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Dal governo un attacco alla Legge 185: meno rigore nella vendita di armi

Dal governo un attacco alla Legge 185: meno rigore nella vendita di armi

La Rete italiana Pace e Disarmo (RiPD) lancia l’allarme sull’iniziativa parlamentare della maggioranza di governo che intende modificare la Legge n. 185 del 9 luglio 1990, la quale – sebbene spesso calpestata e tradita nel corso dei decenni – fornisce un quadro giuridico «sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento» e proibisce la vendita di materiale militare a Paesi in guerra o che non rispettano i diritti umani. Secondo la Rete, sembrerebbe che il reale obiettivo del governo sia «ridurre controllo e trasparenza su export di armi, anche eliminando la lista delle banche armate».

La Commissione Esteri e Difesa del Senato ha votato il 16 gennaio scorso tre emendamenti al Ddl di modifica della Legge 185 «che indeboliscono controllo e criteri di autorizzazione» alla vendita di armi, «rigettando le proposte di miglioramento della società civile e ignorando le norme internazionali». Tra le cose, la 185 prevede l’obbligatorietà da parte del governo di rendicontare ogni anno le autorizzazioni e gli importi relativi ma, accusa la RiPD, «con questa nuova norma verrebbe notevolmente ridotta la trasparenza della Relazione annuale al Parlamento, eliminando tra l'alto le informazioni sugli incassi finanziari per le vendite all'estero».

E così, per fare un favore alle lobby dell’industria delle armi, il governo sceglie di fare retrocedere il Paese ai tempi in cui i traffici di armi erano circondati «da una pericolosa opacità».

Scendendo nello specifico, sono diversi i nodi problematici, tutti estremamente gravi. Innanzitutto il testo presentato dal governo, e peggiorato con questo passaggio in Commissione, «modifica i meccanismi di rilascio delle autorizzazioni affidando il cuore delle decisioni all'ambito politico senza un adeguato passaggio tecnico che garantisca il rispetto dei criteri della legge italiana e delle norme internazionali sulla materia». In secondo luogo, tutte le informazioni precise e dettagliate sulle esportazioni autorizzate e sulle aziende coinvolte, che grazie alla 185 fanno oggi parte della Relazione presentata annualmente dal governo, «verranno sottratte al controllo di Parlamento, società civile e opinione pubblica». C’è poi un emendamento che – commenta con amarezza Giorgio Beretta dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa (OPAL) di Brescia – intende «eliminare ogni informazione riguardo agli Istituti di credito operativi nel settore dell’import/export di armamenti» e quindi privare i cittadini correntisti di informazioni preziose per orientare le scelte su investimenti e risparmio.

Le manovre della maggioranza di governo sono chiare da tempo, ammette con amarezza la RiPD. L’obiettivo conclamato, che soggiace alla decisione di modificare la 185, resta l’«applicazione meno rigorosa» della Legge stessa, proprio in ossequio alle aziende produttrici di armi che da anni chiedono un alleggerimento dei vincoli all’esportazione e nella pericolosa convinzione che il settore industriale militare sia strategico nel rilancio del “Made in Italy”.

Leggi la nota integrale della Rete italiana Pace e Disarmo

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