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Questa legge non s’ha da fare: l’ostruzionismo delle destre frena la riforma della cittadinanza

Questa legge non s’ha da fare: l’ostruzionismo delle destre frena la riforma della cittadinanza

Mentre l’Italia, di fronte alla crisi ucraina, riscopre i valori dell’accoglienza e della solidarietà, il dibattito interno sulla cittadinanza (quindi sul godimento dei diritti e sull’integrazione) per i minori nati e cresciuti in Italia subisce una nuova odiosa battuta d’arresto.

Con 728 emendamenti presentati per lo più da Lega (484) e Fratelli d’Italia (167) in Commissione Affari Costituzionali alla Camera, le destre italiane cercano di affossare l’ennesimo tentativo di adeguare ai tempi e alle sfide attuali la normativa del 1992 che regola l’acquisizione della cittadinanza intorno al principio dello ius sanguinis. Lo scorso 9 marzo è infatti arrivato il primo sì della Commissione Affari Costituzionali della Camera al testo unificato, presentato pochi giorni prima dal presidente della Commissione, Giuseppe Brescia (Movimento 5 Stelle), che si poneva l'ambizioso obiettivo di sintetizzare e semplificare le tre proposte su ius soli “temperato” e ius culturae depositate da Laura Boldrini, Matteo Orfini e Renata Polverini, rimaste nel cassetto perché prive di un consenso largo (v. Adista online, 10/3).

Il testo base adottato dalla Commissione (anche con i voti di Forza Italia) intende garantire ai figli degli stranieri, spiegava lo stesso relatore sul suo sito, una «legge di civiltà», finora frenata da un dibattito sull’immigrazione fortemente ideologico, distorto e strumentalizzato da ragioni propagandistiche e mediatiche. Per questo Brescia ha voluto confidare in «un testo semplice, capace di non prestare il fianco a manipolazioni», allontanando definitivamente lo “spettro” dello ius soli che, seppur nella sua versione “temperata”, metteva le destre sul piede di guerra, e puntando sul principio dello ius scholae, secondo il quale la cittadinanza può essere formalmente richiesta dalla famiglia dei minori nati in Italia (o che sono arrivati in Italia entro i 12 anni), i quali abbiano concluso 5 anni consecutivi di istruzione in uno o più cicli scolastici o di formazione professionale.

Insomma, un testo di compromesso agile ed estremamente pragmatico che, nelle intenzioni del relatore, faceva ben sperare. Ma poi è arrivata la valanga di emendamenti e l’ostruzionismo oltranzista di Lega e FdI, convinti che la misura non rappresenti altro che un subdolo strumento delle sinistre con la surrettizia intenzione di semplificare le procedure di acquisizione della cittadinanza per i genitori dei minori formalmente beneficiari.

La dichiarazione di guerra delle destre per far naufragare il provvedimento arriva poi in un momento non facile per il dibattito parlamentare, evidentemente concentrato su altri fronti caldi. E, oltre al blocco di emendamenti con evidente intento ostruzionistico di Lega e FdI, proposte di modifica del testo base sono giunte anche dal Pd (15 emendamenti), 11 da Italia Viva, 10 da Forza Italia, 9 dal M5s, 5 da Leu, 5 Coraggio Italia, 11 da Azione-PiùEuropa, 9 da Europa Verde e, infine, 2 dal gruppo Alternativa. Resta ottimista il relatore Brescia, che intende insistere ancora con il metodo del confronto: «Nei prossimi giorni incontrerò i rappresentanti di tutti i gruppi per definire possibili punti di incontro sulle diverse richieste di modifica. In queste ultime settimane in Commissione abbiamo discusso in maniera ordinata di tutto e continueremo a farlo anche su questa proposta di legge molto attesa. È una questione di civiltà che va sottratta dalla campagna elettorale di qualsiasi partito» (Ansa, 28/3).

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