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 “Operai del Vangelo”. in un libro, padre Nogaro commenta la parola “nuda

“Operai del Vangelo”. in un libro, padre Nogaro commenta la parola “nuda

Tratto da: Adista Notizie n° 16 del 07/05/2022

41064 CASERTA-ADISTA. Quando era vescovo di Casera, Raffaele Nogaro è stato uno dei pochi, costanti, punti di riferimento per quella parte di Chiesa italiana che sommariamente (ma con un certo grado di imprecisione) si può definire conciliare e progressista e che specie negli anni ‘90 (quelli cioè dominati dall’egemonia ruiniana) stentava a trovare interlocuzione presso l’episcopato italiano. Integralmente e radicalmente evangelico nel suo modo di vivere, testimoniare, predicare (predicare non in senso clericale, ma nel senso letterale di “dire prima degli altri”, in modo profetico), padre Raffaele ha recentemente riunito in un libro alcune sue riflessioni sul Vangelo. Lui, che si è sempre definito solo e semplicemente un “innamorato di Cristo” è stato convinto da alcuni dei tanti “discepoli” che ancora lo seguono nell’esperienza di piccola Chiesa che lui continua ad animare a Caserta da quando ha lasciato il ministero episcopale, a mettere per iscritto l’urgenza di fare della Parola il criterio fondamentale su cui misurare la vita e l’impegno dell' “operaio del vangelo”.

Ecco quindi riuniti in un volume, che si intitola appunto Gli operai del Vangelo (Vozza 2022, pp. 312, euro 10: il libro può essere richiesto ad Adista, tel. 06/6868692; fax 06/6865898; e-mail: abbonamenti@adista.it; oppure acquistato online sul sito www.adista.it), una serie di riflessioni, 72 in tutto, per le quali padre Raffaele ha seguito una indicazione che proviene da un passo del Vangelo di Luca (10,1-2), in cui si racconta di come Gesù abbia scelto 72 discepoli da inviare a due a due in ogni città. Ma 72 è anche il numero citato da Genesi 10 – ricordano nella prefazione i curatori del volume, Maria Antonietta Floris, Pasquale Maiello e Angela Gargiulo – «a rappresentare tutte le nazioni, a significare un invito rivolto a tutti, senza distinzioni. Non un metodo, ma l'esigenza insopprimibile di annunciare il Vangelo del Cristo, il bisogno paolino di “Guai a me se non annuncio il Vangelo”».

«Il discepolato – spiega padre Raffaele nella sua introduzione – è di coloro che sono chiamati dal Signore e soprattutto di coloro che vogliono seguire Gesù (si vis, “se vuoi”) fin dall'inizio. La testimonianza viene coordinata, ma non ha gerarchie. Negli atti degli apostoli che descrivono la vita dei credenti nel Cristo risorto si vede Pietro avere una supremazia morale, ma non gerarchica. La proclamazione del Vangelo viene fatto in libertà da coloro che sono sollecitati dallo spirito. Infatti, la testimonianza di Stefano non è meno valorosa di quella di Pietro. Così quella di Filippo, quella di Barnaba, quella di Paolo. Non si sa quale direzione abbiano preso i 12 ma, fatta eccezione per Giovanni e Giacomo, dei quali almeno in parte si conosce testimonianza, degli altri non si sa dove abbiano svolto la loro missione». Il libro è così costituito da 72 “stazioni”, termine che riporta alla via crucis, ma che – ricordano opportunamente i curatori del libro – rimanda soprattutto al fatto che «la missione che fu di Gesù e dei dodici primi apostoli, è la stessa degli altri settantadue, che vuol dire di tutti gli altri che verranno dopo, perché a tutti è donato lo Spirito di Dio». Insomma, «gli operai del Vangelo siamo tutti noi quando con la nostra vita, indossiamo il grembiule del servizio e con umiltà e gratuità testimoniamo ai nostri fratelli la Parola di Gesù, proclamando un vangelo non sognato ma concreto, perché vissuto, incarnato nelle pieghe più profonde dell'umanità ferita e rivolto a tutti senza alcuna distinzione».

A leggere le pagine scritte da padre Raffaele ci si trova di fronte a una prosa essenziale, che rende la radicalità della scelta evangelica con la radicalità di un lessico asciutto, che va all’essenziale. E che attraverso una parola “scolpita” mostra contenuti che rivelano il senso profondo di un messaggio spesso mistificato o occultato. «La Chiesa è per natura missionaria, ma lungo i secoli è diventato una grande istituzione politica preoccupata di difendere il proprio prestigio. Oggi è in crisi anche per l'incongruenza dei suoi linguaggi legati al passato», scrive padre Raffaele. E se la religione «è una realtà fondamentale dell’esistenza umana», perché «pone il problema del significato della vita su questa terra, esamina i valori che la sostengono e la promuovono, segnala il posto dell’essere umano sulla terra, costruisce il piano della salvezza dell’uomo», è però anche vero che «la religione è sempre il prodotto della cultura umana normalmente la religione occulta il vangelo». Però «il vangelo non è una religione». Nogaro nella sua introduzione fa poi alcune affermazioni che si rivelano fondamentali per comprendere il significato delle sue “stazioni” e del discepolato: «Gesù non ha fondato nessuna religione. Gesù non ha proclamato nessuna dottrina teologica. Gesù non ha fatto nessun discorso su Dio. Gesù non ha fondato nessun culto. Gesù non ha fondato nessuna classe clericale. Il vangelo viene a proclamare a inaugurare il regno di Dio sulla Terra. Il regno di Dio è il rinnovamento dell'intera umanità e la conversione del senso della storia umana che non è più il tempo della fine, ma l'impegno fino alla crocifissione per raggiungere la trasfigurazione la vita senza fine l'operaio del vangelo e la segnaletica che indirizza il regno di Dio perché li metti in essere tutti i doni dello spirito Santo».

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