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Natale 2022: Women, Life, Freedomwom

Natale 2022: Women, Life, Freedomwom

La notte di Natale del 1223 San Francesco, a Greccio, “inventò” il Presepe, per avvicinarsi il più possibile all’esperienza unica del primo Natale. Il Presepe parlava alla gente del suo tempo e da allora, racconta la povertà “incarnata” in ogni tempo (e come potrebbe raccontare altro!). Poi sono nati quelli artistici, in una specie di cristallizzazione della Natività, ma sempre con qualche aggiunta di riferimenti contemporanei, a volte discutibili: i vestiti delle statuine, le botteghe, i pastorelli con il volto dei vip. Il Presepe parla di noi e dell’impoverimento che colpisce tutti, soprattutto i più poveri; parla della pandemia, della guerra, dei migranti. Noi spesso, da quel primo Natale abbiamo tentato una conciliazione impossibile tra il “Bambino deposto nella mangiatoia” e il nostro egoismo. Ma come accadde ai pastori, Dio continua a provocarci con dei segni “strani”, perché possiamo riconoscerlo facilmente, e come quello della mangiatoia di Betlemme, si tratta sempre di segni inconfondibili.

Anche quest’anno mi sono chiesto: oggi come nascerebbe Gesù, dove e in quale situazione si incarnerebbe? Quest’anno lo vedo con sua madre che non si chiama Maria ma Mahsa Amini, non è palestinese ma iraniana, ed è stata ammazzata a 22 anni perché portava il velo messo male; un assassinio di matrice religiosa fondamentalista e bigotta, da parte di persone che confondono la loro disumanità con la volontà di Dio (anche se lo chiamano con un nome diverso). Ma Dio non ha mai imposto il velo ad alcuno, anzi non ha mai imposto nulla, siamo noi che bestemmiandoLo, spacciamo per Sua volontà la nostra voglia di dominare l’altro. Noi cristiani lo abbiamo fatto per secoli con le Crociate, l’Inquisizione, i processi ingiusti, le torture e i roghi, le guerre di religione, l’uccisione di migliaia di indigeni del “nuovo mondo”, costretti a scegliere tra la Croce e la spada, fino al “Gott mit uns (Dio è con noi)” dei nazisti di Hitler.

Dal giorno del funerale della “Maria” iraniana, le donne islamiche non hanno più chinato il capo di fronte al violento attacco ai loro diritti, anzi quel capo l’hanno scoperto dal velo, in segno di protesta contro coloro lo impongono, spacciandosi per rappresentanti di Dio.

La Madonna del nostro Presepe non ha volto, perché ha quello di tutte le donne, le mamme, gli uomini, le bambine, i bambini, maltrattati, uccisi e calpestati nei loro diritti; è le donne dell’Afghanistan, dell’Africa, del Medioriente, del civile occidente con i troppi femminicidi; è tutti gli ultimi e i disperati della terra. Perciò questa Madonna infonde in noi tanta speranza. Una speranza che è anche una promessa, la grande promessa di Dio racchiusa nel Natale: Egli condivide sempre la sofferenza dell’umanità provocata dall’Erode di turno. Perché Dio ha deciso di intrufolarsi nella Storia e diventare uno di noi, un essere umano pure lui; e non è una lezione da poco! Bisogna pensare con terrore, e non per un momento soltanto, alla voglia attualmente diffusa di non mescolarsi agli altri, bisogna pensare con sgomento ai miti risorgenti della razza, ai rigurgiti di autoritarismo e di teocrazia, al modo in cui trattiamo gli stranieri, i diversi, chi non la pensa come noi: gente da cui stare alla larga, meglio mettere il mare o il filo spinato tra noi e loro.

E invece, apriamole bene le nostre orecchie all’annuncio di Dio: è iniziato il grande melting pot tra noi e Lui, il Dio meticcio. Prepariamoci ad adorarlo, a cadere in ginocchio, forse sconvolti, davanti al nostro Dio che quest’anno si incarna anche in quelle donne iraniane che hanno scelto con coraggio, anche per noi, di togliersi quel velo imposto da uomini che si camuffano da portavoce Dio, mentre Dio sceglie proprio quelle donne come Sue rappresentanti; come scelse Maria di Nazareth, capace di trasgredire alle stupide tradizioni umane, spacciate per volontà di Dio, che non permettevano alle donne di decidere senza sottomettersi alla volontà del maschio, padre, fratello o marito: Maria, come Mahsa Amini e le donne iraniane, rischiando la vita, disobbedì ai bigotti travestiti da religiosi e gettò via il “velo” del dominio patriarcale di tutti i tempi. Decidendo con libertà, permise a Dio di irrompere nella nostra Storia.

Come allora, Dio irrompe nel nostro oggi attraverso il gesto libero e rischioso delle donne iraniane. Un gesto semplice, di quella semplicità che cambia la Storia e fa progredire tutta l’umanità.

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