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Guerra totale? Un'analisi urgente

Guerra totale? Un'analisi urgente

Newsletter n.327 del 18 gennaio 2024

Cari amici,

mentre è in corso un genocidio a Gaza non dimentichiamo l’Ucraina e il futuro stesso del mondo. Le notizie sono gravi. Stanno preparando la guerra totale con la Russia. Dovrebbero combatterla la NATO, gli Stati Uniti e l’Occidente. Chi sono i soggetti di questo “stanno” non è del tutto chiaro e interamente noto, altri ce ne sono a cui ognuno può cercare di dare il nome in base alle informazioni oggi disponibili.

Il nostro compito qui è di darvi queste informazioni, peraltro assai facilmente fruibili dalla semplice lettura dei giornali. Esse trattano tranquillamente l’ipotesi di una guerra totale con la Russia (previa a quella con la Cina), a ciò preparando l’opinione pubblica sulla base di verbi tutti usati al condizionale, recanti ardite supposizioni non corroborate da alcun dato di fatto ma solo da pregiudizi e da voci. Se poi sono millanterie si vedrà, ma anche queste possono sfuggire di mano. 

Citiamo da queste fonti (nel virgolettato che segue il neretto è una sottolineatura dell’originale, le nostre interpolazioni sono in corsivo). La Repubblica (18 gennaio) riferisce che il giornale tedesco Bild «ha pubblicato documenti dell’intelligence tedesca sul timore di un attacco (russo) per prendere il Suvalki Gap, corridoio che collega la Bielorussia a Kaliningrad (l’ex Konigsberg). Potrebbe avvenire nel 2025 o anche nel 2024, giustificato per soccorrere i cittadini di origine russa. Il corridoio passa per Polonia e Lituania la cui capitale Vilnius è a 33 chilometri dal confine con la Bielorussia. Quindi un’invasione farebbe scattare l’Articolo V della Nato sulla difesa collettiva. L’Alleanza lo sa bene e ha convocato l’ultimo vertice proprio a Vilnius lo scorso luglio. Da febbraio a giugno (5 mesi) terrà l’esercitazione “Steadfast Defender”, la più grande dalla fine della guerra fredda a cui parteciperanno tutti i 31 Paesi membri in Polonia, Germania e Paesi baltici. La Gran Bretagna ha annunciato che fornirà 20.000 soldati ma il totale è destinato a superare 40.000 uomini e mezzi» (è ciò che papa Francesco e il capo di Stato europeo che glielo suggerì, chiamerebbero «andare ad abbaiare sul confine della Russia» e che Churchill direbbe «una cortina di ferro innalzata in Europa»). Ancora Repubblica: «Il presidente Biden ha detto che “se non fermiamo Putin in Ucraina il suo appetito crescerà oltre”. La candidata repubblicana (alla Casa Bianca) Nikki Haley ha commentato così: “Putin ha già detto che se vincerà in Ucraina poi toccherà a Polonia e Paesi baltici” (quando lo ha detto?). A quel punto saremmo in guerra perché sono Paesi Nato e dovremmo mandare i nostri figli a combattere». E ancora: «Il presidente del Military Committee (della NATO), l’ammiraglio Rob Bauer... ha aperto così la riunione dei 31 leader militari della Nato; “Kiev avrà il nostro sostegno ogni giorno a venire perché l’esito di questo conflitto determinerà il destino del mondo… La Russia teme qualcosa di molto più potente di qualsiasi arma fisica sulla terra: la democrazia… Questa è la vera ragione per cui Putin teme il successo di Kiev, come modello politico e di vita che insidierebbe la stabilità di Mosca. Per difendersi dal pericolo il Cremlino sfrutta la retorica nazionalistica, che ha prima applicato all’Ucraina, ma ora l’allarga ai Paesi baltici (dunque l’oggetto della guerra sarebbe ideologico) nella speranza dichiarata (quando?) di ricostruire l’impero sovietico». Ancora La Repubblica: «L’Estonia è in allerta. Nei giorni scori la premier Kaja Kallas ha detto di ritenere probabile un attacco russo all’Europa “nei prossimi tre o cinque anni” confermando vari rapporti dei servizi tedeschi e polacchi. I timori riguardano in particolare i Baltici, dove il Cremlino potrebbe tentare di sobillare le minoranze russofone». Domanda: «“E cosa suggerite per consentire a Kiev di respingere le truppe russe?”. “Un recente documento del nostro ministero della Difesa sostiene che l’Ucraina potrebbe vincere questa guerra se i 40 Paesi del gruppo di contatto di Ramstein stanziassero ciascuno lo 0,25% del loro Pil annuo per l’Ucraina. Il governo estone ha dato l’esempio e ha deciso un aiuto militare a lungo termine all’Ucraina: per i prossimi quattro anni (lungo termine?) l’Estonia è pronta a stanziare lo 0,25% del suo Pil per gli aiuti militari all’Ucraina. Lavoriamo per convincere gli altri Paesi a seguire il nostro esempio”». Domanda: «il presidente ucraino Zelensky ha annunciato a Davos di voler organizzare una conferenza di pace in Svizzera, possibilmente con la Cina (senza la Russia!). È il momento giusto?”. “Per quanto riguarda la pace in Ucraina vediamo il piano di pace di dieci punti proposto dall’Ucraina come l’unico praticabile”».

La stessa Repubblica riferisce poi delle dichiarazioni fatte da Putin ai sindaci: «Putin ha fatto risalire alle porte aperte dalla Nato a Ucraina e Georgia nel 2008 non solo l’inizio del conflitto in Ucraina, ma anche a “una serie di decisioni che hanno portato a ciò che sta accadendo ora in Lettonia e in altre Repubbliche baltiche: quando i russi vengono cacciati via. Cose molto serie che influiscono direttamente sulla sicurezza del nostro Paese”». E il giornale commenta: «Se Putin applicasse la sua versione armata della storia imperiale russa, l’elenco dei suoi potenziali obiettivi spazierebbe dalla Finlandia all’Asia centrale fino all’Alalaska… Putin semina. Pianta germogli nello spazio informativo per future aggressioni con il pretesto di difendere i suoi “compatrioti”».

Sulle stesse dichiarazioni di Putin Il Fatto quotidiano del 17 gennaio riferisce quanto segue: «“L’Ucraina si rifiuta di negoziare con la Russia”, ha detto Putin aggiungendo: “idioti, tutto sarebbe finito da molto tempo”, e ricordando ancora una volta che erano “d’accordo su tutto” riferendosi ai negoziati poi interrotti, “ma il giorno dopo hanno deciso di gettare tutti gli accordi nella spazzatura, lo hanno ammesso pubblicamente, compreso il capo di quel gruppo di negoziatori… Eravamo pronti, poi è arrivato l’allora primo ministro britannico Boris Johnson e ci ha convinto a non attuare gli accordi”. Questo, secondo Putin, dimostrerebbe che “gli ucraini non sono un popolo indipendente”». Ancora di più dimostrerebbe che quando si rifiuta di uscire da una guerra con un negoziato, un accordo o una riconciliazione, resta solo la vecchia logica della guerra, secondo cui se ne esce solo con la vittoria decisa sul campo, e lì decide chi ha vinto, gli Alleati certo non concessero niente alla Germania sconfitta, addirittura la fecero a pezzi. Nessuno l’ha detto a Zelensky (o forse lui non gli ha dato retta) e ora i falsi amici che l’hanno mandato allo sbaraglio, la guerra la devono vincere loro, a spese di tutto il mondo, oppure abbandonarlo, mentre ora Putin dichiara, sempre secondo Il Fatto: «“Se la guerra dovesse proseguire così lo Stato ucraino potrebbe subire un colpo irreparabile e molto grave”. Sarebbe infatti “impossibile”, stando al capo del Cremlino, portare via alla Russia i progressi militari effettuati sul campo. Né Mosca cederebbe mai i territori conquistati».

Quanto al “destino del mondo” che secondo questi strateghi sarà determinato dall’esito di questo conflitto, esso è così progettato nei documenti sulla Strategia e la Difesa nazionale americane pubblicati nell’ottobre del 2022 dalla Casa Bianca e dal Pentagono (le istituzioni che restano mentre presidenti e ministri passano): si tratta del decennio o dei due decenni decisivi «per far avanzare gli interessi vitali dell’America e per plasmare il futuro dell'ordine internazionale», quando «non c'è nazione meglio posizionata degli Stati Uniti d'America per guidare con forza e determinazione». Saranno loro a superare i loro concorrenti geopolitici e vincere, con il corteo dei loro alleati e partners, la “competizione strategica” con la Russia, considerata come un pericolo immediato, e con la Cina considerata come il vero antagonista a lungo termine capace di reggere la “sfida culminante” lanciatale dagli Stati Uniti, forti della più grande forza militare che ci sia mai stata sulla terra, che nessuno dovrà mai non solo superare, ma nemmeno eguagliare ed è tale da prevalere in ogni possibile conflitto.

Queste sono le informazioni di cui disponiamo e questa la minaccia che grava sul mondo. Per contrastarla ognuno usi la fionda che ha. Una volta c’era la fionda del diritto, oggi la vogliono togliere di mano perfino al segretario dell’ONU Guterres.

Nel sito pubblichiamo un articolo di Domenico Gallo sul sabotaggio inglese al possibile accordo tra Russia e Ucraina, una lettera aperta del vescovo di Anversa sulla tragedia di Gaza e una presa di posizione israeliana sul giudizio della Corte dell’Aja.

Con i più cordiali saluti,

Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri

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