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L'accordo con l'Albania mina i diritti umani: appello del Tavolo Asilo a governo e Parlamento

L'accordo con l'Albania mina i diritti umani: appello del Tavolo Asilo a governo e Parlamento

Pratiche di detenzione illegittima e violazione delle norme sui respingimenti: l’accordo Italia-Albania per la gestione di flussi migratori non piace al Tavolo Asilo e Immigrazione, consorzio di realtà della società civile italiana – tra le quali A Buon Diritto, Acli, ActionAid, Amnesty International Italia, Arci, Asgi, Centro Astalli, Cgil, Cnca, missionari comboniani italiani, Emergency, Fondazione Migrantes della Cei, Intersos, Medici per i Diritti Umani, Medici Senza Frontiere, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Oxfam Italia, Save the Children Italia, Uil – alla quale aderiscono anche AOI, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, Rivolti ai Balcani, Sea Watch e Sos Mediterranée Italia.

Il Tavolo Asilo e Immigrazione – si legge in una nota diffusa ieri in seguito ad una conferenza stampa alla quale ha partecipato anche diversi esponenti politici, come la segretaria del Pd Elly Schlein, il segretario di +Europa Riccardo Magi e il presidente del Comitato parlamentare Schengen Graziano Delrio – chiede che il governo Meloni revochi immediatamente il protocollo d’intesa e, in seconda battuta, auspica che il Parlamento voti contro il disegno di legge di ratifica annuciato alla Camera dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, perché «l’accordo firmato con il governo albanese, violando gli obblighi costituzionali e internazionali del nostro Paese, si pone, come quello con la Tunisia, l’obiettivo di esternalizzare le frontiere e il diritto d’asilo».

Il Tavolo Asilo denuncia i rischi di «gravi violazioni dei diritti umani» e spiega: «Il testo dell’intesa non chiarisce se i centri da realizzarsi in Albania saranno destinati alle procedure di esame delle domande di protezione internazionale e in particolare alle procedure di frontiera o al rimpatrio, ma alle persone condotte nei centri sarebbe impedito di uscire, subendo di fatto un regime di detenzione automatica e prolungata, senza una chiara base legale. Anche la possibilità di controllo giurisdizionale sembra compromessa, così come il diritto di difesa e a un ricorso effettivo. L’Accordo non chiarisce infatti la competenza a convalidare il trattenimento delle persone, né che cosa accadrà alle persone che hanno chiesto protezione internazionale che non ottengano risposta entro i 28 giorni previsti dalla procedura accelerata. Infine, desta preoccupazione la mancanza nel Protocollo di qualsiasi riferimento alle persone maggiormente vulnerabili, minori, donne, famiglie, vittime di tortura, e di come queste sarebbero salvaguardate dall’applicazione dell’accordo, così come era stato invece annunciato nei giorni scorsi».

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