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Il popolo dell'Ecuador ha deciso: alt! alle trivellazioni di petrolio e all'estrazione di oro. Un nuovo inizio per l'Amazzonia?

Il popolo dell'Ecuador ha deciso: alt! alle trivellazioni di petrolio e all'estrazione di oro. Un nuovo inizio per l'Amazzonia?

Domenica 20 agosto è stato ben l’82% degli ecuadoriani a recarsi alle urne per eleggere il presidente della Repubblica. Nessun candidato ha raggiunto la metà dei voti più uno. Quello che ha incontrato il maggior favore è Luisa González, 45 anni, rappresentante del movimento Revolución Ciudadana che ha raccolto il 33,17% dei voti, seguita da Daniel Noboa, 35 anni, imprenditore, rappresentante del movimento di centro-destra Adn, cui è andato il 24,16% dei consensi. A seguire, a distanza, anche Christian Zurita, il giornalista che ha sostituito in corsa Fernando Villavicencio, ucciso dai narcos in campagna elettorale. Sarà il 15 ottobre la giornata del ballottaggio e saranno le alleanze che i due candidati riusciranno a stabilire a determinare la vittoria.

La forte affluenza è stata probabilmente sostenuta dal fatto che gli ecuadoriani erano chiamati a votare anche per due referendum che miravano a fermare l’uno le trivellazioni petrolifere nel parco nazionale Yasuni, nell'Amazzonia ecuadoriana, l’altro l'estrazione di minerali e oro nel Choco Andino, non lontano da Quito. Ebbene, i cittadini hanno proprio decretato alt! con il loro voto, «una decisione storica – sottolinea Vatican News il 22 agosto – che potrebbe rappresentare un primo passo per la difesa dell’Amazzonia».

In questo senso l’impegno della Chiesa amazzonica è totale. «Ho sentito che, come pastore della Chiesa di Aguarico, insieme a tutti gli agenti pastorali, l’evangelizzazione sarà possibile solo se saremo capaci di impegnarci nella difesa della nostra Casa Comune, la nostra giungla amazzonica, come richiesto da Papa Francesco», afferma mons. José Adalberto Jiménez Mendoza, che guida il Vicariato Apostolico di Aguarico (Orellana, Regione Oriente) in una lunga intervista rilasciata a Omnes, portale di informazione in particolare cattolica (22/8; integrale qui) . «Ho sentito la chiamata a una pastorale congiunta che, come asse trasversale, avesse come obiettivo principale le persone concrete, fino a condurle con Cristo a vigilare sulla cura del creato in questa sacra selva amazzonica», seguita. E proprio dal suo racconto emerge l’importanza della vittoria dei due referendum. «Nel nostro vicariato – dice - i tre principali problemi ecologici che dobbiamo affrontare sono: 1. Sfruttamento irresponsabile del petrolio che ha prodotto più di mille fuoriuscite di petrolio negli ultimi 10 anni; 2. La deforestazione predatoria che distrugge centinaia di ettari ogni giorno, senza considerare la riforestazione; 3. Estrazione illegale senza rispetto delle norme ecologiche più elementari che ha avvelenato i fiumi con metalli pesanti come: mercurio, cadmio e cianuro».

Aggiunge che «il processo di opzione ecologica è per me un'eredità trasmessami da Papa Francesco, che quando mi ha ricevuto in Vaticano alla mia presentazione come nuovo Vescovo mi ha detto: "Abbi cura della giungla e della sua gente". In realtà devo ancora fare dei passi verso la “conversione ecologica”, ma sono in cammino insieme ai missionari del mio Vicariato».

«L’Amazzonia ecuadoriana – spiega ancora - occupa circa la metà del territorio nazionale dove vivono un piccolo numero di popolazioni indigene e contadini, il che la rende una regione complessa, afflitta da una situazione particolare perché i governi successivi hanno visto in questo territorio apparentemente disabitato una zona di attività mineraria, vegetale sfruttamento, ma allo stesso tempo un territorio da colonizzare. Negli anni '50 nel nostro Paese iniziò lo sfruttamento petrolifero, tanto che fu favorito anche l'insediamento di lavoratori, che inavvertitamente invasero i territori delle popolazioni aborigene».

Ma «queste città sono vittime del boom petrolifero che trasforma le loro terre ancestrali in una semplice fonte di risorse da sfruttare». Nel Sinodo per l’Amazzonia del 2019 – ricorda - sono emersi i gravi abusi subiti da questi popoli, che riscontrano nei governi dell’epoca una totale indifferenza di fronte all’ingiustizia di cui sono vittime in nome di un presunto sviluppo al quale non partecipano , quindi, in cambio della ricchezza sfruttata, hanno mietuto povertà, mancanza di accesso all’istruzione e alla sanità, tanto più quando l’estrazione di ricchezza dall’Amazzonia ha causato la comparsa di malattie catastrofiche legate allo sfruttamento minerario e petrolifero, come la cancro della pelle e dello stomaco, nonché malformazioni congenite. (…). Come Chiesa evangelizzatrice che annuncia la buona novella a tutti i popoli, ci siamo anche trovati di fronte alla sfida profetica di denunciare coraggiosamente questi oltraggi, invitando le autorità governative locali e nazionali a sensibilizzare sul piano ecologico e sociale».

*Foto di Andre Deak tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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