
«Uno spettacolo indegno»: don Sciortino sull'epilogo del governo Draghi
«Ancora una volta, nei giorni scorsi, la politica ha dato un pessimo spettacolo di irresponsabilità e colpevole leggerezza». Il giudizio di don Antonio Sciortino – su un editoriale pubblicato sul numero estivo di agosto-settembre di Vita Pastorale – non lascia spazio all’interpretazione: «Una prova lampante di quanto il Palazzo sia distante anni luce dai problemi reali del Paese e dalle preoccupazioni quotidiane di giovani, lavoratori e famiglie» esposti alla crisi. «Un’ulteriore dimostrazione di quanto, in politica, gli interessi di parte siano prevalenti sul bene di tutti, sul cosiddetto “bene comune”. Per una manciata di voti da razzolare o per l’arresto di un consenso in rapido declino, non si esita a collassare un governo di unità nazionale di cui si fa parte». Don Sciortino parla poi di «masochismo puro e bizantinismi della politica che confermano, a livello internazionale, l’idea che l’Italia continua a essere un Paese poco serio e affidabile»
Una classe politica senza etica e senza visione «che ha innestato la crisi nel momento più drammatico possibile. Dove, semmai, c’era da serrare le file, non sfasciare il Paese con deboli e pretestuose ragioni di parte». Pandemia, guerra, inflazione, crisi energetica, siccità, caos degli aeroporti, scioperi dei lavoratori, ecc.: nel Paese cresce il malessere e la tensione sociale, avverte don Sciortino, e con esso «la tentazione di avventure populiste e sovraniste, con autocrati al potere, decisionisti e sprezzanti di ogni regola democratica».
Conclude Sciortino: «La crisi, oggi, prima ancora che economica è una crisi morale. Una politica senza etica rischia d’essere solo affare, se non malaffare e spartizione di interessi. Una “politica alta”, come l’intendeva Paolo VI, richiede una seria formazione e non l’improvvisazione cui ci hanno abituato, purtroppo, i nostri politici».
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