rimarginarsi».

Quanto ai responsabili ecclesiastici indicati come responsabili nel Rapporto, secondo Zollner «ognuno individualmente dovrebbe assumere una posizione concreta, percepibile e comprensibile e segnalare che ha capito. L'avvocato (Marion) Westpfahl ha detto una cosa che ho notato anche nelle mie discussioni con i teologi: i rappresentanti della Chiesa danno l'impressione di non credere al potere del sacramento della riconciliazione - la confessione - quando si occupano dei peccati e dei fallimenti di chi è in posizione di responsabilità. Esame di coscienza - in questo caso: la perizia - confessione, pentimento e atto di riparazione: tutto questo, secondo l'insegnamento cattolico classico, è una condizione per il perdono. Questo vale per i singoli, ma anche per le diocesi e le Conferenze episcopali».

*P. Hans Zollner. Foto di Rebecski / Wikimedia Commons. Immagine originale e licenza

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