Fermo amministrativo per l'aereo di ricognizione in mare della ong Sea-Watch
Da oggi, 8 agosto, e per 20 giorni, il velivolo di ricognizione e pattugliamento Seabird 1 della ONG Sea-Watch è in fermo amministrativo. La sanzione è stata irrogata dall’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione civile) che ne ha facoltà su segnalazione delle autorità competenti. L’emendamento al decreto flussi approvato a ottobre scorso estende agli aerei delle ong l’applicabilità delle norme Piantedosi volute per fermare le navi di soccorso. Sanzioni sono previste anche nei confronti del pilota e, in solido, del proprietario/esercente Humanitarian Pilot Initiative.
Il Seabird 1 è di uno degli aerei della flotta civile indispensabili che sorvolano il mare per individuare i naufraghi in tempo prima che affoghino e «a documentare con video – sottolinea l’Unità di oggi – respingimenti illegali di migranti sequestrati e deportati in Libia (e in Tunisia) da miliziani libici (e tunisini)». Il provvedimento, secondo il quotidiano, ha un suo perché politico: «Il governo Meloni, che sottrae un miliziano torturatore al processo della Corte dell’Aia e lo riaccompagna con volo di Stato in Libia dove può continuare a torturare, non vuole testimoni che documentino i crimini commessi dalle milizie libiche di cui il governo Meloni si serve».
L’Enac ha diffuso un comunicato in cui informa sul provvedimento. È stato disposto, afferma, a seguito di numerose segnalazioni della Guardia Costiera, come da normative vigenti. (…). In questo caso è stata accertata la mancata comunicazione, con carattere di priorità, da parte del pilota del velivolo Beechcraft Bonanza B58 Baron (marche HB-GMM), di una situazione di emergenza in mare agli Enti preposti alle attività di ricerca e soccorso (SAR – Search and Rescue)».
La “mancata comunicazione” si riferisce, secondo quanto ricostruisce l’Unità, «a un volo del 30 giugno». L’Enac «accusa il pilota di “non aver informato della situazione di emergenza in mare, immediatamente e con priorità, l’Ente dei servizi del traffico aereo competente e il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo nonché i Centri di coordinamento del soccorso marittimo degli Stati costieri responsabili delle aree contigue”. La documentazione allegata mostra che l’informazione dell’emergenza in mare verificatasi alle ore 15,25 sia avvenuta alle ore 15,43».
«Si contestano quindi, sembrerebbe, 18 minuti di ritardo e forse di aver inviato l’informazione via email e non via radio. Giorgia Linardi di Sea watch: “Non abbiamo mai cambiato le modalità di comunicazione. Avvengono sempre via email con i centri di coordinamento e via radio con gli attori presenti nell’area del salvataggio come da normale prassi. A nemmeno una settimana di distanza dalla nostra denuncia del caso di oltre 90 persone abbandonate in mare, risultato nella morte per annegamento di due bambini oltre a un’altra persona scomparsa in acqua, ecco che arriva l’ordine di detenzione”. L’annunciato ricorso, non verrà probabilmente giudicato dalle sezioni specializzate in materia, ma da un magistrato di turno designato per il periodo estivo».
*Foto ritagliata di Nathan Rupert tratta di Flickr
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