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Crisi politica e allarme democrazia: il commento di Francesco Occhetta

Crisi politica e allarme democrazia: il commento di Francesco Occhetta

Su Vita Pastorale di agosto-settembre, insieme all’editoriale di don Antonio Sciortino sulla crisi politica italiana, c’è anche il commento del gesuita politologo Francesco Occhetta, che punta il dito su “Una politica poco credibile e coerente”.

Occhetta denuncia la visione poco lungimirante e senza memoria delle classi politiche, «il tempo vissuto come un eterno presente, che ci rende incapaci di ricostruire la memoria politica, e lo spazio vissuto come una navigazione a vista e non più come un cammino fatto di regole certe, in cui un politico trasmetteva all’altro la propria esperienza. È il tempo in cui la “parola debole” della politica, simile all’asta di un pendolo, oscilla tra il “prima” e il “dopo” la verità (dei fatti), senza più volerla riconoscere. L’aderenza alla realtà e il rigore del controllo delle fonti cedono il passo alla cultura della post-verità, in cui contano le credenze e le emozioni».

E così, aggiunge fuor di metafora, il Movimento 5 Stelle, che si era presentato come al popolo «come il nuovo Robin Hood» si è infine dimostrato «come lo sceriffo di Nottingham, umiliando l’affidabilità delle loro parole politiche».

Il problema resta, e non solo per il M5S, afferma Occhetta: «Quando è impossibile distinguere le parole politiche vere dalle bufale, la solidarietà dalla complicità, il costruire dal distruggere, chi restituirà alla popolazione la speranza di capire e la chiarezza per decidere?». E conclude usando le parole di Hannah Arendt: «Questo disorientamento finisce per spingerci all’immobilità e al silenzio».

Occhetta solleva il problema di una democrazia indebolita dai processi globali e dai populismi politici in tempi critici, segnati da migrazioni, cambiamenti climatici, guerre, finanza globale: «I governi occidentali non hanno più il controllo della vita economica, così alzano la posta delle promesse per accontentare l’opinione pubblica». «Stiamo andando verso un modello di nuovo ordine mondiale, una sorta di “spazio pubblico allargato” non necessariamente democratico». E invita infine a «rilanciare il fondamento del “servizio pubblico”, che è nato per contrastare la propaganda dei regimi totalitari».

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