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Milei vara un decreto che stravolge l'Argentina: cacerolazos e sondaggi contro il nuovo presidente

Milei vara un decreto che stravolge l'Argentina: cacerolazos e sondaggi contro il nuovo presidente

«Fa sul serio o è una costruzione dell'intelligence artificiale?»; «non può essere così pazzo!». Queste le domande che si pone su Pagina/12 (24 dicembre) Eduardo Aliverti, noto presentatore radiofonico, rettore dell'istituto Scuola Superiore di Studi Radiofonici, interpretando lo sbigottimento degli argentini di fronte ai primi provvedimenti presi dal presidente Javier Milei, che vanno sotto il nome di Decreto di Necessità e Urgenza (DNU ). Argentini che numerosissimi sono scesi subito in piazza, in tante città, con grandi proteste a suon di pentole e padelle (cacerolazos) e quant’altro facesse abbastanza rumore per manifestare incredulità, indignazione e rifiuto.

Sono centinaia le modifiche legislative contenute nel Decreto. Dichiara innanzitutto «l’emergenza pubblica in materia economica, finanziaria, fiscale, amministrativa, previdenziale, tariffaria, sanitaria e sociale fino al 31 dicembre del 2025» e detta la riforma dello Stato con un testo di 366 articoli (per 83 pagine) che derogano un numero considerevole di leggi, tra le quali quella che regola gli affitti; aumenta la flessibilità del mercato del lavoro, licenziamenti più facili e maggiorazione del periodo di prova; avvia un piano massiccio di privatizzazione di imprese pubbliche; riforma del codice doganale per «facilitare il commercio internazionale» e «rafforzare il principio di libertà contrattuale tra le parti» (v. anche qui; aumento del carburante, aumento dei tassi di interesse che le banche impongono sui debiti delle carte di credito; rimozione dei sussidi per energia elettrica, gas e trasporti, che entrerà in vigore a partire da gennaio (per la durata di tre mesi).

E a parte i cacerolazos, a testimonianza di quanto sia delusa la maggioranza degli argentini dal neopresidente – che pure ha scelto solo il 19 novembre scorso – è giunto un sondaggio realizzato il 22 dicembre per Pagina/12 dal Centro per gli studi sull'opinione pubblica (CEOP). In totale sono stati intervistati 1.194 cittadini, suddivisi per sesso, età e livello economico-sociale. Il metodo utilizzato è stato una base formata soprattutto da utenti di Facebook e Instagram. È emerso che il 54,4% non è d'accordo con il DNU che, sostengono gli inchiestati, avrebbe dovuto essere discusso al Congresso. Questa iniziativa in soli 12 giorni han fatto perdere 6 punti di immagine al presidente, che si è insediato il 10 dicembre con il 60% di immagine positiva. Coloro che hanno espresso un giudizio negativo, molto negativo o abbastanza negativo sono passati dal 37,8% al 44,8.

Il CEOP ha anche confrontato gli stati d’animo tra il 10 dicembre e il 22 dicembre. La speranza è scesa di 2 punti (42%), la rabbia è aumentata di 12 (22%). Dalla parte della speranza, i più favorevoli a Milei. Dalla parte della rabbia, gli avversari. «Ma nel mezzo – segnala Pagina/12 – regnano la paura (19,5%) e l’incertezza (15,5%). Sembrano piuttosto sintomi di una tempesta in arrivo», perché «gli effetti maggiori», è la previsione di economisti, sociologi, sondaggisti, «si faranno sentire nei mesi di febbraio e marzo, con l'inizio delle lezioni (in Argentina ora è estate, ndr). In quel momento tutti gli aumenti – utenze, rette scolastiche, prepagate, trasporti, gas, elettricità – si unirebbero a stipendi e pensioni praticamente congelati».

*Un cacerolazo in Argenitna. Foto ritagliata di Leandro Kibisz tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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