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Spagna, vescovo di Cordoba: la dottrina sul

Spagna, vescovo di Cordoba: la dottrina sul "no" al sacerdozio femminileè «irreformabile»

La sintesi della fase diocesana della Chiesa spagnola nel percorso verso il Sinodo 2023 sulla sinodalità non è di tutto gradimento del vescovo, mons. Demetrio Fernández. Nella lettera settimanale pubblicata nel sito diocesano il 9 giugno, prima enfatizza che in tutto questo lavoro si sono respirate quell’«armonia» e «comunione» che hanno fatto «percepire la bellezza della Chiesa», poi picchia duro perché sono emerse «proposte dissonanti con la dottrina e la morale cattolica». Quali siano lo specifica subito dopo: «Mi riferisco soprattutto a varie proposte dissonanti con la dottrina e la morale cattolica, e soprattutto alla proposta di un sacerdozio femminile, come se la Chiesa dovesse recuperare questa esigenza sotto l'ala del femminismo regnante. Vediamo se proponendolo così tanto si crea la consapevolezza di questa pretesa di una presunta uguaglianza ei pastori cedono, assecondando questa pretesa».

Niente di nuovo, seguita. «Questi venti soffiano da più di trent'anni, e papa Giovanni Paolo II ha risolto la questione con la sua autorità apostolica, fornendo le ragioni che indica nella sua Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis (1994). Nel n. 4 ci dice: «Per fugare ogni dubbio su una questione di grande importanza, che riguarda la costituzione stessa divina della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare la fede dei fratelli (cfr Lc 22,32), io dichiarare che la Chiesa non ha in alcun modo il potere di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne, e che tale parere deve essere considerato definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”. Vale la pena leggere questa Lettera del 22 maggio 1994, nella festa di Pentecoste di quell'anno».

«Non si tratta semplicemente di una questione disciplinare – spiega – ma di una questione che tocca la stessa costituzione divina della Chiesa, e di cui ha parlato il Papa, elevando la dottrina al rango di definitiva, cioè di irreformabile. L'autorità del Successore di Pietro posta al servizio della fede del santo Popolo di Dio ha risolto la questione. Per questo, quando, in linea con le proposte sinodali, si ripropongono in luoghi diversi – non a Cordova – proposte che oltrepassano il limite dell'unità della fede, dovrebbero scattare gli allarmi del sensus fidei. Non ci giochiamo».

«Al Sinodo c’è spazio per tutti, ovviamente», premette. «Ma non c'è spazio per proposte che siano fuori comunione nella stessa fede e che rispondano a ideologie alla moda. Perché allora avremmo trasformato il Sinodo in un pericoloso gioco di proposte che non scaturiscono dalla fede della Chiesa e che rompono la comunione, ecclesiale. Quello non è più il Sinodo a cui ci ha convocato il Papa», ma «infiltrarsi in questioni inammissibili. Sarebbe sfruttare la preziosa opportunità che ci viene offerta per uscire dal contesto. E con la fede della Chiesa non si gioca».

*Cattedrale Moschea di Cordoba, interno. Foto di Gerhard Bögner da Pixabay

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