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Milei, nuovo presidente argentino, una pericolo per la democrazia?

Milei, nuovo presidente argentino, una pericolo per la democrazia?

Oggi ha preso possesso della carica di presidente della Repubblica argentina Javier Milei, eletto al secondo turno il 19 novembre scorso https://www.adista.it/articolo/70996 con il 56% dei voti contro il 44% di Sergio Massa, uscente ministro dell’Economia, che invece aveva vinto il primo turno (22 ottobre). Una data dal sapore storico, il 10 dicembre, nel Paese sudamericano perché è il giorno in cui, nel 1983 dopo una feroce dittatura che durava dal 1976, Raúl Alfonsín assunse la presidenza riportando l’Argentina su un percorso democratico. Il rischio, con Milei, è che questo percorso possa interrompersi, sostiene la politologa argentina María Victoria Murillo, direttrice dell’Istituto di Studi Latinoamericano della Columbia University di New York in un’intervista rilasciata ieri a BBC Mundo. È noto che il programma che Milei vuole promuovere prevede tagli ai sussidi, privatizzazioni, riduzione dello Stato..., una politica, osserva Murillo, che può condurre alla «instabilità politica» e a una «repressione che potrebbe generare anche una reazione sociale».

Il rischio anti-demoratico è aggravato dal fatto che «Milei è il primo presidente argentino a mettere in discussione il consenso contro i crimini della dittatura, il che apre una questione su ciò che avverrà». Milei rappresenta una sfida al consenso sul rifiuto della dittatura ‘76/’83 che «ha impiegato molto tempo per essere raggiunto», che «è iniziato con il rapporto della Conadep (Commissione nazionale sulla scomparsa delle persone) e il processo alla giunta militare, la fine di un’era di violenza politica e dell’idea che i diritti umani siano cruciali. Ciò non avvenne solo in campo politico. Molto è stato ottenuto in altri ambiti dei diritti. Pensiamo che quando è arrivata la democrazia non c'era nemmeno una legge sul divorzio: è Alfonsín a farla. Anche quella della potestà genitoriale. L'Argentina è il primo Paese a stabilire le quote di genere al Congresso, ad approvare il matrimonio paritario. La legge di genere, adozione paritaria. La legalizzazione dell’aborto...».

«La mia impressione da quello che ho visto nei sondaggi – afferma Murillo – è che non si tratti di un voto ideologico. Si tratta piuttosto di un voto di rabbia contro il sistema politico, di frustrazione soprattutto per la questione economica e di malcontento nei confronti delle due opzioni politiche esistenti. Il libertario Javier Milei ha vinto le elezioni presidenziali di quest'anno con un discorso contro la classe politica argentina e promette di trasformare il Paese». «E con la pessima situazione in Argentina, con un’inflazione al 150% e una povertà al 40%, non sorprende che il partito al governo abbia perso e la gente stia cercando un sostituto». Ma è «da vedere se Milei rappresenta una ristrutturazione politica, l’emergere di una nuova coalizione che funzionerà all’interno del sistema democratico, o se è un personaggio che può mettere a rischio la democrazia argentina»

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