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La Chiesa romana secondo Buonaiuti, teologo modernista e moderno

La Chiesa romana secondo Buonaiuti, teologo modernista e moderno

Tratto da: Adista Notizie n° 36 del 28/10/2023

41626 ROMA-ADISTA. La ristampa, presso l’editore Gabrielli di Verona, di un’opera fondamentale di Ernesto Buonaiuti, La Chiesa Romana (a cura di Vittorio Bellavite e Pietro Urciuoli, pp. 252, euro 17; il libro può essere acquistato anche presso Adista: tel. 06/6868692, email: abbonamenti@adista.it, internet: www.adista.it) rappresenta un passo importante nell’opera di riabilitazione di questo importante figura di teologo e intellettuale, che fu prima allontanato dalla cattedra universitaria per essersi rifiutato, con pochi altri docenti (appena dodici), di giurare fedeltà al regime e poi nel 1926 addirittura scomunicato (scomunica mai revocata e anzi più volte ribadita) per aver preso le difese del movimento modernista.

Buonaiuti, teologo, accademico, antifascista, storico del cristianesimo, uno dei massimi esponenti del modernismo italiano, non è mai stato riabilitato dalla Chiesa cattolica, nemmeno sotto il pontificato di Francesco che pure – per la verità più nelle forme che nella sostanza – ha manifestato vicinanza a diversi tra teologi, preti, vescovi, religiose e religiosi che in passato hanno subìto l’ostracismo (se non la censura canonica) dell’istituzione ecclesiastica. Il modernismo rappresenta inoltre una visione teologico ecclesiale che dovrebbe essere stata ormai totalmente elaborata dalla Chiesa contemporanea, soprattutto dal Concilio in poi. Eppure, misteriosamente, l’ostracismo verso Buonaiuti resta, anche se negli ultimi anni – specie grazie alla mobilitazione di riviste come Tempi di fraternità e di realtà di base ecclesiali come Noi Siamo Chiesa – si moltiplicano le voci che ne chiedono una riabilitazione piena, anche in considerazione del rigore civile e morale che portò Buonaiuti a rifiutare qualsiasi adesione, anche solo formale, al regime fascista.

La nuova edizione del libro, pubblicato originariamente nel dicembre 1932 per la casa editrice Gilardi e Noto di Milano, rientra in un più ampio progetto di ripubblicazione di alcune opere di Buonaiuti, per dare corpo all’appello che nel 2014 fu lanciato dal “Comitato per una migliore conoscenza e per la riabilitazione di Ernesto Buonaiuti nella Chiesa e nella società” e che negli anni è stato sottoscritto da centinaia di esponenti della cultura cristiana e laica e di qualificati movimenti e associazioni della società civile.

Certo, non conforta il fatto che alla presentazione ufficiale del volume, avvenuto il 3 ottobre scorso presso la parrocchia di S. Maria Incoronata a Milano, il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, in collegamento streaming, abbia candidamente confessato di non sapere (o forse di non voler dire, per non ingenerare speranze nei presenti) quali passi possano essere compiuti presso i dicasteri vaticani per restituire alla figura di Buonaiuti la dignità che merita. Forse, come durante la presentazione ha evidenziato Gilberto Squizzato, che della nuova edizione del libro firma la prefazione, le sanzioni sofferte da Buonaiuti, che sono state talmente brutali da includere anche la proibizione assoluta a entrare in qualsiasi chiesa – nonostante Buonaiuti avesse accettato il vincolo di obbedienza conseguente alla sua ordinazione – obbligherebbero la Chiesa non solo a una riabilitazione canonica, ma anche alla necessità di chiedere perdono per l’accanimento usato nei confronti di un uomo mite e obbediente.

Nel merito, il libro di Buonaiuti si compone di cinque capitoli, che analizzano la Chiesa romana sotto diversi aspetti: quel che la Chiesa pretende di essere; quel che è stata; quel che è; quel che potrebbe essere; quel che sarà. Gli elementi che fanno del libro un testo ancora molto attuale sono molti. Soprattutto il fatto che Buonaiuti sottolinei come, se da una parte la Chiesa gerarchica proclami da duemila anni di essere l’unica depositaria dell’insegnamento di Cristo e l’unico tramite per la salvezza, dall’altra l’istituzione ecclesiastica si è sviluppata in senso progressivamente ed esclusivamente verticistico e si è allontanata sempre più dalla comunità fondata da Gesù a causa soprattutto di un processo di burocratizzazione della Curia, del primato del ministero ordinato su ogni altro ministero, dell’istituzione del celibato obbligatorio, dell’accentramento teologico e del dogma dell’infallibilità papale sancito da Pio IX

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